La Svizzera non deve procedere da sola, ma collegare il suo sistema di scambio di emissioni di CO2 con quello dell'UE. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale per 116 voti a 68, seguendo così il parere della sua commissione preparatoria. Il dossier va agli Stati.
Con il collegamento dei due sistemi le imprese svizzere ottengono l'accesso a un mercato molto più grande, ha dichiarato in aula a nome della commissione Benoît Genecand (PLR/GE).
In Svizzera, 54 imprese attive nel settore del cemento, della chimica, dei prodotti farmaceutici, delle raffinerie, della carta, del riscaldamento o dell'acciaio sono legate al sistema indigeno. Molte di loro chiedono di essere collegate all'UE per essere competitive sul mercato internazionale, ha spiegato Genecand.
Questo sistema, sviluppato dopo il Protocollo di Kyoto, dà a queste aziende il diritto di emettere CO2 nell'atmosfera fino ad un certo limite. I diritti di emissione sono distribuiti gratuitamente alle imprese. Chi riduce le proprie emissioni di CO2 e non usa tutti i diritti di emissione può venderle ad altri che ne hanno bisogno.
L'accordo è trattato in parallelo con la revisione completa della legge sul CO2, poiché richiede modifiche alla legge. L'entrata in vigore è prevista per il 2020, mentre la legge sul CO2 potrebbe essere applicata solo a partire dal 2021.
La Camera del popolo ha voluto garantire che nella navigazione aerea non vi siano doppi oneri, premunendosi nel caso che l'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale dovesse adottare nuove misure, ad esempio un obbligo di compensazione applicabile ai voli internazionali.
Tale obbligo si aggiungerebbe a quanto già previsto dall'accordo con l'UE per i voli all'interno della Svizzera e dello spazio europeo. Se dovesse risultare che alcuni voli sono doppiamente soggetti a oneri analoghi, il Consiglio federale dovrebbe presentare un progetto per riesaminare la situazione.
Il Consiglio nazionale ha inoltre inasprito le norme per le centrali termoelettriche a combustibili fossili. Con 92 voti a 91 ha adottato una misura per impedire la promozione di tali centrali elettriche in Svizzera. L'obiettivo è impedire che i prezzi bassi del sistema di scambio di emissioni favoriscano la costruzione di questi impianti.
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