Cambiamenti climaticiI ghiacciai delle Alpi dimezzati negli ultimi 100 anni
ATS
5.8.2019 - 17:15
«Nell'ultimo secolo, i ghiacciai delle Alpi hanno perso il 50% della loro copertura. Di questo 50%, il 70% è sparito negli ultimi 30 anni». Lo rivela Renato Colucci, glaciologo italiano del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in una intervista all'Ansa.
«I ghiacciai alpini si stanno ritirando a una velocità senza precedenti in migliaia di anni – spiega -. I ghiacciai delle Alpi sotto i 3500 metri di quota sono destinati a sparire nel giro di 20-30 anni. Le temperature medie degli ultimi 15 anni non ne permettono la sopravvivenza sotto questa quota».
«Quello che ci dicono i carotaggi fatti sui ghiacci di Groenlandia e Antartico – spiega ancora il glaciologo – è che nell'ultimo secolo l'aumento del CO2 nell'atmosfera è stato cento volte più rapido che in qualsiasi altra epoca negli ultimi 800'000 anni. E la responsabilità non può che essere dell'uomo».
«Dalla metà degli anni Ottanta, le temperature vanno solo in salita – prosegue Colucci, che è membro del Comitato glaciologico italiano -. Fino ad allora, anche sotto i 3000 metri, d'estate rimaneva sempre un po' di neve sopra il ghiaccio, che lo preservava e creava la riserva necessaria per formarne di nuovo. Ma oggi, osserviamo spesso la quasi completa asportazione del manto nevoso in estate. Il ghiaccio rimane esposto al sole e si fonde. Se prendiamo la media delle temperature degli ultimi 15 anni, questa non è compatibile con l'esistenza di ghiacciai sotto i 3500 metri».
Secondo Colucci, se non si ferma il riscaldamento globale, nel giro di pochi decenni decenni potrebbero ridursi drasticamente, fino quasi a scomparire, i ghiacci eterni dalle Alpi Orientali e Centrali. Rimarrebbero solo sulle Alpi Occidentali, quelle più alte.
Il fenomeno della fusione dei ghiacci non riguarda solo le Alpi, ma tutte le catene montuose del mondo, dalle Ande all'Himalaya, i due poli e le steppe artiche. «Paesi come Perù, Cile e India contano sui ghiacciai montani per l'approvvigionamento idrico, e potrebbero avere problemi – conclude Colucci -. La sparizione dei ghiacci polari potrebbe sommergere isole e località costiere. Ai tassi attuali di fusione, la sola Groenlandia contribuirà ad un aumento di livello marino tra 5 e 30 cm, senza considerare tutte le altre fonti. E lo scongelamento del permafrost, il terreno ghiacciato delle steppe, libererebbe enormi quantità di metano, il gas serra con l'effetto maggiore».
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