Credit Suisse L'esperto: «Il rapporto della CPI è molto poco critico e dà raccomandazioni insulse»

hm, ats

20.12.2024 - 16:00

Un rapporto sostanzialmente inutile, secondo uno dei più conosciuti giuristi svizzeri.
Un rapporto sostanzialmente inutile, secondo uno dei più conosciuti giuristi svizzeri.
Keystone

Le 600 pagine del rapporto della Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) su Credit Suisse (CS) sono molto poco critiche e presentano raccomandazioni inutili e inconcludenti.

Keystone-SDA, hm, ats

È una stroncatura su tutta la linea quella di Peter V. Kunz, professore di diritto commerciale all'università di Berna.

Il documento non è un atto giudiziario, né un'analisi legale, ma piuttosto una resa dei conti politica con il passato, ha indicato l'esperto interpellato dall'agenzia Awp. «A mio parere serve a poco o a nulla».

Secondo il giurista, la CPI si è dimostrata assai poco incisiva. «Le autorità ne sono uscite molto meglio di quanto mi aspettassi». È vero che la responsabilità principale del tracollo della grande banca è da attribuire alla dirigenza aziendale: ma i rappresentanti delle autorità e del governo sono stati criticati molto poco.

Ad esempio il 19 marzo 2023 l'allora presidente della direzione della Banca nazionale svizzera (BNS) Thomas Jordan e la consigliera federale Karin Keller-Sutter avevano dichiarato che non esistevano alternative all'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Oggi però dal rapporto della CPI emerge chiaramente che sul tavolo figuravano invece almeno tre soluzioni già pronte, argomenta il 59enne.

«Il rapporto della CPI è quasi un lavaggio di responsabilità per le autorità, all'insegna del motto: è stato un momento difficile, ma alla fine è andata bene». Secondo Kunz l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) ha invece fallito completamente, lasciando prevalere l'atteggiamento indisciplinato del management di CS. «Questo è uno degli scandali». A suo avviso la l'autorità non avrebbe dovuto tollerare questa situazione: avrebbe dovuto essere più attiva.

La Finma ha bisogno di più strumenti e la politica è ora chiamata in causa. «Ma dubito che la politica si muoverà». Il rapporto della CPI si limita a chiedere che il Consiglio federale esamini se la Finma debba essere autorizzata a imporre multe. Sempre secondo lo specialista, la BNS ha da parte sua fatto un buon lavoro e nel complesso ha agito in modo molto professionale.

«Le 20 raccomandazioni sono il punto debole più grande del rapporto: sono inutili e non servono a nulla», prosegue l'accademico. Il documento non esercita abbastanza pressione sui politici. La CPI ha ha perso un anno e mezzo di tempo e se ne sarebbe potuto fare a meno.