L'attesa dei soldi promessi dai nuovi investitori si è rivelata vana, il FC Chiasso non c'è più.
La pretura ha scritto venerdì mattina la parola fine sulla storia ultracentenaria del FC Chiasso, decretandone il fallimento.
I soldi che la nuova proprietà, presentata due settimane fa, avrebbe dovuto garantire non sono arrivati e al pretore di Mendrisio Sud Matteo Salvadè non è rimasta altra scelta. Le promesse fatte si sono rivelate non credibili.
Dal passaggio di proprietà non è mai stato versato un centesimo, si è tirato avanti solo grazie a benefattori locali. Differire ulteriormente il fallimento avrebbe inoltre solo arrecati altri danni, perché ogni mese il passivo aumenta di decine di migliaia di franchi. Il debito ammonta a 3 milioni.
«Fiumi di parole non credibili»
«Fiumi di parole non credibili», ha raccontato ai microfoni della RSI Salvadè, riferendosi al messaggio pervenuto alle 6.57 del mattino da un «sedicente studio legale di Madrid», rappresentante degli investitori americani. Nel quale vi si assicurava che i soldi c'erano e si attribuiva la responsabilità della situazione ai dirigenti della società ticinese.
Il medesimo studio aveva già scritto al club giovedì a mezzogiorno promettendo 600'000 franchi, quando per salvare la società ne servivano 250'000.
«Presi in giro»
«Ci sentiamo presi per i fondelli». Così si è espresso Nicola Bignotti subito dopo il fallimento del Chiasso decretato dalla pretura di Mendrisio.
«A prenderci in giro - ha sottolineato il direttore generale della società rossoblù - è gente che ancora giovedì diceva che avrebbero fatto un bonifico, poi che non l'avrebbero fatto, poi che avrebbero aperto un conto escrow e tante altre cose. Non so per quale motivo questa gente è venuta qui, ci hanno illuso e ci hanno fatto perdere tempo».
Per l'ex Tito Tarchini invece «questo fallimento fa male, perché il Chiasso è una società storica del nostro calcio».