Ticino Il futuro dell'immobiliare è preoccupante

SwissTXT / Red

13.5.2022

Immagine illustrativa/foto d'archivio.
Immagine illustrativa/foto d'archivio.
© Keystone - ATS / Ti-Press / Francesca Agosta

«Il futuro preoccupa»: è questo il messaggio emerso oggi, venerdì, in occasione della conferenza stampa dell’Associazione ticinese dei proprietari immobiliari (CATEF). E le ragioni sono presto dette: il problema dello sfitto, l’aumento delle stime immobiliari e sullo sfondo il conflitto in Ucraina.

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13.5.2022

Fra tre anni ci sarà infatti – come riporta la RSI – un aggiornamento al rialzo delle stime immobiliari, in sintonia con l'aumento del costo del denaro. Questo aggiornamento significherà però nel concreto più spese e più pressione fiscale per i proprietari che, sulla carta, appariranno più «ricchi».

Da qui l'appello alla politica da parte della Camera ticinese dell'economia fondiaria: «L’aggiornamento deve essere prudenziale – spiega ai microfoni della RSI il presidente Gianluigi Piazzini –. Il mercato ci sembra che stia cambiando un po’, però non vogliamo che si vada ad incidere sul portafoglio del proprietario o anche indirettamente su quello dell’inquilino. L’invito a Parlamento e Governo è quindi quello alla prudenza».

Lo sfitto

Nel frattempo bisogna appunto fare i conti anche con lo sfitto, che è diventato un problema cronico. Infatti, stando al rilevamento nazionale dell'Ufficio di statistica, nel 2021 in Ticino il numero delle abitazioni vuote ha superato la soglia delle 7'000 unità, una cifra record che non si vedeva dal 1993.

Inoltre il Ticino è l'unica grande regione ad aver registrato un aumento in questo ambito, nel resto della Svizzera – per la prima volta da 12 anni – c'è stata una diminuzione. Difficile contrastare questa situazione, afferma la segretaria cantonale, l'avvocata Renata Galfetti.

Un piccolo aiuto lo ha dato l'arrivo dei profughi ucraini, anche se di cifre concrete non ce ne sono, come spiegato alla RSI da Galfetti. L'associazione è stata coinvolta dal cantone, anche se come è noto diversi proprietari si sono mossi autonomamente.

E sempre a proposito del conflitto in Ucraina, l'aumento dei prezzi di gas e nafta è sotto osservazione da parte dei proprietari di immobili i quali, secondo Piazzini, sono molto prudenti nel riversare questi costi sugli inquilini. «Al momento non ci sono segnali di situazioni problematiche, ma molto dipende anche dal tipo di contratto di locazione» ha concluso il presidente della CATEF.

Gli affitti

Al contempo la situazione non sembra meno preoccupante anche sul fronte degli affitti, e in particolare sui maggiori costi che dovranno sostenere gli inquilini alla fine dell'anno a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia. L'associazione inquilini stima infatti un raddoppio delle spese: chi l'anno scorso ha speso 1’200 franchi per scaldare casa con gas o nafta, a dicembre 2022 potrebbe trovarsi a pagarne 2'400.

«La stima – dice ai microfoni della RSI il presidente dell’Associazione inquilini Adriano Venuti – si basa su un consumo di circa 2'000 litri annui per un 4,5 locali. Se un anno fa per 100 litri di nafta si pagavano circa 60 franchi, oggi siamo infatti a 120 e oltre».

L'allarme è lanciato dall’associazione mantello nazionale che ha chiesto alla Confederazione la creazione di un gruppo di lavoro e sussidi mirati sul modello di quelli per le casse malati.

E si pensa a misure sul lungo periodo: «C’è una necessità a breve termine per far fronte a questi aumenti, e lo si potrà fare con degli aiuti diretti, in base al reddito, alle famiglie più bisognose. Esiste però un problema più generale, riassumibile nella dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento energetico. Il passaggio alle energie rinnovabili, che aspettiamo da tempo, ora è una necessità».