Ticino «Il lutto perinatale non è un tabù, ma non se ne parla abbastanza»

SwissTXT / red

3.2.2023

Perdere un bambino prima del parto o nelle settimane successive alla nascita è un evento traumatico
Perdere un bambino prima del parto o nelle settimane successive alla nascita è un evento traumatico
archivio Ti-Press

Il lutto perinatale oggi raccontato dalle ostetriche ai microfoni della RSI. Rispetto agli anni ’90, anche in Svizzera le pratiche sono cambiate.

SwissTXT / red

3.2.2023

Perdere un bambino prima del parto o nelle settimane successive alla nascita è un evento traumatico. È abbastanza frequente nei primi mesi di gravidanza (si parla di una gravidanza su quattro), lo è di meno una volta superato il primo trimestre.

Durante l’elaborazione della perdita, i genitori possono fare affidamento su diversi professionisti: i ginecologi, psicologi, sessuologi, e, figura sempre più importante, la levatrice.

«Non dico che sia un tabù al giorno d'oggi», commenta ai microfoni della RSI Annalisa Ruzittu, ostetrica e coordinatrice infermieristica del Dipartimento di ostetricia e ginecologia dell’EOC.

«Forse però non se ne parla abbastanza. È un evento talmente forte, emotivamente difficile da affrontare, che anche chi sta vicino alla coppia non sa come sostenerla. Si vorrebbe fare qualcosa ma si è un po’ frenati dalla paura. Negli anni mi sono resa conto che non serve dire molto: l’importante è essere presenti, far sentire che capiamo la loro sofferenza».

La prassi è cambiata

Se oggi alle mamme e ai papà viene concesso di abbracciare e prendere commiato dai corpicini, fino agli anni '90 in Svizzera non accadeva così. Negli ospedali si preferiva non mostrare i figli morti ai genitori. Si pensava di agire a fin di bene, ma per alcune persone questa mancanza pesa ancora oggi.

Anna Margareta Neff dirige il centro di competenza per il lutto perinatale Kindsverlust.ch. Ancora a decenni di distanza riceve e-mail, lettere e telefonate toccanti. «Si rivolgono ancora a noi anche donne anziane che non hanno potuto dare un ultimo saluto al loro figlio, che non sanno che ne è stato del corpo, e che vorrebbero riuscire a chiudere in pace questo capitolo», spiega.

Una sofferenza condivisa da tutti

«Un pensiero penso sia importante rivolgerlo anche agli operatori sanitari e alle levatrici», conclude Annalisa Ruzittu.

«Sicuramente il dolore più importante è quello dei genitori. Però anche per chi come operatore sanitario vive una situazione di questo tipo è sempre difficile. Devi prepararti, devi tenere da parte le tue emozioni e quindi è importante che il team sostenga la levatrice che quel giorno dovrà affrontare questa cosa».

L’aborto spontaneo nei primi mesi

Anche chi subisce una perdita nei primi mesi di gravidanza può e deve essere sostenuto. Statisticamente, si parla in media di una donna, ma varia poi a seconda della fascia d'età.

Nel centro di fertilità dell'EOC vengono seguiti i casi di poliabortività, ovvero le donne che subiscono più aborti. Per un sostegno psicologico vengono indirizzate a degli psicoterapeuti specializzati. La rete prevede che ce ne sia uno per regione, in modo da coprire un po' tutto il territorio ticinese.