«Voglio farmi trovare pronto» La nuova vita di Senad Lulic: dalla famiglia al futuro di allenatore

Nicolò Forni

21.8.2022

Senad Lulic si gode la famiglia mentre studia da allenatore.
Senad Lulic si gode la famiglia mentre studia da allenatore.
blue Sport

Da quando ha concluso la carriera di calciatore professionista la leggenda della Lazio vive per la sua famiglia mentre si prepara un futuro da allenatore. Noi lo abbiamo incontrato per un'intervista esclusiva.

N. Forni

21.8.2022

Cresciuto fra le fila del Coira, Senad Lulic ha mosso i suoi primi passi da professionista con l'AC Bellinzona, quando fra il 2006 e il 2008 - sotto la guida di Vladimir Petkovic - era stato uno dei protagonisti della cavalcata trionfale che aveva riportato i granata in Super League.

In seguito, il centrocampista di origini bosniache, è passato al Grasshopper e allo Young Boys, prima di fare il grande salto nella Serie A.

Dal 2011 è diventato un giocatore della Lazio, squadra che non ha più abbandonato sino alla conclusione della carriera, diventandone anche il capitano e idolo indiscusso, soprattutto dopo aver messo a segno la rete decisiva nella finale di Coppa Italia giocata proprio contro la Roma nel 2013.

Nel 2021 Lulic ha deciso di concludere la carriera di calciatore, e da Roma è tornato a vivere a Coira. Ora l'ex centrocampista della Lazio si occupa a tempo pieno della famiglia, mentre fa l'occhiolino a un possibile futuro da allenatore, per il quale sta già studiando per prendere il patentino UEFA A. 

L'anno scorso sei ritornato in Svizzera, e per una partita speciale hai rivestito la maglia del Chur 97, squadra dove sei cresciuto… Quali emozioni hai vissuto tornare nei campi dove hai mosso i primi passi di calciatore?

È stata una bella emozione, tornare a casa davanti alla mia gente, dove sono cresciuto, è stato molto speciale. In quella partita ho ritrovato anche giocatori coi quali avevo giocato o conoscevo: Alain Nef, Ludovic Magnin, Diego Benaglio,... erano davvero in tanti. È stato bello ritrovarsi assieme.

E oggi com'è il tuo rapporto con il calcio?

Ora è cambiato. Adesso mi godo la libertà e la famiglia. Ora ho il lusso di potermi godere i bambini e di fare le cose che non potevo fare prima. Però il calcio è sempre presente nella mia vita. Come detto adesso meno, ma fra un po' riprenderò anche su questo.

Come hai vissuto il cambiamento una volta terminata la carriera? Ti manca l'adrenalina del campo?

All'inizio mancava l'adrenalina che si sente nelle partite. È normale che manchi, dopo aver giocato per così tanto. Adesso però lo sento meno, visto che non gioco più da un anno e mezzo. Però è sempre bello guardare la partite con gli amici o in famiglia. Ormai questo sport fa parte di me.

Nel mese di giugno hai iniziato il corso per fare il patentino di allenatore. Come è andata?

È stata un'esperienza bellissima. È stimolante incontrare e conoscere gente, ex calciatori, o altri allenatori che allenano attualmente in Serie C, in Eccellenza o in Serie A. Ho trovato tante belle persone, un bel gruppo. Il corso è durato sei settimane, nelle quali sono rimasto al centro di Coverciano, a Firenze. All'inizio abbiamo avuto molte lezione teoriche, ma poi siamo passati al lavoro pratico sul campo. Trovo tutto molto interessante. Il 13 settembre prossimo avremo l'esame.

Come mai hai intrapreso questa strada?

Ho deciso di fare il patentino di allenatore pensando al futuro, credo di poter e voler fare l'allenatore.

Voglio imparare l'altro lato del calcio. Da calciatore fai gli allenamenti e poi torni a casa. Da allenatore invece è molto diverso, lo trovo un lavoro più stimolante e molto divertente. Ho molta voglia d'imparare. Ora mi concentro sulla famiglia e su questi corsi, e poi si vedrà. Se dovessi avere un'opportunità in futuro, voglio farmi trovare pronto.

Che tipo di allenatore ti piacerebbe diventare?

Non lo so (ride). Devo ancora allenare, imparare e capire molte cose. Forse fra 4-5 mesi mi renderò conto che in verità fare l'allenatore non fa per me. Fino a ora a me piace, mi diverto, ma sul campo sarà un'altra cosa.

Io ho avuto la fortuna di essere allenato da grandi allenatori, e da ognuno di loro posso prendere qualcosina. Non è giusto copiare, ma "rubare" le giuste idee dai vari allenatori, per me può essere un grande vantaggio.

Qual è l’allenatore che ti ha segnato maggiormente?

Non ne ho avuto moltissimi. Da Petkovic, col quale ho un ottimo rapporto, ho imparato tanto. Non solo dal punto di vista calcistico ma anche umano. Anche Pioli mi ha insegnato tanto, come pure con Inzaghi e Reja. Tutti gli allenatori che mi hanno allenato sono anche grandi personaggi che hanno lavorato con squadre importanti e blasonate.

Ho anche avuto la fortuna di giocare con grandi giocatori, e anche questo ti aiuta a imparare molte cose.

Senad Lulic in granata.
Senad Lulic in granata.
Keystone

Possiamo dire che sei esploso nel Bellinzona quando militava in Challengue League nelle stagioni 2006-2008. Hai ancora legami con la città?

Dal periodo quando c'ero io è cambiato tutto. Ogni tanto sento degli amici, ma la società no. So che hanno cambiato i proprietari. Sono contento che siano tornati in Challengue League, per loro è qualcosa d'importante, e quest'anno gli auguro il meglio.

Al termine della prossima stagione ci sono due squadre che verranno promosse in Super League e la terza farà lo spareggio: è un'opportunità enorme per loro (Bellinzona ndr.) e per le altre squadre di poter salire più facilmente di categoria.

Roma e Lazio. Come descriveresti le emozioni di giocare un derby romano?

Il derby lo devi vivere. Da descrivere così a parole è impossibile. È molto speciale, perché non si vive solo la partita, ma lo si sente già settimane prima. Tutta Roma sta in piedi, da entrambe le parti. È una cosa bellissima, e auguro a tutti i giocatori che giocano attualmente nella Roma e nella Lazio di vivere questo giorno come se fosse l'ultimo, perché è qualcosa di spettacolare. È davvero così, per capirlo veramente, bisogna viverlo.