SvizzeraIl Consiglio federale propone il canone radio-tv a 300 franchi entro il 2029
mp, ats
8.11.2023 - 17:02
Entro il 2029 il canone radio-tv dovrebbe scendere dagli attuali 335 a 300 franchi all'anno. Inoltre, le imprese con un fatturato annuo soggetto all'IVA fino a 1,2 milioni di franchi dovrebbero essere esentate dal canone (attualmente fino a 500'000 franchi).
mp, ats
08.11.2023, 17:02
08.11.2023, 17:09
SDA
È quanto propone oggi il Consiglio federale, in risposta all'iniziativa popolare «200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)», che raccomanda di respingere.
«Con le proposte odierne, non si tratta di fare una rivoluzione, ma sono convinto che riusciremo a convincere i cittadini che si recheranno alle urne», ha indicato il consigliere federale Albert Rösti davanti ai media.
L'iniziativa, che prevede per la Società svizzera di radiotelevisione una riduzione dei proventi del canone dagli attuali 1,25 miliardi di franchi a circa 650 milioni, avrebbe effetti di vasta portata sull'offerta giornalistica e sul radicamento regionale della Società svizzera di radiotelevisione (SSR) con la sua organizzazione federalista, ha aggiunto Rösti.
Il Governo condivide preoccupazione promotori
Il Consiglio federale condivide tuttavia la preoccupazione dei promotori dell'iniziativa di sgravare l'onere finanziario delle economie domestiche e dell'economia, ha aggiunto il ministro UDC.
Il Governo ha pertanto incaricato il Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) di avviare una procedura di consultazione per una revisione parziale dell'ordinanza sulla radiotelevisione (ORTV).
Da un lato, il Consiglio federale intende ridurre, entro il 2029, il canone per le economie domestiche in due tappe dagli odierni 335 franchi a 300 franchi all'anno. Dall'altro, il Governo vuole esentare dal canone le imprese con un giro d'affari annuo soggetto all'IVA fino a 1,2 milioni di franchi (attualmente la soglia di esenzione è di 500 000 franchi).
L'esecutivo intende così continuare a stabilire autonomamente l'importo del canone radiotelevisivo. Con le proposte odierne, l'importo fisso destinato in futuro alla SSR dovrebbe diminuire di 170 milioni di franchi, a fronte degli attuali 1,25 miliardi. Oltre a ciò v'è da prevedere un calo delle entrate pubblicitarie di circa 20 milioni, ha precisato Rösti.
Nuova concessione dal 2029, cosa cambierà?
La procedura di consultazione durerà fino al primo febbraio2024.Prima delle vacanze estive, il Consiglio federale presenterà poi al Parlamento il messaggio sull'iniziativa SSR e contemporaneamente, alla luce dei risultati della consultazione, adotterà l'ORTV parzialmente riveduta.
Toccherà alle Camere federali pronunciarsi eventualmente in favore di un controprogetto diretto o indiretto all'iniziativa, ha precisato ancora Rösti.
La nuova concessione della Società svizzera di radiotelevisione sarà quindi elaborata dopo la votazione popolare sull'iniziativa SSR, prevista per il 2026.
Sarà valida a partire dal 2029 e si baserà sulle grandi linee già stabilite dal Consiglio federale il 7 settembre 2022, ossia: la SSR dovrà orientare maggiormente il suo mandato all'informazione, alla formazione e alla cultura, ha precisato Rösti.
Nell'intrattenimento e nello sport, si concentrerà sulle aree non coperte da altri fornitori e focalizzerà la sua offerta online sui contenuti audio e audiovisivi, limitando i testi scritti.
Complessivamente, secondo Rösti, con la nuova concessione non sono escluse diverse centinaia di posti di lavoro in meno presso l'azienda radiotelevisiva di servizio pubblico.
«Vogliamo dare una risposta chiara all'iniziativa a livello politico, ma sta poi alla SSR adottare le misure interne di risparmio necessarie», ha sottolineato il consigliere federale a una domanda di un giornalista.
L'«Iniziativa SSR» segue quella «No Billag»
La cosiddetta «Iniziativa SSR» segue quella chiamata «No Billag», che intendeva abolire in toto la tassa di ricezione, e che nel marzo 2018 era stata respinta chiaramente dal 71,6% dei cittadini.
Il lancio di «200 franchi bastano!» è stato promosso da UDC, Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) e giovani liberali-radicali.
Oltre a ridurre la «tassa obbligatoria» per le famiglie e per i giovani, l'iniziativa chiede di esentare tutte le società e le imprese dal pagamento del canone.
La ripartizione dei proventi alle emittenti radiofoniche e televisive private rimarrebbe invariata.