Frontalieri L'ambasciatrice svizzera in Italia Rita Adam: «Non riapriranno tutti i valichi»

ATS

6.5.2020 - 15:29

Secondo l'ambasciatrice della Confederazione in Italia Rita Adam, una valutazione congiunta su una ripresa del trasporto pubblico transfrontaliero può contribuire ad alleviare la pressione sui valichi stradali (foto d'archivio)
Secondo l'ambasciatrice della Confederazione in Italia Rita Adam, una valutazione congiunta su una ripresa del trasporto pubblico transfrontaliero può contribuire ad alleviare la pressione sui valichi stradali (foto d'archivio)
Source: KEYSTONE/Ti-Press/Pablo Gianinazzi

I valichi di confine tra la Svizzera e l'Italia non verranno riaperti tutti l'11 maggio, ma la volontà è di riaprire tappa per tappa con una reciproca volontà di ritornare alla normalità, ha detto oggi a Roma l'ambasciatrice svizzera in Italia, Rita Adam.

«Siamo di fronte alla sfida di trovare un buon equilibrio tra la salvaguardia della salute e la ripresa dell'economia riducendo al minimo i disagi», ha aggiunto Adam davanti al Comitato parlamentare italiano di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, precisando che la priorità rimane la tutela della salute.

L'ambasciatrice elvetica è stata convocata in merito alle problematiche dei lavoratori frontalieri a causa delle limitazioni alla circolazione per l'emergenza Covid-19, soprattutto riguardo alle difficoltà di accesso alla Svizzera e in particolare al Ticino.

Da una settimana +10% del traffico in dogana

A partire dallo scorso lunedì – con una parziale riapertura delle attività nella Confederazione – si è rilevato un incremento del traffico di frontiera del 10%, ha spiegato Adam.

Per garantire un flusso di traffico il più scorrevole possibile, sempre a partire dallo scorso 4 maggio, l'Amministrazione federale delle dogane ha comunicato la riapertura progressiva di alcune dogane – tra cui Ponte Cremenaga, Brusino e Ligornetto – per un totale di 11 valichi attualmente aperti.

Il Consiglio federale ha annunciato l'allentamento progressivo delle restrizioni di ingresso a partire dal prossimo 11 maggio. Ciò ovviamente non sarebbe possibile senza un monitoraggio della situazione epidemiologica, ha avvertito l'ambasciatrice.

Preoccupazioni da Roma

L'audizione è stata sollecitata dal presidente del Comitato, il deputato Eugenio Zoffili, eletto in Lombardia sulla lista della Lega, secondo cui ai confini vi sarebbero «disagi insopportabili» per i lavoratori italiani in Svizzera.

Le lunghe file di auto, ha aggiunto, non sono motivate da controlli sanitari (ad esempio il rilevamento della temperatura), quanto piuttosto da un potenziamento dei controlli doganali. Avendo inoltre chiuso altri valichi minori – come le dogane di Camedo e Maslianico – si crea un effetto imbuto per chi dall'Italia deve recarsi sul posto di lavoro nella Confederazione.

Per il leghista, la situazione per i territori italiani di confine è «insostenibile» e ha invitato Adam a farsi portavoce presso il Consiglio federale affinché i valichi possano essere riaperti anticipatamente – in sicurezza – anche a fronte della ripartenza delle altre attività nella Confederazione. Ciò, aggiunge Zoffili, aumenterà di conseguenza anche il traffico sul confine.

«Le autorità elvetiche sono consapevoli di questa realtà e il tema rappresenta una priorità», ha rilevato dal canto suo Adam, sostenendo che riferirà delle preoccupazioni che sono state espresse da Roma.

Da parte italiana malumori erano già stati manifestati in occasione della parziale chiusura delle frontiere elvetiche. Il Sottosegretario agli esteri con delega ai rapporti bilaterali con i Paesi europei, Ivan Scalfarotto, aveva già sentito Adam alla metà di marzo.

Linfa vitale mai interrotta

Gli oltre 67'000 lavoratori frontalieri «costituiscono un'importante risorsa per l'economia ticinese e svizzera in generale», ha indicato l'ambasciatrice. Ovviamente ciò vale anche per le province italiane confinanti, sia attraverso i ristorni fiscali, sia attraverso i consumi e l'indotto dei lavoratori frontalieri.

Considerate le intense relazioni bilaterali così come l'interconnessione Ticino e Lombardia, ci sono subito stati contatti per discutere le conseguenze delle misure di contenimento adottate da entrambi gli Stati per affrontare la pandemia.

Anche la Svizzera e il Ticino in particolare sono stati toccati dal coronavirus, ha sottolineato Adam alle autorità italiane. «Siamo ben coscienti della delicatezza della situazione», ma la «linfa vitale delle relazioni transfrontaliere non è mai stata interrotta durante questa crisi», ha affermato.

Svizzera e Italia sono intenzionate a mantenere alta la guardia per evitare una recrudescenza dei contagi da entrambi i lati della frontiera, ha aggiunto Adam, sostenendo che una valutazione congiunta su una ripresa del trasporto pubblico transfrontaliero può contribuire ad alleviare la pressione sui valichi stradali.

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