Impianti di risalita Bosco Gurin, si chiude davvero? Botta e risposta tra le parti

sam

3.5.2021

Seggiovie dal futuro incerto
Seggiovie dal futuro incerto
archivio Ti-Press

Tra Giovanni Frapolli e il patriziato di Bosco Gurin è ormai scontro aperto, anche se a distanza. E, nonostante da entrambe le parti non si voglia arrivare a una rottura definitiva, per il momento nessuno sta ricucendo il profondo strappo.

sam

3.5.2021

L'imprenditore bellinzonese aveva annunciato l'intenzione di chiudere gli impianti invernali del villaggio in fondo alla Val Rovana dopo che l'assemblea patriziale si era opposta ai suoi piani di rilancio. Le sue strutture di risalita si trovano infatti proprio su terreni del Patriziato di Bosco Gurin, con il quale - come detto - non ci sono più buoni rapporti.

E sono molti i punti di frizione. Ad aver acceso il malumore c'è stato il non rispetto di un accordo del 2009 estremamente controverso: gli impianti di risalita, per poter godere di un diritto di transito degli skilift sui fondi patriziali, concedevano un abbonamento stagionale gratuito ai patrizi. Ma ora non più perché, stando a Frapolli, le richieste sono aumentate troppo.

Ma il problema riguarda anche, ricordiamo, il non accordo tra le parti sui piani di rilancio e i progetti futuri. Il patriziato, tra i «no» più recenti, si è infatti opposto a un percorso tirolese che Frapolli voleva costruire. L'imprenditore vorrebbe dunque ampliare la sua offerta, ma sul posto si scontra con un certo scetticismo.

L'Ufficio patriziale, come si leggeva qualche giorno fa sulle pagine de laRegione, ha però spiegato che in questi anni non ha mai fatto mancare la propria collaborazione. «Un esempio? La slittovia, che avrebbe dovuto entrare in funzione nel giro di pochi mesi e oggi, quattro anni dopo, è ancora ferma al palo, a quanto sembra per problemi strutturali. O ancora la zipline progettata senza alcuna garanzia che venga smantellata a fine vita, con il rischio, fra qualche anno, di ritrovarsi con degli ammassi di ferraglia arrugginita, come tanti impianti dismessi in tutta la Svizzera che deturpano il nostro bel territorio».

«Tutto nelle mani di una persona, questo è monopolio»

L'Ufficio patriziale ha aggiunto anche, senza giri di parole, che «nei mesi invernali gli impianti di Bosco sono fondamentali per la vita economica e anche sociale del territorio, ma tutte le infrastrutture, che sono state finanziate per la maggior parte con soldi pubblici, sono nelle mani di un solo privato. Questa cosa ha un nome: monopolio».

Sempre a sua detta, «la situazione diventa ancora più critica quando il soggetto in questione, Giovanni Frapolli, manifesta una propensione a una gestione autoritaria e al conflitto con chi non si sottomette ai suoi desideri. Lo strumento di pressione è la minaccia di chiudere e sbaraccare tutto».

E si è scoperchiato anche il tema delle tasse, tirato in ballo anche da Frapolli. Quelle pagate dall'imprenditore al Patriziato, si legge ancora sul quotidiano bellinzonese, «ammontano a 4'150 franchi all'anno e questo per i diritti di superficie di tutte le infrastrutture turistiche costruite sui terreni patriziali, oltre che per l’utilizzo dell’acquedotto e della strada agricola. Vale la pena qui ricordare che, solo nel 2020, il Patriziato ha investito più di 65'000 franchi per l'ammodernamento dell'acquedotto e la manutenzione della strada. Senza dimenticare che esso concede gratuitamente ai fruitori della stazione sciistica anche i due grandi posteggi di 450 posti in fondo al paese».

La replica di Frapolli: «Da 10 a ben 156 stagionali ai patrizi»

Non si sono fatte attendere le puntualizzazioni di Giovanni Frapolli. L'imprenditore ha ricordato, sempre su laRegione, che l'accordo firmato nel 2009 sugli abbonamenti stagionali gratuito ai patrizi risale a prima che l'allora Grossalp SA fallisse. «Motivo per cui quell'accordo, superato dagli eventi, non ha alcuna valenza giuridica. Con l'acquisto degli impianti, le carte in tavola sono cambiate. In pratica per il proprietario diritti e doveri contenuti nella vecchia convenzione sono venuti a cadere».

Tuttavia, Frapolli ha affermato che si è continuato a concedere la decina di tessere stagionali previste. Quello che però al patron degli impianti non va è che, col passare del tempo, il numero di patrizi che ha richiesto questa agevolazione è salito a 156. «Il tutto per la modica somma di 90'000 franchi totalmente regalati! Non si contestano i 4'000 franchi di tasse versati all'ente, quanto piuttosto l'incremento esponenziale, anno dopo anno, delle stagionali omaggio emesse a patrizi che le pretendono e che vengono da tutto il Cantone per sciare gratuitamente».

Il patriziato pronto a discutere, Frapolli no

Uno strappo dunque senza possibilità di ricucita tra le parti? Il presidente dell'Ufficio patriziale di Bosco Gurin Egidio Bronz ha fatto sapere, ai microfoni della RSI, di non aver chiuso le porte a nessuno. «Se bisogna sedersi al tavolo lo facciamo più che volentieri, ma l’importante è che Frapolli rispetti le persone. Noi con lui non abbiamo nulla, lo abbiamo sempre aiutato e non gli abbiamo mai messo i bastoni tra le ruote. Quindi non capisco questo accanimento contro il patriziato e i patrizi».

Dal canto suo, però, l'imprenditore bellinzonese è di ben altro avviso e non vuole più sedersi a un tavolo per negoziare: «Non più con questi». Frapolli ha infatti spiegato, sempre alla RSI, che per anni patriziato e sindaco non hanno partecipato alle riunioni in cui si son prese le decisioni: «Adesso sono loro che devono giustificarsi».

Frapolli chiede un sostegno politico

Per poter continuare, Giovanni Frapolli ora chiede un sostegno politico. E proprio a Bellinzona, in queste settimane, si deve stabilire quanti sussidi elargire nei prossimi anni per gli impianti di risalita.

Che fare però con Bosco Gurin? Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia: «Il messaggio riguardante il contributo è in fase di allestimento, ma la notizia che Frapolli adesso ha bloccato tutti i progetti ovviamente rallenta i lavori. Dobbiamo infatti capire se l’offerta invernale sarà confermata oppure no». 

Ma il Cantone interverrà per sbloccare la situazione? «Noi - risponde Rizzi - siamo sempre disponibili a promuovere il dialogo. Per il momento però la palla è a livello regionale. È quindi importante che si tenti un dialogo in quella sede. C’è anche un ente regionale per lo sviluppo che ha un ruolo importante e anche una legittimità per assumerlo. Ed evitare così una ingerenza cantonale».