Cellulare o moneta? Ciò che i genitori dovrebbero sapere sulle app per la paghetta

Michael In Albon, blog sostenibilità

28.5.2018

Gestire il denaro è una competenza fondamentale e se appresa correttamente aumenta la possibilità che da adulti non ci si indebiti.
Gestire il denaro è una competenza fondamentale e se appresa correttamente aumenta la possibilità che da adulti non ci si indebiti.
Keystone/Christof Schürpf

La digitalizzazione non si ferma nemmeno davanti alla paghetta per i nostri rampolli. Abbiamo fatto qualche ricerca per capire se per i figli è meglio la moneta oppure le app di pagamento.

Ogni settimana circa 12 milioni di franchi cambiano proprietario, quando i genitori in Svizzera danno la paghetta ai propri figli. Anche se si tratta di piccoli importi (in media un franco per classe, quindi in 4a sono 4 franchi), la generazione smartphone ha scoperto in questo metodo un potenziale di efficienza. Infatti se non si danno più ai figli i soldi in contanti, ma glieli si mette a disposizione tramite un’app, non occorre affannarsi a cercare la moneta e si mantiene il controllo su come i figli spendono la loro paghetta.

Come funzionano le app per la paghetta?

Una categoria di app registra soprattutto come, quando, a quale figlio e per quale importo è stata assegnata o pagata la paghetta (ad esempio PocketMoney App), mentre altre app mostrano l’intero processo di pagamento. Mediante conto carta di credito e relativa app per ragazzi il minorenne può utilizzare in modo autonomo il suo credito. Le app di pagamento mobile di Apple™ o Twint™ caricano il denaro sul cellulare dei figli e permettono quindi di effettuare transazioni di denaro. Un sistema che al giorno d’oggi può funzionare bene per la tavoletta di cioccolato al chiosco, ma al mercatino di Natale è difficile cavarsela senza contanti.

I vantaggi di un’app per la paghetta

Le app del primo tipo possono essere senz’altro accattivanti e interessanti; permettono di vedere in modo trasparente il flusso di denaro tra il borsellino di mamma e quello delle figlie. A genitori e figli basta un’occhiata per conoscere lo stato del conto, le entrate e le uscite. Si possono evitare molte discussioni del tipo «Ma mamma, togliere i panni dalla lavatrice vale molto più di 1 franco!». Tutto è registrato nero su bianco nell’app, fine della discussione.
Le app che gestiscono l’effettivo flusso di denaro offrono inoltre ai genitori il diritto di veto. Possono intervenire se c’è il rischio che venga acquistata «una simile stupidaggine», vedono se il figlio tende a sperperare e non sono più costretti ogni domenica sera a raccogliere qua e là la moneta necessaria.

Imparare a gestire il proprio piccolo capitale

In realtà a cosa dovrebbe servire la paghetta ai ragazzi? A ottenere la libertà di poter prendere autonomamente decisioni di tipo economico, soddisfare dei desideri e imparare il valore del denaro. E in che modo le app per la paghetta aiutano a raggiungere questi obiettivi? Fintanto che i genitori anziché diminuire ampliano il loro controllo sul budget dei figli, questa libertà viene meno: il ragazzo non sperimenta la libera volontà, bensì la sorveglianza totale.  
Quando i ragazzi soddisfano i propri desideri, spesso noi genitori non riusciamo a condividerli. Orrendi giocattoli, collanine e anelli inutili, dolci poco sani. Ma proprio con questi «acquisti sbagliati» i ragazzi imparano a riflettere su come spendere il denaro la volta successiva.
Non sarà un’app a insegnare a vostro figlio a gestire meglio o peggio il denaro: occorre discutere insieme i vantaggi e gli svantaggi. Gestire il denaro è una competenza fondamentale e se appresa correttamente aumenta la possibilità che da adulti non ci si indebiti. E quando vostro figlio riceverà la prima paga per il lavoro estivo o il primo salario da apprendista, dovrà essere in grado di gestire in modo ragionevole i propri soldi, poco importa se in modo virtuale o materiale.

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Michael In Albon è incaricato alla tutela dei giovani dai media ed esperto in competenza mediatica in Swisscom.
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