Digitale & Lifestyle Apnee del sonno? Colpa della “lingua grassa”

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24.1.2020 - 16:08

Couple laying asleep in bed while man snores and woman holds pillow over ears.

When: 18 Jun 2013
Couple laying asleep in bed while man snores and woman holds pillow over ears. When: 18 Jun 2013
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Una nuova ricerca scientifica ha scoperto che c’è una correlazione tra i disturbi del sonno e l’eccesso di grasso.

L’apnea notturna è un disturbo comune che può causare russamento e respirazione pesante durante il sonno; in casi più gravi può addirittura portare una persona a interrompere la respirazione durante il sonno.

Una nuova ricerca condotta dal team dell'Università della Pennsylvania ha scoperto che i miglioramenti dei sintomi sono collegati alla riduzione del grasso nella lingua.

«Parliamo, mangiamo e respiriamo con la lingua, quindi perché il grasso si deposita proprio lì?», ha osservato l’autore dello studio Richard Schwab.

«Non è chiaro come mai – potrebbe essere dovuto a cause genetiche o ambientali – ma meno grasso c’è sulla lingua, meno probabilità ci sono che si ripieghi durante il sonno facendo russare e respirare male», ha spiegato.

I ricercatori hanno analizzato 67 persone con apnee ostruttive del sonno. Erano tutte obese ma perdendo il 10% del loro peso corporeo hanno visto migliorare i loro sintomi del 30%. Osservando la struttura delle alte vie respiratorie dei pazienti, gli studiosi sono stati in grado di capire quali cambiamenti avevano influenzato i miglioramenti del disturbo.

Hanno così notato che la perdita di peso aveva ridotto le dimensioni sia del muscolo della mascella che controlla il masticamento, sia di altri muscoli in entrambi i lati dell’apparato respiratorio.

«Ora che sappiamo che la lingua grassa è un fattore di rischio e che le apnee notturne migliorano se dimagrisce, abbiamo stabilito un target terapeutico che non avevamo mai avuto prima», ha puntualizzato Schwab.

Fatta questa scoperta, gli scienziati sono ora al lavoro per capire quale sia la dieta più adeguata a far dimagrire la lingua.

«Questa ricerca aggiunge preziose informazioni sui meccanismi coinvolti nel disturbo, ma non ci sono modi per ridurre la lingua in modo specifico. Quindi non abbiamo ancora indicazioni pratiche e immediate da dare alle persone con questo problema», ha ammesso l'esperto.

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