Parole struggenti Del Potro: «Posso solo camminare, è una realtà dura e triste»

bfi

28.9.2022

Juan Martin del Potro
Juan Martin del Potro
KEYSTONE

Mentre il mondo celebrava Roger Federer è arrivato il commovente racconto di un altro grande ex del tennis. L'argentino, oggi 35enne, deve oggi lottare con i dolori e l'accettazione di una vita senza il tennis.

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28.9.2022

Vilas, Sabatini, Del Potro, questi sono i grandi campioni che l'Argentina ha dato al tennis.

L'ultimo di essi, Juan Martin (del Potro), oggi 34enne, a mesi di distanza dal suo ritiro dal tennis ha rilasciato una confessione straziante sul suo triste e repentino abbandono del tennis e la sua situazione.

Dopo aver scalato la classifica ATP fino ad essere il numero 3 del mondo a metà del 2018, quasi un decennio dopo essere stato numero 4 della classifica dopo aver vinto gli US Open, a febbraio, il ragazzone di Tandil ha gettato la spugna.

Il momento della dichiarazione è arrivato al termine della sfida giocata contro il connazionale Federico Delbonis. La sconfitta è giunta dopo quattro interventi al ginocchio, dopo essersi fratturato la rotula per la seconda volta in otto mesi.

Solo ora del Potro ha rivelato l'entità dei suoi infortuni, affermando di non poter correre e salire le scale senza dolore.

Nessun risultato dal trattamento in Svizzera

«Recentemente sono andato in Svizzera per vedere un altro medico», ha dichiarato l'ex tennista ai giornalisti argentini. «Ho iniziato un altro trattamento, consigliato da molti tennisti, che finora non mi ha dato nessun risultato positivo».

«Immaginate cosa si prova dopo ogni tentativo di trattamento o intervento chirurgico, la frustrazione che si può provare quando le cose non funzionano», ha continuato il 34enne. «Poi, come al solito, mi illudo, spero, ho fiducia in ogni nuovo trattamento che provo e, quando questo fallisce, il colpo è durissimo».

Può solo camminare senza dolori

«Oggi posso solo camminare, non riesco a correre e non posso salire le scale senza dolore. Non posso guidare a lungo senza fermarmi per sgranchirmi le gambe. Questa è la mia realtà, dura e triste, ma cerco sempre di migliorare la mia situazione. La mia nuova sfida è anche quella di vivere al meglio, psicologicamente, nonostante i dolori fisici.»

Una vita senza tennis ...

Oltre ai dolori, il vincitore di un US Open ha dichiarato di aver faticato a contemplare la vita senza il tennis, affermando che il suo improvviso allontanamento da questo sport è stato difficile da elaborare: «Non riesco ad accettare psicologicamente una vita senza tennis», ha detto. «Non ho avuto un passaggio graduale al dopo, non mi sono preparato, non ho idea di cosa abbiano fatto gli altri atleti per vivere serenamente questo processo».

Numero 3 al mondo, ora qui «senza niente»

«Ero il numero tre del mondo, poi all'improvviso mi sono rotto le ginocchia ed eccomi qui, senza niente». E per tutto quel tempo ho cercato di recuperare, come per qualsiasi altro infortunio, finché a Buenos Aires ho detto: 'Basta così'».

Non è una storia nuova quella del grande campione dello sport che al termine della carriera deve riempire i vuoti. «Quando parlo con altri atleti che non sono più attivi, mi dicono: 'Beh, mi ci sono voluti gli ultimi due anni della mia carriera, l'ultimo anno, mi sono preparato in questo o quel modo. Io lo sto facendo ora».

Quella finale a New York contro Federer

Era il 2009, quando il 21enne argentino alzò al cielo il trofeo degli US Open, dopo aver battuto Marin Cilic nei quarti, Nadal in semifinale (6-2, 6-2, 6-2) e poi, il capolavoro di una vita:  la vittoria per 3–6, 7–6(7–5), 4–6, 7–6(7–4), 6–2 in finale contro sua Maestà Roger Federer. L'argentino è ad oggi uno dei tre soli giocatori (gli altri due li conoscete) ad aver battuto Federer in una finale del Grande Slam. Poi seguirono tanti infortuni e la rinascita nel 2018, su fino a toccare il podio del ranking internazionale.

Mancherà per «immancabile generosità di spirito»

James Gheerbrant, esperto di tennis per il Times, ha dichiarato che del Potro gli mancherà «per l'immancabile generosità di spirito di fronte a gravi avversità». Il giornalista ha aggiunto inoltre, dice forse nessun atleta degli ultimi 15 anni ha incarnato meglio la brutalità del patto professionistico del XXI secolo: fare la guerra al proprio corpo, in modo che il corpo possa combattere in tuo favore».

«La maggior parte dei giocatori si rovina a fine carriera, ma Juan Martin (del Potro ndr.) ha combattuto i dolori delle sue articolazioni e dei suoi legamenti quasi fin dall'inizio», ha concluso Gheerbrant.

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