Emozioni olimpiche I sorrisi di Michelle e Wendy, le lacrime di Peter, la rabbia di Fanny

bfi

17.2.2022

Le lacrime amare dello skip Peter De Cruz
Le lacrime amare dello skip Peter De Cruz
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Giornata olimpica ricca di emozioni, forti, per la delegazione svizzera a Pechino. Dalla gioia per l'oro e l'argento nella Combinata femminile, alla tristezza del Curling maschile, passando per la rabbia dello Ski Cross. 

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Se la giornata olimpica di mercoledì è stata piuttosto amara e soprattutto incolore per i colori rossocrociati - sconfitta ai quarti della Nazionale di hockey maschile, quarto posto della Nazionale femminile di hockey,  quarta posizione per Pirmin Werner negli Aerials, 5°e 6° posto nello slalom maschile, squadra femminile di biathlon uscita anzitempo, diploma nello sprint a squadre maschile - oggi le emozioni sono state davvero di altra intensità.

La felicità di Michelle e Wendy

Non in ordine cronologico, partiamo dapprima della gioia portata alla delegazione svizzera da parte delle nostre due sciatrici impegnate nella Combinata di sci alpino. Michelle Gisin, che ha conquistato l'oro, e Wendy Holdener, che si è messa la medaglia d'argento al collo, hanno infuocato la mattinata svizzera.

La gioia di Wendy Holdener (sinistra) e Michelle Gisin
La gioia di Wendy Holdener (sinistra) e Michelle Gisin
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«... è pazzesco!», così Michelle Gisin dopo aver vinto l'oro in combinata. In un certo senso è stata una sorpresa, come ammette lei stessa:  «Questa estate non avrei mai pensato di essere qui sotto la neve cinese a festeggiare un altro titolo olimpico. I miei genitori dicono che se nevica succede sempre qualcosa di grande per la nostra famiglia e secondo me è proprio così!»

Suo portafortuna a questi Giochi, come ha ammesso la stessa Gisin a fine gara, è stata una massima di Nelson Mandela: «Il coraggio non è l'assenza di paura, ma il trionfo su di essa».

Raggiante anche Wendy Holdener: «Oggi è andato tutto bene», ha dichiarato la medaglia d'argento, «e sono fiera della mia discesa». «Sono migliorata nella velocità ed ho imparato ad amarla. Nello slalom invece ho avuto qualche difficoltà».

Seconda medaglia per la svittese, già bronzo in Slalom pochi giorni fa. 

La rabbia di Fanny

Trentun giorni dopo l'incidente che ha tenuto in forse la sua partecipazione ai Giochi fino all'ultimo momento, la 29enne Fanny Smith si è trovata in semifinale del concorso olimpico di Ski Cross. Al termine di una gara iniziata alla grande e controllata nella seconda parte , la ragazza di Aigle, ha conquistato la meritata finale. 

Già bronzo alle ultime Olimpiadi, campionessa del mondo nel 2013, la vodese ha a lungo creduto di poter portare a casa una seconda medaglia olimpica. Ci ha creduto fino a quando i giudici - con una decisione molto discutibile, sulla quale potete approfondire qui - l'hanno squalificata consegnando il bronzo che aveva ottenuto al termine della gara, alla tedesca Maier, giunta quarta al traguardo. 

Fanny Smith discute animatamente con uno dei giudici della gara
Fanny Smith discute animatamente con uno dei giudici della gara
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Troppa delusione e rabbia per l'elvetica, che non si è presentata per le tradizionali interviste del dopo gara. Il capo degli allenatori, Pfäffli, si è invece presentato ai microfoni della RSI. «Nessuno capisce questa decisione nemmeno la Maier capisce - la tedesca alla quale è andata la medaglia di bronzo n.d.r. - noi non capiamo come una giuria a questo livello possa giudicare intenzionale il movimento di Fanny Smith. Per Fanny è davvero un brutto colpo, vedersi rubare la medaglia in questo modo. I rappresentanti della FIS devono porsi alcune domande», ha concluso in modo polemico e stizzito l'allenatore.

La tristezza di Peter

Le lacrime dello skip della squadra svizzera di curling Peter De Cruz dopo l'eliminazione. 
Le lacrime dello skip della squadra svizzera di curling Peter De Cruz dopo l'eliminazione. 
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Nonostante l'ultima vittoria nel round robin del torneo di curling, il team capitanato da Peter De Cruz ha concluso la sua Olimpiade senza poter partecipare alle finali. Quattro vittorie in nove partite non sono state sufficienti per passare alla fase successiva.

In carriera, il ginevrino nato a Londra, ha vinto una medaglia di bronzo ai Giochi di Pyeongchang nel 2018 e quattro altri bronzi ai Campionati del mondo. A Pechino è andata peggio, per lui e per i suoi tre compagni di squadra, e le lacrime del 32enne svizzero ne testimoniano la grande delusione. 

Alle Olimpiadi si vince e si perde, e come nella vita, a volte le decisioni prese da chi di dovere non sono sempre comprensibili, e forse nemmeno giuste. Lo sport insegna, citando l'atleta olimpico Niccolò Campriani, «I campioni non si riconoscono da quante gare vincono, ma da come si rialzano dopo una sconfitta». 

Lo sport regala emozioni, sempre, qualunque esse siano. Un ringraziamento va dunque a tutti gli atleti svizzeri: a quelli vincenti e felici, ai perdenti e tristi e anche, a coloro che sono stati derubati e oggi si sentono arrabbiati.