Mortale a Riva San Vitale Tamponò una moto e uccise un 51enne, rinviata a giudizio

SwissTXT / pab

24.9.2021

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE

Rischia fino a cinque anni di carcere la conducente dell'automobile che, il 23 marzo 2018, a Riva San Vitale, tamponò due francesi che viaggiavano in moto, uccidendo un 51enne e ferendo una 35enne.

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L'automobilista, una 30enne bulgara, era sotto l'effetto della cannabis. E lungo il tragitto, mentre stava guidando, si era anche scattata alcuni selfie. L'inchiesta non ha provato un nesso tra i selfie e l'incidente, ma la 30enne - che verrà presto processata per omicidio colposo - dovrà comunque rispondere pure di quegli scatti.

La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, come riporta la RSI, ha recentemente firmato il rinvio a giudizio. Sarà chiamata a comparire davanti alla Corte delle Assise Criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, agli inizi di ottobre.

Il reato principale di cui dovrà rispondere in aula la 30enne è quello di omicidio colposo. Contro di lei l'accusa ipotizza anche la guida in stato di inattitudine e la contravvenzione alla legge federale sugli stupefacenti, nonché la guida senza licenza di condurre.

E poi – ma non da ultimo – l’infrazione grave alle norme sulla circolazione stradale: tanto per i selfie, quanto per il ferimento della motociclista.

L'incidente

L'incidente avvenne sulla strada che porta a Brusino Arsizio. Due motociclisti francesi stavano viaggiando davanti alla Mini Cooper guidata dalla cittadina bulgara. Si fermarono a un semaforo di cantiere e l’auto li investì. Il 51enne restò incastrato sotto la scocca della vettura, morendo quasi sul colpo. La compagna rimase ferita, ma fortunatamente riuscì a cavarsela.

Fin dove possibile, l’inchiesta penale ha chiarito i contorni di quella tragedia. La perizia giudiziaria, affidata all’ingegner Massimo Dalessi, ha ricostruito la dinamica dell’incidente. Compresa la velocità della Mini, che era di almeno 70 chilometri orari.

Ci sono inoltre i due elementi emersi dagli accertamenti di polizia. Il primo è che la donna stava guidando sotto l’effetto della cannabis. Il secondo sono i selfie che si fece mentre era al volante. Almeno otto scatti, con il telefonino posizionato sul cruscotto. Scatti per i quali – va detto – non è stato provato però un nesso di causalità con il tamponamento.

L'uso degli smartphone al volante è un comportamento pericoloso e purtroppo sempre più diffuso. La polizia e le scuole guida cercano, da anni, di sensibilizzare i conducenti.