Benessere Dormire bene: culliamoci per migliorare la memoria

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4.2.2019 - 16:10

Source: Covermedia

Una nuova ricerca scientifica mette in luce i benefici del movimento del dondolo.

Se almeno una volta nella nostra vita, durante un viaggio, ci siamo cullati su un’amaca, sapremo bene che in quei momenti lo stress e la tensione ci abbandonano facendo spazio ad una grande sensazione di pace, relax e benessere. Secondo i ricercatori dell’Università di Ginevra, però, anche il nostro cervello lavora meglio mentre il nostro corpo si riposa oscillando. In particolare, la capacità della memoria.

L’esperimento del team, capitanato dai dottori Laurence Bayer e Sophie Schwartz, ha preso in esame 18 giovani adulti in salute, a cui è stato chiesto di cullarsi per tre notti di seguito in un laboratorio monitorato.

Durante la prima notte ai partecipanti è stato concesso di adattarsi all’ambiente; la seconda notte hanno dormito su un letto dondolante, mentre la terza su un letto identico ma non mobile.

Secondo i risultati, i volontari si erano addormentati più velocemente nel letto che li cullava ed avevano trascorso più tempo addormentati nella fase del sonno priva di movimenti oculari rapidi: avevano dunque dormito più profondamente e si erano svegliati meno.

Il team ha esplorato poi l’impatto del sonno sulla memoria, chiedendo ai partecipanti di memorizzare delle parole in coppia, e di riportarle la sera e la mattina dopo, secondo come le ricordavano. I risultati migliori sono stati ottenuti al mattino, dopo che i partecipanti avevano trascorso la notte sul letto a dondolo.

«Dormire bene significa addormentarsi più rapidamente e restare addormentati per tutto il corso della notte», dice il leader dello studio, dottor Bayer. «I nostri volontari – anche se tutti erano già degli ottimi dormienti – avevano trovato il sonno più velocemente nel letto in movimento, e riposato più a lungo e più profondamente, con meno intervalli di veglia durante la notte. Per questo siamo convinti che dondolare sia positivo per il sonno».

I ricercatori evidenziano l’importanza di questi risultati nel potenziale sviluppo di nuovi approcci e trattamenti per i pazienti che attualmente soffrono di insonnia o altri disturbi del sonno, e anche di disturbi dell’umore.

La ricerca è stata pubblicata per intero nella rivista scientifica Current Biology.

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