«Sì» alla riforma per rendere meno attrattivo il servizio civile.
Con 26 voti contro 11 e 2 astenuti, il Consiglio degli Stati ha sostenuto oggi il progetto governativo, con il quale si intende ridurre drasticamente il numero di ammissioni. Sulla revisione della legge, sulla quale il Nazionale deve ancora esprimersi, pende però un forte rischio di referendum.
Stando al Governo, negli ultimi anni il numero di «civilisti» è aumentato a dismisura a scapito dell'esercito. Oltre a tale evoluzione giudicata «preoccupante», il Consiglio federale non vede di buon occhio il fatto che dopo aver effettuato la scuola reclute molti soldati lascino l'esercito per passare al servizio civile. Preoccupano inoltre le partenze di quadri e specialisti, ha spiegato Josef Dittli (PLR/UR) a nome della commissione.
Le ammissioni al servizio civile sono passate da 4670 nel 2011 a 6785 nel 2017. Nel 2018 sono però scese dell'8,5% a 6205. Per il Consiglio federale, tale numero è ancora troppo elevato, anche perché di questi 6'205 «civilisti», 2'463 avevano terminato la scuola reclute e 428 erano quadri e specialisti, ha spiegato il consigliere federale Guy Parmelin.
Il ministro dell'economia ha sottolineato come queste partenze abbiano un costo: le risorse e le spese legate all'istruzione delle persone interessate sono andate perse. Inoltre, l'effettivo regolamentare dell'esercito (100'000 effettivi) risulta minacciato.
Sinistra contraria
La sinistra ha tentato invano di convincere il plenum a non entrare in materia su questa revisione. «Poiché l'esercito non è più attrattivo, si vuole rendere meno attrattivo il servizio civile», ha rilevato Géraldine Savary (PS/VD). Il progetto ha un carattere punitivo e contempla misure sproporzionate.
Anche il loro effetto sugli effettivi dell'esercito è tutto da provare. Queste diatribe amministrative potrebbero in particolare provocare un aumento delle partenze per motivi di salute, ha aggiunto la socialista vodese.
Ma la maggioranza borghese non l'ha seguita e, dopo aver votato l'entrata nel merito, ha adottato sette delle otto misure preconizzate dal Consiglio federale. Una sola proposta è stata bocciata: la Camera dei cantoni non ha voluto abolire la possibilità concessa ai «civilisti» di essere impiegati all'estero, come auspicava invece il Consiglio federale.
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