Ticino Covid-19, Merlani: «Forse vicini a un picco, ma se discesa sarà, non sarà rapida»

pab

16.11.2020

Il medico cantonale Giorgio Merlani sarà affiancato, nella conferenza stampa di Bellinzona, da Marina Lang, responsabile per il contact tracing, nonché psicologa della polizia cantonale ticinese.
Il medico cantonale Giorgio Merlani sarà affiancato, nella conferenza stampa di Bellinzona, da Marina Lang, responsabile per il contact tracing, nonché psicologa della polizia cantonale ticinese.
Ti-Press / archivio

Il medico cantonale sulla pandemia di COVID-19: «La crescita non è più esponenziale, ma i numeri rimangono molto alti». Nuova piccola stretta nelle case per anziani. Poche le deroghe sulla quarantena concesse al personale sanitario. Lang: «Abbiamo potenziato il contact tracing. Ecco ora come funziona».

La conferenza stampa è stata aperta, con quasi un quarto d’ora di ritardo, dal medico cantonale Giorgio Merlani che ha fatto dapprima il punto della situazione menzionando i dati a livello svizzero: «Si può notare un certo rallentamento sia nel numero dei contagi che delle ospedalizzazioni. Non crescono più in modo esponenziale. Forse stiamo raggiungendo un picco, ma è ancora troppo presto per gioire. Dovremo aspettare ancora qualche giorno per esserne sicuri».

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L'appello a sottoporsi al test in caso di sintomi

Passando ai numeri del Ticino, Merlani ha ribadito che i dati del lunedì sono inferiori rispetto a quelli della settimana, ma in linea con quelli degli altri lunedì. «Per quel che concerne i test effettuati, le cifre ci indicano che c’è una certa stabilizzazione attorno al valore di positività del 28-30%. Questo ci ricorda che è importante continuare a farli».

«Mi sento quindi ancora di rilanciare l’appello: se avete sintomi, che non devono esserci tutti e in maniera completa, fatevi testare. Ne basta solo uno come mal di testa, tosse, febbre o sensazione di spossatezza. Parlatene subito al vostro medico. Loro sanno che devono testare il più possibile perché dobbiamo cercare, isolare i casi positivi e tracciarne in contatti», ha continuato Merlani.

Forse un picco, ma se discesa sarà, sarà lenta

«I dati sugli ultimi quattordici giorni indicano che non c’è stata una crescita esponenziale delle nuove infezioni. C’è un sostanziale rallentamento dell’aumento. I casi però sono ancora stabilmente molti. Non siamo nemmeno arrivati verso una chiara fase di discesa. Probabilmente siamo vicini a quello che abbiamo sempre chiamato il picco», ha proseguito il medico cantonale. 

«Però si deve fare attenzione a definirlo picco. Durante la prima ondata siamo saliti molto rapidamente e poi scesi altrettanto rapidamente grazie alle misure di completa chiusura. Questo fenomeno di diminuzione rapida molto probabilmente, questa volta, non ci sarà perché le misure che hanno portato a rallentare i nuovi contagi sono più modeste e quindi, di conseguenza, è improbabile che scenderemo con la stessa rapidità con la quale siamo saliti».

«Non si tratta di un picco, ma piuttosto di un colle, di un passo dove la cima è piuttosto piatta. La discesa sarà però piuttosto lenta», ha sottolineato Merlani prima di specificare «se e quando si scenderà da questo picco o da questa collina dipende dal nostro comportamento, se seguiamo le regole messe in atto, come anche probabilmente dalla stagionalità».

Mesi invernali: da non dimenticare le buone abitudini

«Non è un 'liberi tutti', anzi al contrario. Abbiamo davanti a noi almeno 4 o 5 mesi di temperature piuttosto fredde, dove stiamo essenzialmente al chiuso. E se iniziamo a dimenticare le buone abitudini il rischio che non si scenda mai o che da questa prima collina si vada veramente verso un secondo picco è elevato».

«È importante continuare così per far scendere i numeri dei contagi, anche perché sappiamo che il numero delle ospedalizzazioni è ritardato rispetto ai contagi. Dobbiamo quindi aspettare che gli ospedali inizino a respirare, avere più dimissioni che ricoveri», ha ribadito Merlani.

«Visti i numeri, quello che non si riesce più a fare da un po' è identificare esattamente dove le persone si infettano. Dobbiamo partire dal presupposto che il virus è ovunque, sia in termini generazionali: ragazzi, giovani, adulti, anziani, sia a livello territoriale. Non c’è una regione più colpita di altre, non c’è un paese più interessato di un altro. Il virus è nella comunità», ha concluso il medico cantonale. 

Massima attenzione in ospedali e case anziani

«Per i ricoveri totali, negli ultimi 14 giorni, si può notare una certa stabilizzazione ma dovremo comunque aspettare i prossimi giorni. La crescita non è come quella avvenuta nel mese di ottobre. Come è stato comunicato, ci sono dei focolai anche in ospedale e in case per anziani. Il terzo messaggio quindi che voglio lanciare oggi è che se andate a trovare qualcuno fate la massima attenzione - ha proseguito Merlani.

«Ho ricevuto però diverse segnalazioni di attriti per alcune visite negli ospedali: gente che vuole andare a trovare l’amico in tre al posto che da soli, gente che non porta correttamente la mascherina. Ricordo che si indossa sempre e comunque, per tutto il tempo. E che deve essere quella chirurgica omologata».

Il 35% dei decessi in casa per anziani

«Circa il 30-35% dei decessi avviene nelle case per anziani, il resto in ospedale. A tal proposito ricordo che l’ADiCASI, l’Associazione dei Direttori delle case per Anziani della Svizzera italiana, da oggi pubblica sul proprio sito, con trasparenza, i dati giornalieri dei contagi e dei morti - ha comunicato Merlani.

«Il numero dei residenti positivi, 286, è importante ma si testa molto di più che altrove. Prima si testavano solo le persone sintomatiche quando c’erano i criteri, adesso invece se c’è un caso positivo viene fatta subito un’indagine ambientale. A volte capita di trovare persone asintomatiche. Le case per anziani toccate sono 26 su 67. In totale ci vivono circa 4'700 persone».

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Due piccole strette sulle Case anziani

«Visti i numeri importanti abbiamo discusso ancora con i direttori e i direttori sanitari delle case per anziani e abbiamo deciso per un’ulteriore piccola stretta - ha continuato Merlani. L’accesso è ancora possibile però dovrà essere valutato in base alla casa anziani, anche perché non tutte sono adeguatamente attrezzate con spazi da dedicare alle visite».

«Anche sulle uscite è stata messa una piccola stretta: saranno possibili solo nel perimetro attorno alla casa. I trasporti privati invece saranno da evitare perché sono ad alto rischio. Il tutto è per cercare di ridurre ulteriormente il pericolo».

«Ribadisco qui che le mascherine non provocano problemi alla salute. Sono magari fastidiose, noiose ma non hanno effetti collaterali - ha precisato Merlani. «Tutti gli studi finora condotti dimostrano che non diminuiscono la quantità di ossigeno nel sangue, né aumentano la quantità di CO2 nel sangue», ha aggiunto.

Test rapidi disponibili in ospedali e check point

Sul finire del suo intervento, Giorgio Merlani ha parlato anche di test rapidi: «sono disponibili nei check point e negli ospedali. A livello di studi medici ci si sta organizzando. Nelle case per anziani sono usati per individuare tempestivamente i focolai. Ricordo come i test rapidi non siano uno strumento in mano alla popolazione ma ai professionisti del ramo, al medico. È fondamentale siano usati quelli certificati.

«Diffidate dei test che potete comperare su internet. I test rapidi non vengono venduti online né dal benzinaio o nei negozi. Sono prescritti solo dal medico e sono eseguiti da professionisti», ha messo in guardia Merlani.

Il medico cantonale, sollecitato dai giornalisti a prendere posizione sulla vendita di test rapidi fasulli presso un paio di farmacie a Lugano è stato categorico: «Il primo messaggio di salute pubblica: questo mette in pericolo la salute, non di un cittadino ma della popolazione. Se qualcuno fa un test inaffidabile va in giro con un risultato credendo di averne un altro. Sarà poi l'indagine di polizia a dover fare chiarezza. Su questo aspetto non posso naturalmente esprimermi.»

Quarantena: poche deroghe concesse al personale sanitario

Sempre Merlani, rispondendo a una precisa domanda in merito a quante persone fra il personale sanitario abbiamo chiesto ed ottenuto una deroga per la quarantena, ha specificato che «l'associazione svizzera degli specialisti d'igiene ospedaliera ha emanato delle linee guida in favore degli ospedali svizzeri che stabiliscono che in caso di particolare carenza di personale la deroga è possibile poiché si sa che se esiste un certo rischio nel fatto di lavorare con le misure di protezione, questo aumenta quando c'è carenza di personale».

«Questa raccomandazione poi - ha proseguito Merlani - l'hanno fatta i cantoni, tramutandola in direttiva. Ad oggi in Ticino l'unica possibilità è la deroga per le strutture acute, gli ospedali. Questi hanno facoltà di concedere una deroga all'obbligo di quarantena solo per quelle figure professionali sanitarie ritenute essenziali, insostituibili».

«In altri cantoni questa dispensa viene data automaticamente. Nelle case per anziani in Ticino attualmente non è il caso. Stiamo parlando di percentuali piuttosto ridotte. Su 100 ipotetiche persone quelle che ottengono da noi una simile deroga sono meno del 10% », ha spiegato Merlani. 

Merlani: «Ognuno faccia le sue valutazioni»

«Quello che possiamo notare è che la popolazione ha capito i vari messaggi: si nota nell’accettazione dell’uso delle mascherine, nella minore mobilità».

«Non voglio stigmatizzare nessuna categoria. Ognuno deve fare le sue valutazioni personali. Dobbiamo essere responsabili nelle scelte che facciamo e pensare alle conseguenze che i nostri gesti possono avere. Se vado a fare l’aperitivo al bar con gli amici e poi vado a trovare la nonna in casa anziani...non è una buona idea», ha concluso il medico cantonale.

La parola passa ora a Marina Lang Psicologa della polizia cantonale e responsabile del contact tracing.

Riorganizzato e potenziato il contact tracing

«Il contact tracing è ormai diventato parte integrante della nostra società» - ha esordito Lang. «Ne sperimentiamo il lato limitante ma soprattutto il lato rassicurante considerato il suo effetto di contenimento dei contagi. Nelle ultime settimane vi è stato un importante rinforzo del dispositivo che ha l’obiettivo di poter durare nel tempo. Seguiamo in questo senso la volontà dell’Ufficio federale della salute pubblica».

Il team, guidato da un responsabile, è composto da 50 collaboratori attivi sette giorni su sette. Dalla prossima settimana sarà in funzione una nuova piattaforma, che permetterà di avere una migliore visione d’insieme sull'andamento e più informazioni in tempo reale.

«L’aumento dell’organico ha inoltre richiesto un adattamento logistico con l’occupazione di nuovi spazi. Ad oggi l’attività si svolge alla protezione civile di Rivera. Ci siamo spostati dal bunker della protezione civile al primo piano», ha proseguito Lang.

Età media dei casi a 47 anni

«Riusciamo ora a gestire tra i 300 e i 320 casi al giorno. In media trattiamo 2/3 dei casi in 12 ore, il rimanente terzo entro 24 o 48 ore. Per questo terzo rimanente si intendono soprattutto i contatti dei casi positivi, le quarantene, che a volte sono un po’ più difficili da raggiungere. E questo perché le persone positive sono già di per sé in isolamento. Abbiamo rafforzato anche l’assistenza telefonica e via email. Per entrambe saranno allungati i tempi di presenza, che andrà dalle 8h30 alle 20h30», ha illustrato Lang.

«Dato di oggi abbiamo in isolamento 1'898 persone,3606 in quarantena. L’età media dei casi positivi è di 47 anni. Dall’inizio del tracciamento, a metà maggio, i codici forniti dall’app SwissCovid sono 1450. Quello che possiamo notare è che per ogni caso positivo ci son meno quarantene: circa due persone per positivo. Questo è un segnale che c’è rispetto delle misure. In questo modo tracciamo più velocemente», ha proseguito l'esperta.

Come funziona una quarantena?

La maggior parte delle quarantene che diventano poi casi positivi si registrano in famiglia. Marina Lang ha inoltre insistito sul fatto che sul sito del cantone dedicato al COVID-19 c'è uno schema molto chiaro che aiuta a capire meglio cosa fare. «Guardando questo semplice schema la grande maggioranza delle domande trova risposta», ha sottolineato Lang.

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«Se l’esito del test è positivo, con la telefonata del medico di famiglia o del medico del check point, l’isolamento diventa effettivo. Seguirà la telefonata del contact tracing che istituzionalizza l’isolamento, anche per iscritto con le date di inizio e di fine. Se il test è positivo è bene prepararsi una lista delle persone con le quali si è entrati in stretto contatto. Sul sito del cantone si trovano i formulari necessari. È importante riempirli perché velocizzano molto i tracciamenti», ha continuato Lang. 

«A chi viene messo in quarantena - ha spiegato ancora Lang. «Viene fornito un attestato di quarantena molto utile da poter fornire al datore di lavoro in caso di necessità. I dieci giorni partono dal momento in cui si è entrati in contatto con la persona positiva. In questo lasso di tempo si deve sorvegliare il proprio stato di salute.

«Se appaiono i sintomi si chiama il proprio medico di famiglia o la guardia medica e si segue la procedura indicata che porterà a fare il tampone. Se non si sviluppano sintomi all’undicesimo girono si può uscire dalla quarantena. Per il datore di lavoro delle persone in quarantena fa testo l’email che spediamo noi. Per la persona in isolamento invece è il certificato medico di positività», ha aggiunto Lang.

Il tampone negativo non interrompe la quarantena

«Il tampone negativo fatto per uscire dalla quarantena, ha sottolineato Lang, rispondendo a una domanda, non è preso in considerazione, quindi la quarantena va fatta fino in fondo».

In conclusione Marina Lang ha ringraziato i propri collaboratori per aver retto in momenti impegnativi come quelli della seconda ondata. Ma soprattutto ha ringraziato la popolazione ticinese per aver compreso la situazione e seguito le misure imposte dal contact tarcing, dando grande prova di solidarietà e di aderire allo scopo comune.

I contagi di oggi in Svizzera e in Ticino

Intanto oggi nel cantone è stato raggiunto un nuovo record con ben otto morti, cifra non più raggiunta dalla scorsa primavera durante la prima ondata della pandemia.

Sono 12'839 le nuove infezioni da coronavirus confermate in Svizzera e nel Liechtenstein nelle ultime 72 ore (269'974 in totale). Ci sono stati anche 198 decessi supplementari e 483 persone sono state ricoverate in ospedale.

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