Corea del Sud Il presidente Yoon è stato destituito: «Una vittoria storica per la democrazia»

SDA

14.12.2024 - 19:29

Fuori dal Parlamento decine di migliaia di persone in trepida attesa si sono lasciate andare in una esplosione di esultanza per la «vittoria del popolo».
Fuori dal Parlamento decine di migliaia di persone in trepida attesa si sono lasciate andare in una esplosione di esultanza per la «vittoria del popolo».
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Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol è stato destituito. Al secondo tentativo, l'Assemblea nazionale ha approvato la mozione di impeachment grazie al sostegno di 12 deputati dissidenti del People Power Party, il partito di Yoon al governo: «204 voti a favore, 85 contrari, 3 astenuti e 8 non validi», ha scandito lo speaker Woo Won-shik, scatenando qualche grido di giubilo dai banchi delle opposizioni con il superamento del quorum a 200.

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Mentre fuori dal Parlamento, le decine di migliaia di persone in trepida attesa si sono lasciate andare in una esplosione di esultanza e lacrime a dispetto del freddo, tra danze e canti in un clima pacifico e di festa verso quella che è stata definita una «vittoria del popolo».

Gli undici giorni più caotici della vita politica sudcoreana degli ultimi decenni si sono chiusi con la messa in stato d'accusa di Yoon a causa del suo maldestro tentativo d'imporre la legge marziale, dichiarata la sera del 3 dicembre e rimossa appena sei ore dopo per la bocciatura del Parlamento.

Una decisione incredibile motivata dall'ex procuratore capo – sotto pressione per gli scandali e le vicende torbide che lo hanno coinvolto insieme alla first lady Kim Keon-hee – dalla necessità di domare «le forze anti-Stato» che, in combutta con la Corea del Nord e l'opera del Partito Democratico, hanno bloccato «le regolari attività degli affari di stato» anche grazie al controllo del Parlamento.

«Abbiamo ottenuto una vittoria storica per la democrazia»

«Abbiamo ottenuto una vittoria storica per la democrazia grazie a tutti coloro che si sono riuniti di fronte all'Assemblea nazionale e hanno gridato con passione per la protezione della Costituzione e della democrazia», ha commentato Lee Jae-myung, il leader del Partito Democratico, secondo cui «il popolo è il padrone del Paese e il voto ha segnato l'inizio di una nuova democrazia», che ha mostrato dei robusti anticorpi viste le tragedie del passato in un tessuto istituzionale a pezzi.

Anche per il segretario di Stato americano Antony Blinken, l'impeachment di Yoon «è un segno di resilienza democratica» e questa è «la cosa più importante»

Un cumulo di macerie

La legge marziale di Yoon, il secondo presidente conservatore a subire l'onta della destituzione dopo quella per corruzione di Park Geun-hye nel 2016, ha lasciato un cumulo di macerie: è stata dichiarata senza che quasi tutti i militari coinvolti ne fossero a conoscenza – «l'abbiamo saputo dal messaggio alla nazione del presidente», hanno raccontato molti di loro nelle audizioni parlamentari – mantenendo all'oscuro gli alleati più stretti, inclusi gli Usa, i garanti della sicurezza di fronte alle minacce del leader nordcoreano Kim Jong-un. Mentre le indagini in corso rischiano di far cadere decine di militari e funzionari di alto livello.

Yoon, dopo l'approvazione della risoluzione sull' impeachment, è stato sospeso dai suoi doveri. Ma non molla. «Malgrado ora debba farmi da parte per un po', il viaggio verso il futuro non deve mai fermarsi», ha detto poco prima della notifica Yoon in un discorso televisivo trasmesso dalla sua residenza. Ha esortato la fine della «politica di eccessi e scontro. Non mi arrenderò mai, accetterò censure, supporto incoraggiamenti a me rivolti e farò del mio meglio per la nazione fino alla fine».

Le incognite restano ancora tante

I suoi poteri sono stati trasferiti ad interim al premier Han Duck-soo, che ha convocato il Consiglio di sicurezza nazionale per tenere alta la postura di allerta e difesa contro il Nord. La Corte costituzionale avrà fino a 180 giorni per decidere sull'impeachment: se confermato, il Paese terrà nuove elezioni presidenziali entro 60 giorni dalla sentenza.

Ma le incognite restano ancora tante. Il premier, ad esempio, potrebbe non durare. Le opposizioni hanno preso di mira i componenti del governo, tra cui lo stesso Han, e i presenti alla riunione di gabinetto di 11 giorni fa prima della dichiarazione di legge marziale. L'Ufficio presidenziale ha riferito di non essere in possesso dei relativi verbali, alimentando i sospetti sul ruolo dell'intero esecutivo nel processo decisionale.

Inoltre, ad aggravare la situazione c'è lo stato della Corte costituzionale, che ha un presidente ad interim e tre seggi vacanti nella sua composizione di 9 giudici: è probabile che l'attuale Parlamento proceda alle nuove nomine finendo per influenzare la decisione sull'impeachment di Yoon fino a sollevare dubbi su imparzialità ed equilibrio tra i poteri statali. Un corto circuito tra i tanti iniziati il 3 dicembre.