Svizzera italiana Il COVID-19 non è nei nostri macelli

SwissTXT / pab

19.5.2020

Immagine d'illustrazione
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archivio Ti-Press

Mentre il mondo si sta preoccupando per il crescente numero di contagi registrati nei macelli, nella Svizzera italiana i mattatoi non sono da considerare dei luoghi di facile diffusione per il coronavirus.

Se in Francia, Germania e Stati Uniti si sono formati importanti focolai nelle più grosse industrie di produzione di carne, a sud delle Alpi non si contano casi di positività né tra gli addetti ai lavori né tra gli animali, come confermato dal veterinario cantonale ticinese Luca Bacciarini alla RSI.

A fare la differenza non sono però soltanto le condizioni di lavoro, che all'estero vedono molte persone a lavorare con poca protezione a stretto contatto, al freddo e con importanti sistemi di aerazione, ma quelle di vita.

Cosa succede all'estero

I grandi stabilimenti francesi, tedeschi e statunitensi impiegano spesso lavoratori a cottimo, pagati dunque in base a quanto prodotto e non al tempo impiegato, che vivono in condizioni precarie.

Ad esempio nella tedesca Coesfeld i contagiati sono per la maggior parte cittadini romeni che abitano in appartamenti piccoli, condividendo costantemente gli stessi spazi, ciò che rende impossibile soddisfare le regole di igiene minime.

Ciò che non è assolutamente da considerare tra le cause della diffusione della pandemia nei macelli è... la carne. Contrariamente a quanto successo in passato, con ad esempio i dromedari che trasmettevano la MERS (Sindrome Respiratoria del Medio Oriente), gli animali non sono infatti portatori o vettori del nuovo coronavirus.

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