Epidemia Covid-19: un quarto dei casi dall'estero. Più responsabilità da chi è in quarantena

ATS

9.7.2020 - 15:46

Gli esperti presenti oggi all'appuntamento con i media (da sinistra a destra): Oliver Schärli, Michael Schöll, Linda Nartey e Stefan Kuster.
Gli esperti presenti oggi all'appuntamento con i media (da sinistra a destra): Oliver Schärli, Michael Schöll, Linda Nartey e Stefan Kuster.
Source: KEYSTONE/PETER SCHNEIDER

È importante che le quasi 3'000 persone in quarantena al momento in Svizzera rispettino le direttive affinché si possano tenere sotto controllo le infezioni di Covid-19. Un quarto dei nuovi casi dall'estero. I cantoni più colpiti sono quelli più grandi.

Lo ha dichiarato oggi in conferenza stampa Stefan Kuster, responsabile delle malattie trasmissibili presso l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Stando allo specialista, bisogna affidarsi al senso di responsabilità di ognuno. Controlli a tappeto sul rispetto o meno delle regole sono impossibili da svolgere. I Cantoni hanno comunque parecchio da fare per assicurare il tracciamento.

In merito alle cifre pubblicate oggi (88 nuove infezioni da Covid-19 in Svizzera nelle ultime 24 ore), si è registrata una flessione rispetto ai giorni scorsi (129 registrati fra martedì e mercoledì), ciò che lascia pensare a una stabilizzazione dei casi.

Per questo è importante continuare a rispettare le regole d'igiene e di distanziamento affinché l'attuale tasso di riproduzione del virus, ora all'1,38% («ciò che ci preoccupa un po'«), possa scendere presto sotto l'1%.

Un quarto all'estero, i più colpiti sono i grandi cantoni

Per quanto riguarda i casi confermati, ad essere soprattutto colpiti sono i grandi cantoni, come Zurigo, Vaud o Argovia, e le cause principali sono gli assembramenti (leggi: club), ma anche i funerali. Un quarto dei casi è tuttavia importato, ossia riconducibile a persone tornate in Svizzera da paesi a rischio come la Serbia e il Kosovo.

Il medico cantonale di Berna, Linda Nartey, ha spiegato al riguardo che sarebbe utile per i Cantoni ricevere le liste dei passeggeri giunti in Svizzera con l'aereo per facilitare il tracciamento delle persone eventualmente contagiate.

Ad ogni modo, un controllo a tappeto sul rispetto della quarantena o dell'isolamento è impossibile: dobbiamo affidarci al senso di responsabilità del singolo. Noi facciamo il possibile per far capire ai soggetti interessati il perché di questa misura, ha spiegato.

In merito all'app per il tracciamento (SwissCovid), Kuster ha invitato la popolazione a scaricarla sul proprio smartphone. Finora l'hanno fatto 1,6 milioni di persone (1,2 milioni di utilizzatori regolari): 60 i casi segnalati di possibile contagio. Quanto all'uso della mascherina sui mezzi pubblici, stando a Kuster le aziende di trasporto segnalano un'alta accettazione di simile obbligo, ciò che è particolarmente positivo.

Rientro dall'estero a proprio rischio

Circa la responsabilità individuale, sulla quale si è insistito molto da parte degli specialisti, Martin Schöll dell'Ufficio federale di giustizia ha affermato che un lavoratore posto in quarantena dopo un viaggio in un Paese a rischio potrebbe vedersi negato il salario per il periodo trascorso tra le mura di casa. Benché il datore di lavoro non possa vietare a un collaboratore di viaggiare all'estero, è quindi meglio essere prudenti.

Diversa la situazione per le persone in quarantena infettatesi in Svizzera. Se possono continuare a lavorare da casa il problema non si pone, ma se non possono farlo poiché la mansione non lo consente, non sussiste un obbligo per il datore di lavoro di pagare il salario.

Al momento non ci sono decisioni dei tribunali e i giuristi sono divisi su questo punto, ha spiegato Schöll. Qualcuno sostiene che l'obbligo sussista in ogni caso dal momento che si tratta di una decisione delle autorità, qualcun altro invece difende il parere contrario. Per chi invece si ammala di Covid-19, non c'è problema: il salario viene versato.

Economia: più resiliente del previsto

In merito alle ripercussioni della pandemia sull'economia e sul mercato del lavoro, Oliver Schärli della Segreteria di Stato dell'economia (SECO) ha spiegato la lieve ripresa di giugno grazie a fenomeni stagionali, ma anche in virtù dell'allentamento delle misure di protezione e dei provvedimenti adottati dalla Confederazione – lavoro ridotto e crediti Covid – a favore delle imprese.

Insomma, l'economia svizzera si è dimostrata più resiliente del previsto, secondo Schärli. In relazione al lavoro ridotto, per quanto riguarda il mese di marzo, degli 1,6 milioni di lavoratori annunciati «solo» 880 mila persone hanno ricevuto un sostegno, pari a un miliardo di franchi, invece dei 2-3 miliardi stimati all'inizio. Anche se la disoccupazione rimane sempre alta – 150 mila persone a fine giugno – coltiviamo un «ottimismo prudente» per i mesi a venire.

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