Ticino Economia e disoccupazione, tra speranze e prospettive

SwissTXT / pab

8.7.2020

Immagine d'illustrazione
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Ti-Press

I dati della disoccupazione di giugno erano attesi come una cartina di tornasole per leggere l'ampiezza dei contraccolpi della pandemia. In Ticino, come nel resto della Svizzera, è andata meno peggio di quanto previsto.

Ma «se paragoniamo la situazione col 2019 - mette in guardia Christian Vitta, ai microfoni della RSI - vediamo un aumento delle persone in disoccupazione. Quindi la crisi c'è».

Infatti erano 6'185 le persone iscritte nel mese di giugno agli uffici di collocamento: 431 disoccupati in meno rispetto al mese precedente. Ma se confrontiamo queste cifre con il 2019, risultano 2'000 persone in più, un incremento quasi del 50% rispetto a giugno dell'anno scorso.

La disoccupazione degli ultimi tre anni presenta medie percentuali in crescita: 2,9% nel 2018, 2,8 nel 2019 e 3,2% sugli ultimi 12 mesi.

Potenziamento del personale negli URC

Secondo il sito della RSI, si può ipotizzare che la crisi lascerà dietro di sé altri posti di lavoro. «Secondo le stime recenti si prevede un tasso di disoccupazione medio del 4% - spiega al portale la responsabile della Sezione del Lavoro, Claudia Sassi - Se restiamo su queste cifre ci muoveremo su terreni conosciuti, ma cui dovremo comunque far fronte in maniera flessibile».

Per rispondere in maniera efficace, la Sezione del lavoro ha deciso di potenziare a breve il proprio personale negli uffici regionali di collocamento, anche perché a questi sportelli non giungono solo i disoccupati, ma anche coloro che vogliono cambiare lavoro: sono stati quasi 3'900 a giugno, un centinaio in più rispetto al mese precedente.

Strumenti per uscire dalla crisi

La SECO ha spiegato mercoledì che è il settore dei servizi ad aver retto meglio, sopravvissuto grazie al telelavoro, a differenza per esempio dell'industria.

Diversificare il tessuto economico e non avere una monocultura . «Diversificare è sempre la miglior risposta - conferma Vitta sempre ai microfoni della RSI - Di fronte al coronavirus abbiamo un effetto che tocca l'industria, ma possono esserci altri eventi esterni con delle incidenze diverse. Quindi una diversificazione chiaramente limita sempre i rischi di fronte a situazioni impreviste».

«Nel caso del Canton Ticino, un effetto ce l'hanno anche le esportazioni - aggiunge il consigliere di Stato - Abbiamo un'economia rivolta in maniera importante all'estero, quindi se nei paesi attorno a noi e a livello internazionale l'attività non riprende, è difficile avere degli sbocchi di mercato».

«Abbiamo già messo in campo aiuti diretti che superano i 100 milioni di franchi - prosegue Vitta - attraverso anche a delle rinunce, a degli strumenti che erano previsti, come per esempio la tassa di collegamento. Abbiamo inoltre identificato nel corto termine i settori del turismo e dell'apprendistato come due elementi prioritari, per i quali sono arrivati delle risposte concrete: un messaggio del DECS e, per quanto riguarda il turismo l'iniziativa 'Vivi il tuo Ticino' cui si aggiunge un supporto all'agenzia turistica ticinese per il marketing oltregottardo".

«Stiamo monitorando anche da vicino l'evoluzione e livello sociale - conclude - e continueremo a portare avanti in maniera progressiva le misure che si ritengono necessarie in funzione dell'evoluzione della situazione».

La ripresa? «Nel 2021»

Il futuro, a breve termine, secondo l'istituto di analisi economiche BAK resta ancora a tinte fosche. Se nel secondo e terzo trimestre a livello nazionale è previsto un importante calo del PIL del 5,8, per il Ticino la perdita sarà maggiore: meno 8,3%.

Questo perché a sud delle Alpi l'emergenza sanitaria è stata più forte e le limitazioni più incisive.

Ma, come conferma la direttrice dell'antenna ticinese del BAK, Cassia Casagrande, nel 2021 dovremmo assistere ad un importante ripresa. «La stimiamo al 5,7 a livello cantonale e al 6% per il PIL a livello nazionale - spiega - Ciò è dovuto alla diversificazione dell'economia, cosa che ci permettere di avere maggiore flessibilità, capacità di adattamento e rispondere meglio alle crisi, come è successo in passato».

«A spingere la ripresa sarà probabilmente il settore farmaceutico - aggiunge poi la direttrice del BAK - Un settore molto importante per l'economia cantonale che chiaramente è stato colpito meno dalla crisi del coronavirus e che prevediamo avrà un andamento economico migliore rispetto ad altri settori. Questo vale ovviamente per tutto il settore sanitario».

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