Ambiente e acquisti La sensibilità al dibattito climatico in netto calo fra i consumatori

hm, ats

7.5.2024 - 14:38

Chi guadagna bene non si fa impressionare dagli appelli ambientali.
Chi guadagna bene non si fa impressionare dagli appelli ambientali.
Keystone

La sensibilità a dibattito climatico appare in netto calo in Svizzera, almeno per quanto riguarda le abitudini di consumo: è quanto emerge da un sondaggio condotto per conto del servizio di confronti internet Comparis.

7.5.2024 - 14:38

Tre persone su quattro si dicono scarsamente o per niente influenzate dalle discussioni sul tema. E i meno interessati sono coloro che guadagnano bene.

Il 26% di un campione rappresentativo di 1011 persone interpellate in aprile afferma che l'argomento del clima incide molto o moltissimo sulle proprie decisioni finanziare di consumo.

Nel dicembre 2023 la quota era del 29% e alcuni mesi prima, in agosto, era del 34%.

C'è a chi proprio non interessa

In netta crescita appaiono per contro le schiere di coloro che si dicono per nulla influenzati dalle discussioni in questione: erano rispettivamente il 19% (agosto) e il 20% (dicembre) nel 2023, mentre in aprile sono diventate il 28%.

Sommando queste quote con quelle di chi è poco sensibile alla questione climatica, si arriva a un 74% in aprile, contro il 71% di dicembre, il 70% del maggio 2023 e il 68% del marzo 2022.

«La pandemia, l'invasione russa dell'Ucraina, l'inflazione e il conflitto in Medio Oriente hanno fatto passare il dibattito sul clima in secondo piano», commenta Michael Kuhn, esperto di Comparis, citato in un comunicato.

Molte differenze in base al reddito?

Analizzando le fasce di reddito si nota che il 28% delle persone con un'entrata dell'economia domestica fino a 4000 franchi ritiene che la questione climatica abbia un grande impatto sulle proprie decisioni.

La percentuale scende al 23% tra chi percepisce un reddito tra i 4000 e gli 8000 franchi e addirittura al 16% tra le persone che incassano oltre 8000 franchi.

La differenza è interessante anche se si osserva il quadro complessivo: mentre il 78% di chi guadagna più di 8000 franchi dichiara di farsi influenzare poco o per nulla dal dibattito sul clima, tra percepisce meno di 4000 franchi la percentuale scende al 68%.

«Chi ha molto denaro a disposizione sembra meno disposto a cambiare il proprio stile di vita e il proprio comportamento di spesa», osserva Kuhn.

Se qualcuno si adatta, cosa cambia nella sua vita?

Chi adatta il proprio comportamento di consumo in seguito ai cambiamenti climatici modifica soprattutto le proprie abitudini alimentari.

Il 48% degli intervistati in questo gruppo dichiara di consumare meno carne o prodotti animali rispetto a un anno fa. Il 36% di tutti gli intervistati che hanno modificato il loro comportamento per ragioni ambientali afferma di puntare di più sui prodotti locali.

Il 48% degli intervistati che hanno modificato le loro abitudini afferma di acquistare meno vestiti e accessori rispetto al 2023.

Troppo presto per trarre conclusioni

«I resoconti dei media e i video sui social che ritraggono le talvolta pessime condizioni di produzione e le montagne di abiti nuovi che vengono bruciati o che intasano interi fiumi hanno influenzato la percezione dei consumatori e forse anche le decisioni di acquisto», spiega lo specialista di Comparis.

«Dovremo però aspettare la fine dell'anno per capire se ciò si tradurrà anche in un calo degli acquisti di marchi fast fashion».

Prendere l'aereo? 

Il 38% delle persone che sono influenzate dal dibattito sul clima afferma di volare meno rispetto all'anno scorso.

Ma un altro sondaggio di Comparis ha peraltro mostrato come l'aereo rimanga il mezzo di trasporto preferito per le vacanze: quest'anno il 46% degli adulti ne prenderà uno. E sono soprattutto le persone tra i 18 e i 35 anni ad acquistare i biglietti aerei.

«A prima vista può sembrare una contraddizione: si afferma di voler limitare il proprio impatto sul clima, ma questo non si riflette nelle proprie azioni», annota Kuhn.

«È però semplicemente la realtà dei fatti: una parte della società rinuncia a volare per tutelare il clima, ma una parte molto più grande continua a prendere l'aereo», conclude l'esperto.

hm, ats