Votazioni federaliL'Iniziativa UDC bocciata da quasi il 62% del popolo
ATS
27.9.2020 - 18:43
Niente Brexit in salsa elvetica: il popolo svizzero ha oggi respinto con il 61,7% dei no l'iniziativa UDC per un'immigrazione moderata, che avrebbe portato alla revoca della libera circolazione con l'Ue, mettendo in forse la via bilaterale del paese.
L'esito finale è impietoso: i sì sono stati 1'233'809, i no 1'988'120, e a livello di cantoni la partita è terminata a 22 a 4. La partecipazione ha sfiorato il 59%.
L'UDC ci ha riprovato, ma senza successo
La formazione da poco guidata da Marco Chiesa non è quindi riuscita a ripetere l'exploit del 9 febbraio 2014, quando sola contro tutti con la sua iniziativa contro l'immigrazione di massa ottenne una vittoria di misura, con il 50,3%. Nella costituzione finì un preciso mandato sull'introduzione dei contingenti, dal parlamento uscì però un'applicazione del tutto diversa: light, dissero i politici.
Insoddisfatta di quanto successo, l'UDC ci ha riprovato, ponendo sul tappeto la domanda fondamentale – libera circolazione: sì o no? – ma è stata duramente sconfitta.
Ha pesato forse il momento economico – con la pandemia di coronavirus in corso la voglia di esperimenti è poca – e la capacità di coalizzarsi degli avversari: governo, datori di lavoro e sindacati sono scesi in campo compatti, addirittura presentandosi fianco a fianco.
Tema dell'immigrazione non più tra le prime preoccupazioni
E se il 2014 era solo ieri, politicamente nel frattempo molto è cambiato: stando ai politologi e ai sondaggi il tema dell'immigrazione è chiaramente stato soppiantato da altri nella classifica delle preoccupazioni, a partire da quelli ambientale e delle pensioni.
Il tentativo dei promotori di dare un'impronta quasi verde alla proposta di modifica costituzionale odierna, parlando di difesa dell'ambiente attraverso la lotta alla sovrappopolazione, è probabilmente apparso poco credibile. Inoltre l'UDC, un tempo macchina da guerra capace di mobilitare l'elettorato, oggi secondo gli esperti sembra ormai avere un'immagine assai differente: quella di un partito perdente.
I democentristi non sono riusciti a fare il pieno di voti nemmeno in Ticino, cantone che si trova confrontato con una concorrenza pesante da parte di lavoratori italiani, nonché con salari che si allontanano sempre di più da quelli in uso del resto del paese: ha votato per la modifica costituzionale solo il 53,1% dei votanti, assai meno del 68,2% che avevano sostenuto l'iniziativa per l'immigrazione di massa del 2014.
Questa volta insieme al Ticino sono rimasti solo Appenzello Interno (54,3%), Svitto (53,4%) e Glarona (50,5%). I Grigioni, che quattro anni or sono avevano di misura (50,6%) approvato la proposta UDC dei contingenti, ora sono passati chiaramente nel campo opposto (59,1%). Campione del no è stato Basilea Città (74,7%), ma anche in Romandia la proposta ha trovato assai poco sostegno.
Cosa chiedeva l'iniziativa
Lanciata dall'UDC e dall'Azione per una Svizzera indipendente e neutrale, l'iniziativa chiedeva che Berna tornasse a disciplinare autonomamente l'afflusso di stranieri, revocando in particolare la libera circolazione con l'Unione europea che, secondo i promotori sta mettendo sotto pressione il mercato del lavoro, i servizi sociali e le infrastrutture del paese.
Durante la campagna, l'UDC ha fatto leva sui timori dei lavoratori giovani e anziani di vedersi togliere l'impiego da personale proveniente da altri paesi e disposto ad accettare retribuzioni minori.
Oltre al dumping salariale, l'immigrazione definita incontrollata ha inoltre effetti negativi sulle assicurazioni sociali, sugli affitti e la capacità di trovare un alloggio, e porta a un sovraffollamento di treni e strade, nonché all'aumento della cementificazione del paesaggio, affermavano i promotori.
Libera circolazione vantaggiosa per la piazza economica
Per gli oppositori la libera circolazione delle persone è invece vantaggiosa per la piazza economica. Le aziende svizzere hanno bisogno di lavoratori stranieri e la fine degli accordi con l'Unione Europea avrebbero messo in forse il benessere nazionale. La maggioranza si è così lasciata convincere, evitando di mettere in serie difficoltà i rapporti con l'Unione europea.
Il dibattito sull'Europa non è però finito. In primo piano nei prossimi mesi tornerà il tema dell'accordo quadro, preteso dall'Ue affinché la Confederazione si sottoponga al diritto europeo nelle questione che hanno a che fare con l'accesso al mercato.
L'intesa negoziata dal governo ha suscitato non poche opposizioni in Svizzera. Gli occhi di tutti sono ora quindi puntati sull'esecutivo, in attesa delle prossime mosse.