Quasi 90 casi Focolai in due case per anziani Don Guanella

SwissTXT / pab

30.10.2020

Immagine d'illustrazione
Immagine d'illustrazione
Ti-Press

Sette istituti toccati e una sessantina di ospiti positivi. Il coronavirus è entrato già in alcune case per anziani ticinesi, due delle quali risultano più colpite delle altre (per queste ultime si parla di focolaio).

Venerdì sera, infatti, è arrivato il comunicato delle case anziani Don Guanella di Maggia e di Castel San Pietro, al cui interno si sono sviluppati i due focolai: la direzione specifica che sono 44 gli ospiti contagiati.

A Maggia 7 ultranovantenni con patologie pregresse sono deceduti, mentre sono 45 i collaboratori positivi al test nelle due case. La direzione indica anche un ultracentenario guarito dal Covid.

E ora la preoccupazione riguarda anche il personale, mentre c'è attesa per i test rapidi; test a tappeto - ed è uno degli insegnamenti tratti dalla durissima esperienza della primavera - per individuare i positivi al coronavirus nel tempo minore possibile.

Tanzu: «È la fatalità che gioca»

La RSI ha intervistato Franco Tanzi, coordinatore del gruppo di lavoro delle case per anziani, per fare il punto sulla situazione.

«Diciamo che l'evoluzione da una parte sorprende, dall'altra sapevamo che, prima o poi, il virus sarebbe entrato nelle nostre case. In alcune case è entrato proprio con la caratteristica del focolaio e, in alcuni casi, invece, abbiamo casi sporadici. In grande misura abbiamo capito, ancora una volta, che è la fatalità che gioca. Nel senso che non conosciamo la via per la quale il virus è entrato, se attraverso i visitatori piuttosto con il personale (escludiamo che siano i fornitori, perché c'è un protocollo di protezione, dovrebbe essere veramente esclusa quella via)».

Preoccupazione anche per il personale

«Ora ci preoccupano le case che sono state maggiormente colpite e il personale, nel caso venga toccato dalla malattia, indirettamente o direttamente, bisogna che rientri a casa, o in isolamento o in quarantena. Noi facciamo tamponi su tutto il personale, questo è quello che abbiamo imparato dalla prima ondata. Non dobbiamo lesinare questi controlli proprio per identificare chi è portatore del virus o chi è ammalato».

Il caso di Ginevra, dove manca il personale

«Non vorremmo arrivare all'estremo di Ginevra dove i medici in quarantena (in buona salute, senza sintomi beninteso) vengono invitati a lavorare proprio perché manca assolutamente il personale. Quello che potremmo mettere in campo, piuttosto, è una forma di solidarietà tra case anziani, per prestarsi il personale o ricorrere a personale avventizio».

Numero elevato di asintomatici anche tra gli anziani

Anche tra gli anziani c'è un numero elevato di asintomatici «questo è sicuro, per questo le cifre sono relativamente alte. Noi ci aspettiamo qualche cosa dai test rapidi. Purtroppo in principio questi test non dovrebbero essere applicati su persone vulnerabili, come lo sono i nostri anziani, però il fatto di poter disporre, magari in un futuro, in condizioni particolari, dei test rapidi, permetterebbe di essere ancora più tempestivi per isolare i malati rispettivamente e il contagio».

Questo dunque il quadro, che comprende anche la volontà di evitare la chiusura delle strutture al pubblico, imposizione che aveva toccato gli anziani in primavera.

Tornare alla home page