USA Trump interrogato sul fisco a New York, «non rispondo»

SDA

11.8.2022 - 13:36

Donald Trump, per una volta, sceglie il silenzio. L'ex presidente statunitense interrogato dalla procuratrice generale di New York Letitia James nell'ambito di un'inchiesta sulla Trump Organization ha invocato il quinto emendamento della costituzione degli USA e si è avvalso della facoltà di non rispondere.

L'ex presidente Donald Trump saluta all'uscita della Trump Tower, mercoledì 10 agosto 2022, a New York, mentre si reca all'ufficio del procuratore generale di New York per una deposizione nell'ambito di un'indagine civile.
L'ex presidente Donald Trump saluta all'uscita della Trump Tower, mercoledì 10 agosto 2022, a New York, mentre si reca all'ufficio del procuratore generale di New York per una deposizione nell'ambito di un'indagine civile.
KEYSTONE

11.8.2022 - 13:36

Una scelta a sorpresa, in passato criticata platealmente dallo stesso tycoon in un dibattito elettorale contro Hillary Clinton quando lo definì «l'emendamento dei mafiosi».

Scelta che potrebbe persino rivelarsi un boomerang in vista di una sua candidatura alle presidenziale del 2024 ma che indica come Trump, a pochi giorni dalla perquisizione della sua residenza in Florida da parte della polizia federale FBI, abbia preferito la via della cautela.

«Ecco perché non ho risposto»

«Ho rifiutato di rispondere alle domande in base ai diritti che sono concessi a ogni cittadino dalla costituzione americana», ha dichiarato l'ex presidente in un comunicato pubblicato sulla sua rete sociale Truth (verità) circa un'ora dopo il suo arrivo alla procura di New York.

«Una volta mi è stato chiesto: 'Se si è innocenti perché invocare il quinto emendamento?' Ora so la risposta. Quando la tua famiglia, la tua società e tutte le persone nella tua orbita diventano il bersaglio di una infondata caccia alla streghe motivata politicamente non si ha altra scelta», ha incalzato Trump che da giorni si sta dipingendo come la vittima di un sistema corrotto e monopolizzato dai «radicali di sinistra».

Attacca personalmente la procuratrice

«Se avevo qualche dubbio al riguardo, questi sono stati spazzati via dal raid dell'FBI due giorni prima della deposizione. Non ho altra scelta perché l'attuale amministrazione e molti procuratori in questo paese hanno perso la decenza morale ed etica», ha tuonato.

Quindi l'attacco personale alla procuratrice James, con tanto di video di propaganda sulla rete sociale del tycoon, accusata di essere «razzista» e di aver creato una «piattaforma politica» per perseguirlo. «Ogni giorno ci sono persone che vengono uccise a New York e lei passa il suo tempo a cercare di acchiappare Trump».

Le indagini sono due

L'indagine di James è iniziata nel marzo del 2019 con l'obiettivo di stabilire se l'ex presidente abbia gonfiato il valore del suo impero immobiliare, dei suoi golf club e dei suoi hotel per spuntare condizioni finanziarie migliori. È un'inchiesta civile e quindi non può portare a nessuna incriminazione penale.

Tuttavia, e questo è probabilmente il motivo per cui Trump si è avvalso della facoltà di non rispondere, il procuratore distrettuale di Manhattan (New York) sta conducendo un'indagine criminale parallela sugli stessi argomenti e qualsiasi passo falso da parte del tycoon potrebbe determinarne l'esito.

Trump alimenta la teoria del complotto

Certo la scelta del silenzio potrebbe far sorgere nei sostenitori il dubbio che l'ex presidente abbia qualcosa da nascondere. Trump lo sa e così, anche nella giornata dedicata alla sua deposizione a New York, non ha perso l'occasione per alzare il livello della retorica sul raid dei federali a Mar-a-Lago (Florida).

«Speriamo che non abbiano piazzato prove», ha insinuato il tycoon continuando ad alimentare la narrazione della cospirazione contro di lui.

L'Fbi ha vietato allo staff e ai legali «di avvicinarsi e assistere al «raid a Mar-Lago. A tutti è stato chiesto di lasciare la proprietà. Gli agenti volevano restare soli senza alcun testimone che vedesse cosa stavano facendo, prendendo o, speriamo di no, piazzando delle prove», ha incalzato. «Perché hanno insistito a non volere nessuno? Nessun raid c'è mai stato per (gli ex presidenti degli Usa Barack) Obama o (Bill) Clinton nonostante le grandi vertenze che avevano».

Alcuni dettagli sul raid

Intanto emergono nuovi dettagli sul blitz dei federali in Florida. Per nove ore e mezza, dalle 9.00 alle 18.30, 30 agenti hanno passato al setaccio l'area privata di Mar-a-Lago, perquisendo l'armadio di Melania e trascorrendo ore nello studio di Trump.

Una ricerca, ormai sembra accertato, mirata a trovare carte e documenti che l'ex presidente avrebbe portato via illegalmente dalla Casa Bianca. Forse l'unico reato, di tutti quelli per i quali è indagato, su cui il tycoon rischia di essere incriminato.

SDA