Marius Bear ce l'ha fatta con la sua canzone «Boys Do Cry»: la Svizzera conquista un posto in finale dell'Eurovision Song Contest.
Un giro in più: Marius Bear rappresenterà la Svizzera all'Eurovision Song Contest anche sabato sera.
Il musicista del canton Appenzello Interno ha fornito una performance accattivante alla prima semifinale dell'ESC a Torino martedì sera ed è arrivato in finale con la sua canzone «Boys Do Cry».
I qualificati nominati in ordine casuale
17 Paesi hanno gareggiato nel colorato spettacolo, 10 si sono qualificati per la finale. I creatori del programma non hanno reso noto come il 29enne sia stato accolto dal pubblico e dalla giuria.
Il fatto che la Svizzera sia stata nominata come il primo paese a qualificarsi per la finale di sabato non dice nulla su quanti punti Marius Bear ha ottenuto nella semifinale di martedì.
Il motivo? Semplice. Se i punteggi dei due turni preliminari fossero conosciuti in anticipo potrebbero influenzare il voto nella serata finale. I dieci finalisti sono quindi stati nominati in ordine casuale.
Performance riuscita, ma non del tutto
Con la sua splendida voce, alcuni sostengono addirittura una delle migliori tra i partecipanti, il cantante Marius Bear ha lasciato il segno in semifinale, ricevendo a caldo anche i complimenti del commentatore di Rai 1 Cristiano Malgioglio, paroliere e cantautore.
La performance di Baer è stata coinvolgente. Nel complesso, però, è sembrata meno potente del solito. Soprattutto sul finale, quando la voce non è esplosa in modo dirompente come probabilmente avrebbe dovuto. C'è quindi sicuramente un margine di miglioramento.
Riuscirà il musicista svizzero con meno nervosismo e più potenza nella sua voce a vincere la finale?
Dopo la semifinale, un osservatore obiettivo a metà può dire che le possibilità della Svizzera per vincere la finale possono essere anche buone. Il pubblico di Torino, 7.000 persone presenti nella sala del Pala Olimpico, ha tributato a Marius Bear un applauso convinto ma per nulla esuberante.
«Voglio vincere»
Tuttavia, le speranze che Marius Bear possa raggiungere il suo obiettivo che si è imposto sono intatte: «Naturalmente vado a Torino con l'obiettivo di vincere o almeno essere tra i primi».
Marius Hügli alias Marius Bear ha già dimostrato due anni fa che può ispirare le persone con la sua voce distinta. All'epoca, il meccanico specializzato sulle macchine edili, ha partecipato al casting dello show del canale televisivo germanico RTL «I Can See Your Voice», sorprendendo il pubblico e la giuria con la sua cover di Whitney Houston «I Wanna Dance with Somebody».
La canzone è diventata una hit di YouTube ed è finita nella hit parade svizzera. Fino a che punto Marius Bear arriverà con la sua canzone «Boys Do Cry» nella finale dell'ESC di quest'anno sarà deciso sabato prossimo verso mezzanotte.
Uno show assai ritmato
Il fugace omaggio a Pavarotti con un accenno al Nessun Dorma, le luci, le fiamme, i ballerini. E poi il ricordo per Raffaella Carrà con un accenno a Fiesta, gli ospiti Diodato e Dardust con Benny Benassi e Sophie and the Giants. E Laura Pausini, Mika, Alessandro Cattelan nel ruolo di padroni.
Ma al centro di tutto ci sono stati la gara tra i diciassette Paesi e la musica. Si è alzato il sipario, al Pala Olimpico di Torino, sulla 66a edizione dell'Eurovision Song Contest, riportato in Italia dopo al vittoria lo scorso anno dei Maneskin.
Poco più di due ore di spettacolo come in Italia non si è abituati a vedere (non in prima serata, non sulla rete ammiraglia): veloce, senza concessioni al chiacchiericcio, alle pause non necessarie.
Spettacolo, tanto spettacolo, solo spettacolo, con una scenografia imponente e d'impatto. E alla fine in 10 conquistano la finale di sabato: Svizzera, Armenia, Islanda, Lituania, Portogallo, Norvegia, Grecia, Ucraina, Moldavia, Olanda.
E mentre sciorina la lista, Laura Pausini, si inceppa su un nome e si fa scappare un innocente 'porca vacca' che non sfugge all'ironia dei social.
«La musica ha potere di unire le persone»
Dopo il saluto dei tre conduttori con: «Ciao Italia, ciao Torino. Abbiamo bisogno più che mai di arte. La musica ha potere di unire le persone», è stata l'Albania ad aprire la gara con Ronela Ajati, la prorompente cantante diventata simbolo del body positivity.
«Non coprirti mai, non vergognarti del tuo corpo» è il suo motto, ma non le ha risparmiato gli attacchi degli hater sui social. Ma lei va dritta e gioca sul palco, ammiccando e simulando amplessi.
Tra stupore ed eleganza
Molto atteso era il gruppo ucraino dei Kalush, tra i favoriti alla vittoria finale. In uno dei versi del loro brano, Stefania (uno strano connubio tra folk e rap, che però funziona), cantano «Troveremo la strada di casa anche se tutte le strade sono distrutte». E l'impatto emotivo tra decine di bandiere giallo-blu che sventolano è notevole.
Tra chi vuole stupire (la Norvegia con i Subwoolfer, il volto nascosto da maschere gialle, la Moldavia con gli scatenati Zdob şi Zdub & Advahov Brothers) e chi si concentra sull'esibizione come l'elegante S10 in rappresentanza dell'Olanda e le tre sorelle islandese delle Systur, lo show procede spedito.
Giovedì la prossima semifinale
Emoziona Diodato che due anni fa si esibì con la sua «Fai Rumore» in un'Arena deserta e oggi si riprende in parte quello che gli era stato tolto dalla pandemia, con il pubblico che canta con lui. Dardust, invece, trasforma il Pala Isozaki in una discoteca, con l'omaggio alla dance italiana che ha fatto il giro del mondo.
Giovedì la seconda semifinale, con gli altri dieci artisti che conquisteranno la serata di sabato. In gara anche gli italiani Achille Lauro per San Marino e Emma Muscat per Malta.