In fumo metà tetto Il giorno dopo le fiamme, si contano i danni alla BiascArena

SwissTXT / red

8.9.2023

Il giorno dopo si contano i danni: anche metà dell’impianto fotovoltaico è bruciato. Previste nuove verifiche sulla stabilità del tetto, che determineranno i tempi di riapertura.

SwissTXT / red

Hai fretta? blue News riassume per te

Dopo l’incendio che giovedì ha danneggiato il tetto della pista di ghiaccio di Biasca, oggi è stato il giorno in cui si è cercato di capire l'entità del danno e, di riflesso, i tempi per la rimessa in funzione dell'impianto.

Le autorità, con l'aiuto di una gru, hanno potuto dare un'occhiata alla parte superiore del tetto e hanno costatato che circa la metà è bruciato e lo stesso vale per l'impianto fotovoltaico.

Fino a sabato si procederà comunque a ulteriori verifiche strutturali che dovranno stabilire quanto la copertura è stata intaccata dal fuoco. In altre parole: si valuterà quanto il tetto regge ancora. A dipendenza dell'esito di queste verifiche, ci vorrà più o meno tempo per permettere di riaprire la pista.

Va anche detto che la procura ha disposto il sequestro fino a martedì della BiascArena per permettere gli accertamenti del caso e, fino ad allora, non si attendono pertanto grosse novità.

Galbusera: «Forniture particolari che richiedono tempo»

«Noi come Comune cerchiamo un po’ di sollecitare, nel limite del possibile, gli artigiani e le imprese per fare il lavoro al più presto, ma è anche vero che il materiale necessario è particolare e speciale e quindi le forniture non saranno immediate. I lavori inizieranno comunque prima possibile, con la messa in sicurezza e magari anche con un tetto provvisorio, in modo da poter riaprire al più presto, per dare la possibilità di utilizzo alle varie associazioni», spiega alla RSI il sindaco di Biasca Loris Galbusera.

Effettivamente l'impianto è parecchio sollecitato, tra le società hockeystiche, il pattinaggio artistico e le scuole. Queste ultime per ora rinunceranno, mentre le altre società dovranno valutare piani alternativi presso le altre piste della regione. Al contempo è stata spostata, evidentemente, l'edizione di Sportissima prevista domenica, che si terrà invece al centro sportivo Vallone.

Le fiamme e il fotovoltaico

Sul tetto bruciato, come noto, c'era un impianto fotovoltaico. Detto che sarà l'inchiesta a stabilire se è stato in qualche modo una causa o concausa nel rogo, non è comunque la prima volta che fotovoltaico e fiamme vengono accostate nella cronaca recente.

In particolare c'è stato un caso in Vallese e uno a Friborgo. In entrambi i casi le fiamme si sarebbero sviluppate altrove, ma il ruolo dei pannelli sul tetto ha fatto comunque discutere per quanto riguarda la difficoltà nello spegnimento.

In linea teorica non è impossibile che un incendio parta da un pannello, come conferma alla RSI l’ingegnere e responsabile del settore fotovoltaico alla SUPSI Mauro Caccivio.

«È possibile, anche perché non dobbiamo dimenticare che i moduli fotovoltaici generano energia elettrica. Quello che differenzia i pannelli fotovoltaici è che producono corrente continua, e questo può innescare più facilmente i cosiddetti archi elettrici, che raggiungono temperature fino ad anche 6'000 gradi. Questo significa che fonde il vetro, che c’è poi un gocciolamento del materiale e poi è davvero un attimo a prender fuoco… Può comunque andare in fiamme anche la parte posteriore del pannello, ma può succedere anche a causa di un innesco esterno».

Caccivio giudica ad ogni modo buona la qualità degli impianti nella Svizzera italiana, ma insiste molto sulla necessità di affidarsi a ditte specializzate e soprattutto a chiedere che si usino pannelli certificati da laboratori indipendenti, come quello della SUPSI.