Vi presentiamo il nostro esperto del calcio svizzero, profondo conoscitore di quello ticinese, che ci accompagnerà durante questa stagione di Super League.
In occasione della nuova stagione di Super League abbiamo 'ingaggiato' un esperto del mondo del pallone, un profondo conoscitore del calcio svizzero, sicuramente custode della memoria e della storia del FC Lugano.
Un uomo di calcio, prestato al mondo della scuola, che ancora oggi, a 63 anni, si gongola tra i due. Un gentiluomo con i piedi per terra, testimone di un calcio genuino, fatto di rapporti autentici, dove i valori morali e il divertimento non sono subordinati alle logiche manageriali e di mercato.
Carlo 'Cao' Ortelli
Con noi, in veste di esperto, con un occhio di riguardo sul percorso del Lugano - unica formazione della Svizzera Italiana militante nel massimo campionato svizzero - ci sarà Carlo Ortelli, per gli amici ‹Cao›.
Carlo Ortelli nasce a Lugano nel 1958 e proprio con le giovanili del Lugano disputa le sue prime partite di calcio, quelle ufficiali. In estate Ortelli trascorre le vacanze in Val Onsernone. Lì, tra le alte cime delle Alpi Lepontine, dove regnano le mucche e i boschi lussureggianti di vita, il piccolo Carlo improvvisa il campo di calcio: costruisce le porte, recluta i giocatori - avversari compresi -, organizza e gestisce la vita pallonara di tutti i bambini e ragazzi che come lui trascorrono le vacanze estive in Valle. Lì, tra Mosogno e Crana, nasce la passione di Carlo per l’educazione, l’insegnamento e l’organizzazione: calcio e scuola diventeranno luoghi dove esperimentare e sviluppare queste competenze.
Quel sabato del 1979
È un sabato del 1979, quando l’allenatore della prima squadra del Lugano Masiero convoca Ortelli - in forza alla Under 21 - per la partita contro il San Gallo. All’Espenmoos Carlo Ortelli è seduto in panchina quando dopo 8 minuti di gioco il destino mette fuori causa l’esperto Jauner. Masiero confabula velocemente con l’assistente, si gira verso il ventenne e gli dice: «Ortelli, tocca a te».
Davanti a 10mila persone le gambe tremano un poco. «Non capivo più niente, ero sopraffatto dalle emozioni», e invece succede che a Ortelli capita «la fortuna dell’esordiente», come la definisce lui stesso. Il ventenne sfoggia una partita pressoché perfetta; non sbaglia una marcatura, non un passaggio. Il giorno seguente, dalla pagella del Blick, arriva la nota 5 - il massimo voto -. I compagni si complimentano con il ragazzo, Masiero lo appunterà 'titolare' per le prossime 10 partite. L’ultima di campionato si gioca a Lugano, davanti al pubblico di casa, ma Ortelli, tra gli undici giocatori in campo non c’è: «Ero sfinito, non ce la facevo più».
Una dedizione quasi ossessiva per la preparazione e per il lavoro: un marchio di fabbrica che Ortelli si porterà con sé fino ad oggi.
Calcio, lavoro e il papà
Negli anni settanta e ottanta il calcio svizzero non offre né sicurezze né vantaggi economici, è allora il papà che forza il giovane Carlo ad accettare una posizione quale insegnante, con la promessa di giocare con la squadra locale. Il giovane Ortelli lascia la sua Lugano con il groppo in gola, promettendosi di ritornarci un giorno in veste di allenatore della prima squadra. Corsi, patentini e tanta gavetta, Ortelli allenerà poi tutte le formazioni giovanili del Lugano, compresi 14 anni alla guida della Under 21.
Tanti sono i ragazzi cresciuti sotto lo sguardo attento, premuroso e corretto di Carlo Ortelli: Behrami, Gavranovic, Padalino, Sulmoni, Basic, Maric, Bottani… per citarne solo alcuni.
«Vedendo Mario Gavranovic agli Europei - ricorda Ortelli - ho rivisto le stesse qualità che aveva già allora. È come scorrere un video del passato».
Carlo Ortelli non allena per creare campioni e andarne fiero. «Da piccolo esisteva solo il calcio».
Palloni, palle, palline seguivano Carlo ovunque, a dipendenza degli spazi a disposizione quando accompagnava i genitori.
«Al calcio ho dato tutto, forse anche troppo, dimenticando a volte altri aspetti della vita. Il calcio mi ha dato molto».
1998-2002: il sogno si avvera
Apprezzato per le sue metodologie, per il suo carisma e per la sua esperienza, nel 1998 Ortelli lascia la scuola perché il sogno a lungo rincorso bussa alla porta: sarà assistente di Engel, Trossero prima, Sonzogni e Morinini dopo, alla guida della prima squadra. Per quattro mesi non consecutivi, allenatore capo ad interim del suo Lugano. Poi il Lugano fallisce e Ortelli torna a fare la spola tra la scuola e la Under 21.
Esperienze che come ammette lui stesso lo hanno fatto diventare un docente migliore. Nessun rimpianto.
Un altro colpo di coda del destino
Poco più di dieci anni fa il destino ha in riserbo un’altra esperienza per Carlo Ortelli: il suo cuore si ferma quando sta bevendo un caffè in piazza con un amico. Il pronto intervento dello stesso gli salva la vita. Da allora, nonostante il calcio rimane al centro della sua vita, le emozioni legate allo stesso sono vissute con un po’ più di distacco. Oggi Carlo Ortelli è coordinatore del settore giovanile del Football Club Lugano.
I tanti giovani che lo frequentano hanno la fortuna di approfittare di un gentiluomo del calcio dalla vasta esperienza, che nella riconoscenza, nel rispetto e nell’umiltà vede dei pilastri fondamentali per la crescita di qualsiasi giovane, calciatore o meno.
A noi di blue Sport riserverà la conoscenza calcistica di 50 anni, che sfocerà in pagelle e commenti esclusivi… gli stessi che lo galvanizzarono più di quarant’anni fa dopo quella partita giocata a San Gallo con le gambe un poco insicure e un cuore che batteva a mille.