L'intervista Grégory Hofmann: «Spero che l'hockey svizzero possa imparare qualcosa da questa crisi»

fon

22.5.2020

Grégory Hofmann è felice nella sua nuova realtà di Zugo.
Grégory Hofmann è felice nella sua nuova realtà di Zugo.
Keystone

Al termine di una stagione terminata prima che il piatto forte potesse essere servito abbiamo intervistato l'ex bianconero Grégory Hofmann. L'attaccante dello Zugo, il quarto miglior scorer del massimo campionato svizzero grazie ai 47 punti totalizzati in 50 partite, ci ha parlato di come vive questa attuale crisi provocata dal coronavirus fra presente, passato e i suoi sogni futuri.

Buongiorno Grégory Hofmann, prima di tutto come stai?

Sto bene grazie. È un periodo difficile per tutti ma fortunatamente io e la mia famiglia stiamo bene, quindi non posso lamentarmi.

Come hai vissuto questa strana conclusione di stagione con l'eliminazione dei Playoff?

Sicuramente è stato difficile. Ci si prepara una stagione intera, partendo dalla preparazione estiva e giocando la Regular Season con l'obiettivo di vincere il titolo, poi se vengono a mancare i Playoff si rovina un po' tutto il lavoro che si è fatto. Oltretutto, ancora oggi, non abbiamo alcuna certezza su quando si potrà ricominciare.

In questo periodo di crisi penso che lo sport e lo spettacolo in generale, perché lo sport fa parte di questa categoria, è giusto che venga messo da parte per concentrarsi su aspetti più importanti come la salute. Una volta che questa situazione verrà risolta, allora speriamo di poter ricominciare a giocare come prima.

Per lo sport e per i club in generale è un momento difficile. Tuttavia in queste circostanze sono dell'idea che club e giocatori riusciranno a trovare un accordo per il bene comune. Spero che l'hockey svizzero possa imparare qualcosa da questa crisi e diventare anche migliore di com'era prima.

Ora cosa fai? Come vi allenate?

Adesso sono a militare a Macolin. Mi sto allenando due volte al giorno con diversi altri giocatori di hockey. Ne approfitto per iniziare la mia preparazione e fare i miei giorni di militare.

A Macolin c'è anche Nico Hischier, sei in buona compagnia...

Sì, è vero. C'è anche Nico. Ci alleniamo tutti assieme, è una bella cosa. Fa bene ritrovarsi fra giocatori, possiamo aiutarci a vicenda. Naturalmente a causa del coronavirus ci sono delle direttive e regole da rispettare anche qui. Abbiamo iniziato una settimana fa e sino ad ora è andato tutto bene.

Con ragazzi come Hischier è bello potersi allenare. È impressionante vedere quello che ha fatto in questi ultimi anni, soprattutto tenendo conto della sua giovane età (Nico Hischier ha 21 anni ed ha già terminato la sua terza stagione in NHL ndr.). Inoltre è anche un'ottima persona.

«Speriamo che l'hockey svizzero possa imparare qualcosa da questa crisi e diventare anche migliore di com'era prima»

Grégory Hofmann

Alla sua prima stagione con la maglia dei Tori Grégory Hofmann, destra, ha realizzato 24 reti e fornito 23 assist in 50 partite.
Alla sua prima stagione con la maglia dei Tori Grégory Hofmann, destra, ha realizzato 24 reti e fornito 23 assist in 50 partite.
Keystone

Quando hai firmato per lo Zugo hai detto di aver deciso così perché il loro progetto ti aveva colpito positivamente. Dopo la prima stagione in Svizzera centrale cosa puoi dire di aver trovato in questa nuova realtà?

Ho trovato una squadra competitiva, così come i suoi giocatori. Una realtà dove si lavora tutti insieme per vincere il titolo a breve termine. Mi sono trovato da subito molto bene. Le strutture, come la Bossard Arena o il nuovo centro OYM (un modernissimo centro di allenamenti costato 100 milioni di franchi ndr.) che è appena stato aperto, fanno parte di numerosi fattori decisivi al fine di poterci permettere di migliorare come giocatori e crescere come squadra.

Fra i tuoi “nuovi compagni” di squadra c’è un giocatore in particolare che ti ha colpito?

Sì, direi Jan Kovar. Non è solamente uno straniero molto forte ma anche una personalità importante nel nostro spogliatoio. Abbiamo giocato tutta la stagione in linea assieme ed abbiamo creato anche un legame al di fuori del ghiaccio. Kovar viene dalla Repubblica Ceca, di conseguenza ha una cultura diversa dalla mia, nonostante ciò mi sono trovato da subito bene con lui. Giocare con lui è davvero un piacere.

Numerosi altri giocatori li conoscevo già grazie alle esperienze con la Nazionale. In generale devo dire di essere stato sorpreso in positivo da tutto l'ambiente qui a Zugo.

In spogliatoio si parla anche un po’ di italiano? Con Dario Simion e magari con Leonardo Genoni…

Sì, con entrambi parlo italiano. Con Leonardo parliamo spesso in italiano, perché anche se già parla bene vuole sempre migliorare. Con Dario pure, con lui ho vinto un titolo con la maglia del Davos e giocavamo già assieme negli Juniori dell'Ambrì. Possiamo dire che c'è un po' di Ticino anche qui a Zugo (sorride).

A proposito di Ticino... c'è qualcosa che ti manca della vita a Lugano?

Lugano è un posto magnifico, il Ticino lo è. Sento più che altro la mancanza degli amici e della famiglia. Non dimentico i tifosi bianconeri che sono sempre stati giusti nei miei confronti. Sono felice della mia scelta di venire a Zugo, ciò non toglie che mi fa piacere anche tornare in Ticino e riabbracciare come detto la famiglia, gli amici e anche i tifosi.

Dario Simion, sinistra, e Grégory Hofmann hanno vinto il titolo nel 2015 quando giocavano nel Davos. Ora i due attaccanti sono di nuovo insieme con la maglia dello Zugo.
Dario Simion, sinistra, e Grégory Hofmann hanno vinto il titolo nel 2015 quando giocavano nel Davos. Ora i due attaccanti sono di nuovo insieme con la maglia dello Zugo.

La tua prima stagione a Zugo è stata impressionante, come l'ultima a Lugano del resto. Il sogno della NHL rimane vivo?

Certo. Mai dire mai. Se arrivasse l'opportunità perché non tentare? In questo momento però non è il caso e rimango modesto e felice della mia situazione attuale. So che posso ancora migliorare, anche grazie alle condizioni che trovo qui a Zugo, la NHL la seguo spesso ma non è una fissazione. Se dovesse arrivare un'occasione si vedrà, se non arriva sono molto contento di poter continuare a giocare qui in Svizzera.

Qualche settimana fa la National Hockey League e National League hanno siglato un nuovo accordo per il passaggio di giocatori del campionato svizzero a quello nordamericano anche senza una speciale clausola d’uscita nel contratto. È una cosa alla quale pensi?

Sicuramente questo accordo cambierà le cose. Ne sono consapevole. Forse noi giocatori svizzeri saremo un po' più seguiti dalla NHL e per noi le porte potranno essere un po' più aperte rispetto a prima. Nella vita le cose possono andare molto in fretta, ciò mi motiva per il futuro - ma come già detto - ora sono a Zugo e sono felice così.

In Nordamerica il campionato della NHL non è ancora stato definitivamente archiviato. Si parla di una possibile ripresa... Visto che vi allenate insieme ne hai parlato con Nico Hischier?

Sì ne abbiamo parlato. Lui vorrebbe tornare a giocare, come tutti i giocatori del resto. Se la stagione di NHL dovesse ripartire la sua situazione non sarebbe comunque molto positiva visto che la sua squadra sarebbe in ogni caso già esclusa dei Playoff  (i New Jersey Devils non riuscirebbero a guadagnarsi un posto nei Playoff nemmeno se la lega decidesse di partire con una serie aumentata a 24 squadre ndr.). Ad ogni modo adesso nemmeno lui sa se e quando riprenderà la NHL, si sta allenando come noi.

Come vedi la ripresa del campionato svizzero? Preferiresti iniziare a settembre anche senza spettatori o se non fosse possibile preferiresti rimandare la partenza?

Io preferirei giocare con i tifosi da subito. Se non fosse possibile preferirei aspettare ad iniziare il campionato per poter giocare con gli spettatori. Senza tifosi lo sport perde tantissimo. I tifosi vivono le emozioni tramite i giocatori sul ghiaccio ma anche noi giochiamo grazie alle emozioni che ci trasmettono i fans dagli spalti. Anche per questo motivo sarebbe bello iniziare la nuova stagione con le piste piene.

La vecchia stagione è ormai storia e lo sguardo di Grégory Hofmann, come quello di tutti i "discatori", è già rivolto al futuro con la speranza di tornare presto a giocare a hockey senza le preoccupazioni che ora attanagliano tutti, giocatori come tifosi.

Tornare alla home pageTorna agli sport