I più letti del 2019«Occorre imporre le vaccinazioni obbligatorie e pesanti sanzioni»
Silvana Guanziroli
25.4.2019
L’immunologo Beda Stadler da anni si batte per un tasso di vaccinazioni più elevato. Consapevole del suo ruolo, si apre senza remore a «Bluewin». E non esita a prendersela con i Consiglieri federali.
L’immunologo svizzero Beda Stadler ha una missione: vuole sradicare le malattie infantili come il morbillo o gli orecchioni. L’ex direttore dell’Istituto immunologico dell’università di Berna non ha abbandonato questa battaglia, anche dopo essere andato in pensione.
«Bluewin» ha incontrato il medico 69enne, deciso sostenitore dei vaccini, nel Canton Vallese. Qui Beda Stadler è celebre quanto Joseph Blatter. Nel corso dell’intervista, organizzata in un ristorante con giardino, è stato di continuo salutato e avvicinato dalla gente. E lui ha reagito a queste sollecitazioni ridendo. Ma quando si torna a parlare della sua missione, l’immunologo torna serio. Molto serio.
Signor Stadler, a volte i medici predicano bene e razzolano male. Nel suo caso? Contro quali malattie è vaccinato?
Sono vaccinato contro quasi tutto ciò che costituisce una minaccia per noi. Ho sempre accettato di fungere da cavia per i miei studenti, iniettandomi dei vaccini nell’ambito di alcuni esperimenti. Posso affermare con convinzione di disporre di una protezione completa. A poco a poco, mi avvicino ad un’età nella quale devo farmi vaccinare contro determinate malattie infantili.
La protezione contro l’influenza riveste per me una grandissima importanza. È qualcosa che faccio ogni anno in modo sistematico. Si tratta di un piccolo gesto dagli effetti enormi. Vale lo stesso per i sintomi causati dal vaccino: se la febbre appare, è un buon segno. Ogni atto immunitario è accompagnato da un’infiammazione. È soltanto in quel momento che esso diventa veramente efficace.
Non le è mai capitato di dimenticarsi un vaccino?
Sì, in realtà è capitato: per mia figlia. All’epoca, eravamo emigrati in America e lei era troppo piccola per essere vaccinata contro gli orecchioni. Là, improvvisamente si è ammalata. Siamo così andati da un pediatra, che si è quasi infuriato. Ci ha detto che da anni non gli capitavano più casi di orecchioni. In quell’occasione mi sono rimproverato molto. In America, nonostante l’età, avrei potuto fare vaccinare mia figlia molto tempo prima. Fortunatamente, rispetto ad allora, siamo diventati più furbi in Svizzera e i vaccini oggi vengono effettuati molto prima.
Secondo lei quali sono i virus e batteri più pericolosi?
È difficile rispondere a questa domanda. Il virus Ebola è certamente mortale. Ma è anche immediatamente riconoscibile e può essere trattato subito. Può sembrare qualcosa di quasi cinico, ma tale caratteristica può aiutare a circoscriverlo, a vantaggio di chi non è stato ancora infettato. Personalmente, trovo un virus come l’HIV molto più pericoloso. Le persone infettate, per settimane, non si rendono conto di essere portatrici della malattia e possono contagiarne altre.
Di quale virus ha personalmente più paura?
In quanto adulto, trovo che il morbillo rappresenti una grande minaccia: l’infezione è accompagnata da un rischio di encefalite. Gli orecchioni, invece, possono comportare l’impotenza. Certo, alla mia età ciò non cambierebbe molto per la mia vita.
C’è poi anche il tetano, che ho sempre ritenuto molto pericoloso. Nei casi mortali, l’intero corpo diventa rigido come una tavola, provocando dei dolori inenarrabili. Ciò che colpisce è che, in particolare nei confronti del tetano, la maggior parte di chi è contrario ai vaccini è in realtà immunizzato. In Svizzera non esiste praticamente più un solo cittadino che non lo sia. Allora tirano fuori la scusa secondo la quale un tempo era abitudine farlo. Ma allora per quale ragione i «no vax» continuano a vaccinare i loro figli contro questa malattia?
Tuttavia, per me, la paura più grande è quella di contagiare una persona e che questa possa morire a causa della malattia. È per questa ragione che milito con tanto ardore a favore di un tasso di vaccinazione più elevato. Nella mia ottica, infatti, mi faccio vaccinare non soltanto per proteggermi ma anche per solidarietà: per non contagiare gli altri.
Nel caso del morbillo si registrano attualmente dei record negativi. L’OMS e l’OFSP puntano seriamente a sradicare la malattia. Ma quest’anno sono già stati segnalati 100 casi in Svizzera. Si tratta di una cifra che da tempo non era così elevata.
Ciò è dovuto unicamente ai «no vax». E purtroppo questo gruppo è cresciuto negli ultimi anni. Oggi esistono fin troppi modi per diffondere stupidaggini su internet. È per questo che negli Stati Uniti sono stati effettuati sforzi al fine di vietare ed isolare le pagine contro i vaccini su Facebook.
Purtroppo constato che un’altra ragione è legata al successo stesso delle vaccinazioni. I giovani di oggi non conoscono quasi più persone che abbiano sofferto di malattie evitabili grazie ai vaccini. La mia generazione, al contrario, doveva ancora confrontarsi con dei casi di poliomielite. Oggi esistono dei ragazzi che non sanno più neanche di cosa si tratti.
Cosa accadrebbe se, dall’oggi al domani, nessuno più potesse vaccinarsi?
Alcuni vaccini offrono una protezione a vita. Il che significa che non ci sarebbero pericoli imminenti. Sono dunque necessari numerosi anni prima che le epidemie tornino a manifestarsi.
Ma lo farebbero.
Direi dopo una mezza generazione. E dopo una generazione intera, torneremmo al Medioevo. All’epoca, la popolazione europea veniva decimata dalla peste e dal vaiolo. Dietro Interlaken, ad esempio, alcune vallate interne furono isolate. La popolazione non veniva più considerata e perfino coloro che erano in buona salute morivano di fame. Di certo non abbiamo voglia di rivedere scene simili.
L’Italia lotta da alcuni mesi contro un’epidemia di morbillo che non riesce a gestire. Il governo ha reagito e imposto sanzioni ai genitori che non fanno vaccinare i loro figli. Lei cosa ne pensa?
Io sono un liberale e per anni sono stato contrario all’obbligo di vaccinazioni. Ma ho completamente cambiato opinione. In Italia si sta agendo secondo me nel modo giusto. Anche in Svizzera occorre introdurre degli obblighi, accompagnati da pesanti sanzioni, per far sì che si possa ottenere un tasso di vaccinazioni più elevato. La realtà è che le parole e la ragione non bastano: le persone più vulnerabili (i bambini e i malati) hanno il diritto di essere protetti contro le infezioni.
Proprio su questo punto, che riguarda le persone anziane e malate, lei si trova in disaccordo con l’Ufficio federale della sanità pubblica. Tra l'altro, lei accusa anche la Confederazione di gravi responsabilità.
È vero. La comunicazione dell’OFSP è del tutto zoppa. Si proclama il concetto di autoprotezione anziché quello di protezione pubblica. E c’è una ragione: ancora una volta è una questione di denaro. La Confederazione deve sottoscrivere una garanzia d’acquisto con i produttori di vaccini antinfluenzali. In termini concreti, ogni anno la Svizzera ordina vaccini per circa il 20% della popolazione. Non vuole andare oltre perché teme di ritrovarsi delle dosi sul groppone e, conseguentemente, anche dei costi.
È per questo che penso anche che non sia una buona cosa il fatto che non ci siano più produttori di vaccini in Svizzera. Soltanto un pugno di aziende nel mondo controlla la totalità del settore e, beninteso, del mercato. Non è una buona cosa. La Svizzera, e gli Stati in generale, devono tornare a partecipare maggiormente alla produzione di vaccini. Poiché è loro dovere proteggere la popolazione.
Non sarebbe utile per lei entrare in politica al fine di difendere tali rivendicazioni?
Occorre rifletterci seriamente. Soprattutto considerando che la Consigliera federale Simonetta Sommaruga ha dichiarato a più riprese che le vaccinazioni comporterebbero dei vantaggi e degli inconvenienti: così fa il gioco di chi è contrario ai vaccini. A mio avviso, dovrebbe scusarsi per quelle dichiarazioni.
Anche i «no vax» chiedono a lei di scusarsi: dicono che non deve limitare il loro libero arbitrio e lasciare che la natura faccia semplicemente il proprio corso. Cosa si sente di dire rispetto a questo?
Purtroppo non posso che rispondere in modo radicale: non siamo obbligati a vaccinare tutti bambini, ma soltanto quelli che vogliamo conservare.
Basta guardare la storia della Terra nello specchietto retrovisore per constatare che, se si lascia la natura fare il proprio corso, alcune specie scompaiono. Neanche l’uomo è perfetto, ma abbiamo imparato a correggerne gli errori biologici. I progressi nella medicina sono stati così importanti da aver visto crescere una società che non avrebbe potuto svilupparsi altrettanto unicamente con mezzi naturali. Serviamoci perciò delle nostre conoscenze, proteggiamo le nostre vite e facciamo tutto ciò che possiamo per approfittare fino all’ultimo della nostra presenza in questo mondo. È ciò che cerco di fare ora che sono in pensione, ancor più di prima. Soprattutto quando passo del tempo con i miei nipoti: non c’è nulla di più bello ai miei occhi.
Epidemia di morbillo minaccia tribù indigena: è troppo tardi per loro?
Epidemia di morbillo minaccia tribù indigena: è troppo tardi per loro?
La tribù indigena degli Yanomami, che vive al confine fra Venezuela e Brasile, è minacciata da un'epidemia di morbillo.
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La malattia sta imperversando dal mese di marzo.
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Dal momento che questa popolazione vive completamente isolata dal resto del mondo, l'esatta portata dell'epiedmia è ancora sconosciuta.
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Per gli Yanomami questa malattia è particolarmente pericolosa poiché sono privi delle naturali difese immunitarie contro il morbillo.
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In territorio brasiliano 23 Yanonami sono stati ricoverati in ospedale. Secondo l'organizzazione Wataniba, altri 25 membri della tribù avrebbero contratto la malattia in Venezuela.
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A causare la diffusione della malattia sarebbero stati i cercatori d'oro abusivi che giungono sempre in gran numero in quella zona.
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La malattia sta minacciando seriamente le popolazioni indigene già in pericolo.
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Le ONG temono che comunità intere possano esserne decisamente.
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