Il ritorno sul palco La lunga notte di Vasco, in 120'000 a Trento

SDA

21.5.2022 - 09:40

Un momento del concerto di Vasco a Trento.
Un momento del concerto di Vasco a Trento.
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Erano tre anni che la ‹combriccola› aspettava. E ieri sera l'abbraccio tra il Blasco e il suo popolo è stato totale. E liberatorio. In 120mila si sono dati appuntamento a Trento (nella nuovissima e anche contestata Trentino Music Arena) per la partenza del Vasco Live.

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21.5.2022 - 09:40

Il tour che porterà il rocker in giro per l'Italia, con 11 date tutte sold out (660mila biglietti venduti, compresi quelli per il doppio appuntamento al Circo Massimo l'11 e 12 giugno).

Un boato ha accolto Vasco sul palco, appena il buio è iniziato a calare sullo spazio verde (27mila metri quadri di musica, sudore, emozioni). Un boato risuonato nella valle che accoglie l'Arena, incastonata tra le montagne del Trentino.

E lui, il Komandante, il sorriso sornione e scanzonato di sempre, l'andatura inconfondibile, il cappellino immancabile, non si è risparmiato: due ore e mezzo di rock – una pausa di dieci minuti per rifiatare – e una trentina di canzoni in puro stile Vasco che hanno fatto dimenticare le ore di attesa passate sotto al sole cocente, i malori, il traffico che ha mandato in tilt mezza Trento (e che ha costretto a far slittare il concerto di 30 minuti per permettere a tutti di entrare – ma dopo un'altra mezz'ora c'era ancora gente che a piedi cercava di raggiungere l'immenso pratone), i parcheggi a 4 km dal palco.

Alla fine erano in 120'000 sotto il palco
Alla fine erano in 120'000 sotto il palco
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«Benvenuti, ben tornati. Finalmente di nuovo insieme»

«Ciao, ciao a tutti. Benvenuti, ben tornati, ben arrivati. Vivi, sani e lucidi. Finalmente, finalmente, finalmente di nuovo insieme. Finalmente a Trento», è stato il benvenuto che ha dato ai 120mila, dopo essere partito con XI Comandamento, uno dei brani contenuto nell'ultimo disco «Siamo qui», uscito a novembre.

Del resto ha pescato tanto dall'ultimo lavoro: da La pioggia alla domenica a L'amore L'amore, per arrivare a Una canzone d'amore buttata via e nei bis Siamo qui.

«Siete fantastici, quanto mi siete mancati. Era tempo che volevo farvi sentire queste canzoni. Finalmente, non ci credevo quasi più: sono molto eccitato. Incredibile, è stata lunga però siamo ancora qua, evviva. Eh, sì», ha rilanciato poco dopo, mostrandosi su quel palco mastodontico (90 metri di lunghezza per 28 di altezza) in gran forma – 70 anni festeggiati a febbraio -, nonostante i tre anni di stop e l'emozione che ogni tanto ha fatto capolino tra i vecchi successi (anche quelli ripescati direttamente dagli anni Ottanta come Ti Taglio la Gola, Toffee o Siamo soli – «ma siamo in tanti») e le irrinunciabili ballate come Stupendo e Un Senso.

Su Rewind il consueto lancio di reggiseni e ragazze in topless a favore di maxischermo, mentre nell'accenno di Delusa ha sostituito il nome di Berlusconi a quello di Boncompagni nel testo originale che faceva riferimento alle ragazze di Non è la Rai («Quel Berlusconi là...»). «Il Popolo del Blasco: il loro entusiasmo è la mia benzina», è il modo in cui – con una scritta durante Senza parole – Vasco omaggia il suo esercito in musica.

I fan di Vasco aspettavano da alcuni anni il ritorno del loro idolo sul palco
I fan di Vasco aspettavano da alcuni anni il ritorno del loro idolo sul palco
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Una grande festa dopo oltre due anni di pandemia

Una festa per lasciarsi alle spalle due anni complicati, ma anche per far passare messaggi quanto mai necessari: «Fuck the war. Fanculo la guerra» – è il suo appello contro la guerra, accolto dall'ovazione della platea, durante Sballi ravvicinati del terzo tipo, quando sul palco arriva anche al basso il fido Gallo, Claudio Golinelli -. Noi siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, perché tutte le guerre sono contro la civiltà. Tutte le guerre sono contro l'umanità, contro le donne, contro i bambini, contro gli anziani. E la musica è contro la guerra. Pace, amore e musica – invita il rocker -. Facciamo l'amore. L'amore e la musica».

Ma incredibilmente attuali sono anche l'arrabbiata C'è chi dice no e gli Spari sopra, dichiarando così la sua solidarietà con chi sta soffrendo per la guerra (mentre una gigantesca piovra tentacolare appare sugli enormi maxischermi alle sue spalle).

Ma la festa è festa, e i fuochi d'artificio sugellano il finale. Dopo Siamo solo noi, Vita Spericolata e l'accenno di Canzone che sfuma nell'immancabile chiusura con Albachiara.

«Fuck the war. Fanculo la guerra»
«Fuck the war. Fanculo la guerra»
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