Sisma Terremoto in Marocco, schiaffo a Parigi sugli aiuti. Il re è assente

SDA

11.9.2023 - 20:31

La corsa contro il tempo si fa sempre più frenetica, man mano che passano le ore, nella ricerca di eventuali superstiti al violento terremoto che sabato scorso ha colpito il centro del Marocco.

Marocchini raccolgono beni donati per i soccorsi alle vittime del terremoto a Marrakech, Marocco, 11 settembre 2023. Il terremoto di magnitudo 6,8 che ha colpito il Marocco centrale l'8 settembre. I morti sono almeno 2.500, così come i feriti. Il sisma ha colpito circa 300.000 persone.
Marocchini raccolgono beni donati per i soccorsi alle vittime del terremoto a Marrakech, Marocco, 11 settembre 2023. Il terremoto di magnitudo 6,8 che ha colpito il Marocco centrale l'8 settembre. I morti sono almeno 2.500, così come i feriti. Il sisma ha colpito circa 300.000 persone.
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Si scava tra le macerie, anche a mani nude, mentre in alcune zone remote dell'Atlante i soccorsi tardano ad arrivare.

E il re Muhammad VI ancora non si fa vedere: né in tv, né nelle aree colpite a mostrare vicinanza ai suoi sudditi che piangono oltre 2.800 morti, limitandosi a decretare tre giorni di lutto nazionale e a lanciare un appello alla preghiera.

I feriti sono 2.500, e molti tuttora in attesa di cure, ma la distruzione – soprattutto nella provincia di Al Haouz, epicentro del sisma – è tale che il bilancio appare destinato a salire ancora.

Solo quattro Paesi autorizzati ad aiutare

In questo quadro, ha destato stupore la decisione di Rabat di accettare aiuti solo da quattro Paesi (Spagna, Gran Bretagna, Emirati Arabi Uniti e Qatar), mentre dalle prime ore tutta la comunità internazionale si è detta pronta a inviare personale e materiale umanitario, dagli esperti nella ricerca delle persone ai beni di primissima necessità.

Tornato proprio da Parigi, dove era in visita privata, poche ore dopo la micidiale scossa di magnitudo 7, il re ha partecipato domenica, insieme al figlio ventenne, il futuro Hassan III, a una riunione di crisi del governo, finita con un comunicato e senza alcuna dichiarazione alla nazione.

Il ministero dell'Interno marocchino ha quindi chiarito di aver accettato l'aiuto solo di quei quattro Paesi «in questa fase specifica», giustificando la sua decisione con il fatto che «una mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere controproducente».

Tuttavia, ha spiegato Rabat, «con l'avanzamento delle operazioni di intervento, la valutazione dei possibili bisogni potrebbe evolversi, il che consentirebbe di sfruttare le offerte presentate da altri Paesi amici».

Perché questo ritardo?

Il mondo però si interroga su questo ritardo nell'accettare gli aiuti mentre i marocchini colpiti lanciano sos disperati.

E sembra bruciare come uno schiaffo soprattutto il «no» alla mano tesa dalla Francia: l'ex protettorato francese e Parigi sono ai ferri corti, in particolare da quando è scoppiato il caso Pegasus che avrebbe rivelato come Rabat intercettasse le telefonate del presidente Emmanuel Macron attraverso il sistema israeliano, sullo sfondo di altre crisi come quella del Sahara occidentale conteso.

Nessun Paese dell'Ue riconosce l'indipendenza del Fronte Polisario, ma la Spagna avrebbe recentemente ammorbidito le sue posizioni per il bene delle relazioni tra le due sponde dello Stretto di Gibilterra.

Parigi ha smentito che esista una «querelle» tra i due governi: la ministra degli Esteri, Catherine Colonna, ha invitato a rispettare le decisione del Marocco che è un «Paese sovrano».

E ha ribadito che la Francia «resta a disposizione» del regno di Muhammad VI, con cui Macron ha avuto «contatti a più riprese», e annunciato uno stanziamento di 5 milioni di euro per aiutare le ong attualmente «sul posto».

Anche la Commissione europea ha sbloccato un milione di euro per «contribuire alle necessità più urgenti della popolazione» e ha contattato i Paesi membri «per una possibile mobilitazione di squadre di intervento». Ma sempre «qualora il Marocco lo ritenga necessario».

SDA