Arabia Saudita Proteste a Gedda a causa di un nuovo progetto urbano

SDA

27.4.2022 - 17:36

Uno scorcio del mercato Al-Balad nella città vecchia di Gedda (foto d'archivio).
Uno scorcio del mercato Al-Balad nella città vecchia di Gedda (foto d'archivio).
Keystone

La demolizione di diversi quartieri della città saudita di Gedda, nell'ambito di un mega-progetto urbano, ha suscitato «shock e paura» tra i residenti sfrattati che hanno lanciato una rara mobilitazione nel regno.

27.4.2022 - 17:36

«Quello che sta succedendo è indescrivibile», ha detto un medico saudita che ha visto la sua casa, di cui ancora paga il mutuo, rasa al suolo dai bulldozer. «Siamo diventati estranei nella nostra stessa città», ha aggiunto l'uomo che al momento è in affitto.

«Sostituire baraccopoli con edifici moderni»

Il progetto da 20 miliardi di dollari, voluto dal principe ereditario Mohamed bin Salman, prevede di riabilitare una trentina di quartieri nella seconda città del Paese, senza però tenere in considerazione la gran parte del mezzo milione di persone che ci vivono.

Per le autorità si tratta di sostituire le cosiddette 'baraccapoli' (slums), descritte come centri del crimine, con edifici moderni, tra cui in particolare uno stadio e un'Opera. Gli abitanti, però, contestano il termine 'baraccopoli', e anzi accusano il governo di aver distrutto i vivaci e diversificati distretti della classe operaia in questa città nota per essere la più aperta del regno conservatore.

Protesta sui social

Secondo le autorità, che hanno promesso di risarcire le famiglie sfrattate, il progetto dovrebbe alla fine creare 17.000 unità abitative e modernizzare la città. Tuttavia, secondo l'organizzazione per i diritti umani ALQST for Human Rights, alcune persone che vivevano nel quartiere da quasi 60 anni sono state cacciate dopo essere state private di elettricità e acqua.

Altre ancora sono state minacciate di finire in prigione. Altri raccontano che le forze di sicurezza hanno sequestrato i cellulari degli sfrattati per impedire loro di filmare. In questi mesi, la protesta contro la demolizione, ora sospesa per il Ramadan, è sfociata sui social, sotto l'hashtag #hadad_Jeddah (Jeddah_demolizione).

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