Il mito dell'aviazione Manfred von Richthofen, il mito del «Barone rosso»

Nico Pointner, dpa

23.4.2018

Il suo aereo Fokker era di colore rosso vivo e il numero di obiettivi centrati era impressionante: Manfred von Richthofen fu una delle figure leggedarie della Prima guerra mondiale. È stato abbattuto esattamente 100 anni fa. Tuttavia, il mito di nobile cavaliere dei cieli ha anche alcune ombre.

Delle pizze surgelate, delle concessionarie d'automobili, dei ristoranti e dei videogiochi portano il suo nome. Il personaggio dei fumetti Snoopy lo ha nel mirino e Matthias Schweighöfer ne ha vestito i panni per conto di un'importante produzione tedesca.

I bambini, poi, possono ricostruire il suo Fokker rosso, celebre aereo da caccia, con i mattoncini della Lego. Durante la Prima guerra mondiale, Manfred Freiherr von Richthofen, famosissimo pilota dell'impero, era acclamato come una pop-star. Oggi, è un personaggio cult, un marchio, una leggenda.

Avrebbe abbattuto circa 80 aerei con i suoi biplano e triplano rossi. In partia era soprannominato il «Barone Rosso». I suoi nemici, però, lo chiamavano il «Diavolo Rosso», con un sentimento misto di timore e rispetto. Già quando era in vita, veniva presenentato come un eroe cavalleresco. I nazisti, poi, si sono serviti di Manfred von Richthofen a scopo di propaganda.

I dubbi sul mito

Una scena che è già stata raccontata e filmata al cinema a più riprese: Manfred von Richthofen è seduto all'interno del suo Fokker e caccia gli aerei nemici. Individua un apparecchio inglese e apre il fuoco. Quando si rende conto che la mitragliatrice del suo avversario è in panne, smette di sparare e costringe il nemico ad atterrare. Una volta al suolo, lo saluta calorosamente e gli propone una sigaretta. Spirito sportivo. Cavallereso. Sono questi i messaggi veicolati dai suoi comportamenti.

Lo storico Joachim Castan, autore di una biografia completa su Manfred von Richthofen, ha tuttavia avanzato dubbi sul mito del nobile cavaliere dei cieli. Non si sa in effetti con esattezza come siano andate le cose all'epoca. Ad esempio, in altre circostanze, il Barone non avrebbe esitato a sparare sui suoi nemici, anche se disarmati. In realtà, solo 33 dei più di 100 piloti e membri dell'equipaggio colpiti dai proiettili del pilota tedesco sarebbero sopravvissuti, ha precisato l'esperto.

Secondo quest'ultimo è probabile che la propaganda abbia mascherato la sua vera personalità. Manfred von Richthofen era prima di tutti un pilota di guerra. Collezionava trofei e cercava la gloria. Il giovane tedesco considerava i duelli aerei come una gara. Quando era un bamino - nacque a Wroclaw nel 1892 - giocava solo a fare la caccia. Non aveva altre passioni. Anche se aveva numerose ammiratrici, non si interessava alle donne. Nel 1917, quattro mesi dopo i suoi primi voli, gli venne affidato un proprio squadrone di caccia.

Uno stimolo all'affiatamento per i soldati

Lo squadrone 71, con base a Wittmund, in Frisia, porta il suo nome e una lettera «R» orna i bombardieri. Gli abitanti della città sono fieri del loro pilota e per i soldati si tratta di uno stimolo all'affiatamento, nonché di un simbolo capace di promuovere i valori militari del cameratismo e del senso del dovere, spiega il tenente-colonnello Kai Ohlemacher. Inoltre, con le sue tattiche, ha posto le basi dell'aviazione militare: principi che ancora oggi vengono utilizzati.

Per i soldati di Wittmund, Manfred von Richthofen resta un esempio. In lui osservano soprattutto la persona, afferma l'ufficiale. Il loro atteggiamento è in linea con il dovere di rispetto delle tradizioni della truppa. In occasione del centenario del centesimo anniversario della sua morte, la città di Wittmund gli renderà omaggio con la musica.

Anche Joachim Castan riconosce che si tratta di uno dei piloti di maggiore talento della Prima guerra mondiale: «Era intrepido ma anche spietato». Mandred von Richthofen cercava in primo luogo di raggiungere i suoi obiettivi: «Non vedo in lui alcuna intenzione eroica», ha affermato lo storico, secondo il quale non si può parlare di guerra aerea «pulita»: la guerra è sempre brutale.

Non chiarite le circostanze della morte

Anche Manfred von Richthofen, d'altra parte, l'ha vissuto sulla sua pelle. Nell'estate del 1917, durante un combattimento aereo, aveva ricevuto un proiettile in fronte che l'aveva paralizzato e reso temporaneamente cieco. Era riuscito ad atterrare prima di perdere conoscenza. Non tenendo conto dei consigli dei medici, aveva ripreso servizio poco dopo.

Il 21 aprile 1918, il pilota appena 25enne fu abbattutto da una mitragliatrice sui cieli al di sopra della Francia, non nel corso di un combattimento eroico ma dietro le linee nemiche. Secondo numerosi ricercatori, se il «Barone Rosso» fu colpito, fu perché il ferimento alla testa lo aveva reso ancora più imprudente. Si lanciava costantemente in manovre pericolose. Ancora oggi, tuttavia, le circostanze esatte della sua morte restano nebulose. Esattamente come il suo mito.

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