Dopo la morte David Bowie, Prince, Leonard Cohen: negli album postumi la loro eredità musicale 

dpa/phi

16.12.2019

L’11 gennaio 2016, alcuni fan piangono la morte di David Bowie a Brixton (Inghilterra), città natale del loro idolo.
L’11 gennaio 2016, alcuni fan piangono la morte di David Bowie a Brixton (Inghilterra), città natale del loro idolo.
Keystone

Fu un anno nero per la musica pop: nel 2016 sono morti David Bowie, Prince e Leonard Cohen. Questi artisti hanno un altro punto in comune: l’uscita di nuovi album a novembre. Si tratta di una trovata a scopo di lucro o di amore per l'arte?

2016, annus horribilis per la musica: tutto è cominciato il 10 gennaio 2016 con la morte del mago britannico del pop David Bowie (69 anni), annientato da un cancro a New York.

Il 21 aprile, il cantante statunitense Prince (57 anni) è morto per un’overdose di analgesici nel suo studio di Paisley Park, vicino a Minneapolis. Il 7 novembre, il grande poeta canadese della musica folk Leonard Cohen (82 anni), affetto da leucemia, si è spento a Los Angeles.

Il mondo non aveva mai vissuto perdite così scioccanti di musicisti leggendari. Da allora, gli archivisti e le case discografiche si sono impegnati nel produrre dei dischi postumi, sia che fossero opere cult o che si trattasse di album fino ad allora sconosciuti.

Ecco un parziale bilancio in occasione della riedizione del 29 novembre di «1999», l’album innovatore di Prince, oltre che dei vecchi/nuovi dischi di David Bowie ma anche di Leonard Cohen, per il quale quest’uscita coincide anche con il triste anniversario del mese della sua scomparsa. 

40 novità dalla morte di David Bowie

Fino al momento della propria morte, David Bowie ha dimostrato tutta la sua arte nel proporre il proprio personaggio sulle scene. L’ultimo capolavoro apparso nelle sue ultime settimane di vita, si intitolava «Blackstar», un album carico di atmosfere apocalittiche. Il primo mini-album postumo, «No Plan», conteneva altri tre brani provenienti da queste sessioni.

La rivista specializzata «Musikexpress» assicura che «[David] Bowie ha lavorato su altre canzoni fino a poco prima della sua morte. Pare che cinque di questi brani sarebbero anche disponibili in demo». Gli ultimi titoli del cantautore in fin di vita potevano quindi essere commercializzati.

Ma fino ad ora, i fan dell’eccentrico artista non hanno quasi sentito la mancanza del loro idolo. Come ricapitola Stephan Rehm Rozanes, esperto di David Bowie, dal gennaio 2016 sono usciti più di 40 dischi del musicista del secolo: da costosi cofanetti CD, alle collezoni di singoli in vinile, fino a diverse riedizioni (appena arricchite) di album già conosciuti.

Edizioni speciali «Space Oddity» e retrospettive

Quest’anno, l’etichetta Warner, che detiene la maggior parte dei diritti sul catalogo di David Bowie, ha realizzato un grosso colpo: in occasione del 50esimo anniversario della sua canzone simbolo «Space Oddity», ne ha sottolineato l’importanza attraverso diverse edizioni speciali, le cui vendite sono state ulteriormente rafforzate dall’anniversario dei primi passi dell’uomo sulla Luna.

Sono uscite tre edizioni in vinile più modeste, mentre alla metà di novembre, è stato pubblicato «Conversation Piece», un cofanetto di 5 CD con «dodici titoli inediti ed esclusivi» e un libro, come promette l’etichetta. L’omaggio a «Space Oddity» dovrebbe così essere sufficiente.

Foto di David Bowie scattata dal regista statunitense Gus Van Sant, al museo dell’Eliseo di Losanna.
Foto di David Bowie scattata dal regista statunitense Gus Van Sant, al museo dell’Eliseo di Losanna.
Keystone

Sono davvero essenziali (e non soltanto per i fan più appassionati) tre retrospettive che tracciano le grandi tappe della carriera di David Bowie, che lo stesso musicista avrebbe pianificato con un’uscita postuma. «Who Can I Be Now (1974-1976)» descrive in numerose sfaccettature l’entusiasmo dell’artista per la musica soul statunitense, «A New Carreer In A New Town (1977-1982)» racconta i famosi «anni berlinesi» di David Bowie e il periodo seguente, «Loving The Alien (1983-1988)», riprende numerose hit del cantante, diventato una star mondiale della musica pop.

Prince l’avrebbe voluto?

Dopo i litigi sul suo testamento, l’esplorazione della sua «cassaforte» piena zeppa è iniziata lentamente. Ormai, tutta la sua eredità artistica è gestita da The Prince Estate, evidentemente in maniera troppo seriosa. Dopo la riedizione del capolavoro del 1984 «Purple Rain» in triplo CD/DVD live (2017), «1999» è stato oggetto di un remastering ancora più profondo. Il doppio album, uscito inizialmente nel 1982, ha segnato l’ascesa del super talento Prince come artista all’incrocio tra soul ed elettrofunk, pop e rock, gospel e jazz.

Prince sulla scena nel 1985.
Prince sulla scena nel 1985.
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Questa ricca riedizione, messa in vendita il 29 novembre, è annunciata con 35 titoli inediti. La «Super Deluxe Edition» consta di 65 titoli, ai quali si aggiungono degli estratti audio e video della sua tournée del 1982. Questo viaggio attraverso gli inizi di una carriera fenomenale è certamente lungo, ma vale la pena di essere vissuto.

Il primo album di Prince uscito ufficialmente dopo la sua morte è «Piano & A Microphone 1983»: messo sul mercato circa un anno fa, quest’album è una testimonianza impressionante dell’arte del canto e dell’improvvisazione del giovane genio nell’intimità di uno studio.

Sarebbe stato lo stesso artista ad aver deciso questa pubblicazione postuma? La questione si porrà ancora con altri album pubblicati successamente alla morte di Prince. «Non ci sono grandi cose che la gente deve sapere su di me – a parte la mia musica», affermava l’artista, molto timido nel suo privato. Queste parole possono – ma non devono – essere prese come un nulla osta dato dall’artista per mettere in valore la sua eredità.

Album rimessi a nuovo, non soldi facili

A giugno è uscito l’LP «Originals», una raccolta di 15 canzoni che Prince ha composto per altri artisti o che ha donato a degli amici musicisti, ma che a un certo punto della sua carriera aveva lui stesso registrato come demo. In questa occasione, il suo archivista Michael Howe ha parlato a «Spiegel Online» dell’eredità acustica dell’artista.

«La quantità di musica che Prince ha prodotto e poi cestinato è enorme. C’è ancora lavoro per numerosi anni a venire.» L’ultima parola spetta agli eredi, ha spiegato. «Poi c’è un dibattito sulla questione se Prince avrebbe apprezzato il progetto.» Secondo lui, non si tratta di fare soldi facili, ma di rimettere minuziosamente a nuovo un’opera artistica enorme.

«Se dipendesse da me, tutto ciò che è stoccato in questi archivi non dovrebbe necessariamente essere pubblicato», ha aggiunto Michael Howe, secondo cui tutto questo non è «neppure così facile sul piano giuridico, visto che sono implicate numerose case discografiche e molti musicisti. Tuttavia, abbiamo dei progetti concreti per i prossimi 18 mesi.»

Gli addii di Leonard Cohen ai fan

L’eredità musicale del più grande poeta della musica pop al fianco di Bob Dylan sembra invece non porre alcun problema, visto che non c'è in ballo molto materiale. Dopo l’album di addio pubblicato da Leonard Cohen quando era ancora in vita («You Want It Darker»), il figlio con calma si sta dedicando agli abbozzi delle canzoni lasciate dal suo defunto padre. «È stato un viaggio molto emozionante», rivela Adam Cohen, 47 anni.

Leonard Cohen nel settembre 2014 a New York.
Leonard Cohen nel settembre 2014 a New York.
Keystone

L’album «Thanks For The Dance», registrato con dei fedelissimi musicisti, rappresenta ormai il più bell’omaggio possibile. I titoli, usciti il 22 novembre su CD e vinile in una custodia nera, non costituiscono affatto una truffa nei confronti dei fan o un tentativo di sciacallaggio: il disco è uscito su richiesta di Leonard Cohen in persona, già gravemente malato – una sorta di «addio più dolce», come dice suo figlio.

Quando gli si chiede se resta ancora del materiale per uscite future, Adam Cohen risponde in maniera negativa. Sarebbe così stato scritto l’ultimo capitolo dell’uomo dalla voce cavernosa. A meno che, a un certo punto, la tentazione di guadagnare soldi con il marchio Leonard Cohen dopo la sua morte non diventi troppo forte.

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