Ballottaggio I cechi svoltano ed eleggono Pavel alla presidenza

SDA

28.1.2023 - 20:42

I cechi cambiano strada ed eleggono alla presidenza della Repubblica un ex generale, Petr Pavel.

Petr Pavel, accanto alla moglie Eva, saluta i suoi sostenitori dopo l'annuncio dei risultati preliminari. 
Petr Pavel, accanto alla moglie Eva, saluta i suoi sostenitori dopo l'annuncio dei risultati preliminari. 
KEYSTONE/AP Photo/Petr David Josek

28.1.2023 - 20:42

Consegnano così una sonora sconfitta all'ex premier Andrj Babis, il milionario appoggiato dall'uscente Milos Zeman, che ha animato le cronache degli ultimi anni con uno stile ritenuto da molti quanto meno controverso. E il risultato della seconda elezione diretta di un capo dello Stato è un cartellino rosso al populismo.

Con il 58,32% dei voti al ballottaggio, Pavel, il quarto presidente della Repubblica, succede a Vaclav Havel, Vaclav Klaus e Milos Zeman, che aveva vinto le ultime due elezioni.

Una svolta

La bocciatura di Babis, che ha perso con il 41,68%, dà il via a una vera e propria svolta, che potrebbe rappresentare un cambiamento della cultura politica del Paese, che premia chi ha promesso «l'ordine e la pace», «la tolleranza e la decenza e il rispetto della Costituzione.

«Non vedo vincitori e sconfitti. In questa elezione hanno vinto i valori quali verità, dignità, rispetto, umiltà. Sono i valori che ci stanno a cuore e che io voglio far tornare al Castello di Praga e nella politica», ha commentato il vincitore, aggiungendo: «Non posso farcela da solo, ma sarà possibile assieme a tutti gli abitanti di questo Paese. Il ritorno a questi valori può migliorare la vita nella Repubblica ceca».

I cechi con il loro voto hanno inoltre confermato una fiducia altissima nei confronti dell'esercito, che per molti rappresenta il simbolo di schiettezza, dedizione e fedeltà.

Chi è Petr Pavel?

Petr Pavel, 61 anni, è stato infatti Capo di Stato maggiore dell'esercito ceco dal 2012 al 2015 e presidente del comitato militare della Nato dal 2015 al 2018, quando è andato in pensione.

Durante l'epidemia del coronavirus nel 2020 ha fondato l'iniziativa «Insieme più forti», per aiutare la gente maggiormente colpita.

Spesso gli è stato rimproverato il passato nel partito comunista, dove entrò nel 1985; fra il 1988 e il '92 seguì il corso di addestramento dei servizi militari comunisti che preparava agenti da infiltrare nei Paesi della Nato. Pavel, oggi, definisce tutto questo periodo «un errore» ma è anche convinto di aver rimediato lavorando per 30 anni a favore della Repubblica ceca.

Votato anche da ex dissidenti

«Se ci fosse qualcosa di squalificante nel mio passato, difficilmente sarei scelto dai rappresentanti di 30 paesi della Nato come loro rappresentante», aveva dichiarato durante la campagna elettorale.

E del resto a votarlo sabato sono stati anche gli ex dissidenti vessati dal regime comunista. Nel gennaio del 1993, nell'ambito della missione Unprofor nell'ex Yugoslavia, il neopresidente salvò 53 soldati francesi e fu insignito della Croce di guerra francese. Ebbe simili riconoscimenti anche da altri paesi.

Pavel è favorevole alla permanenza della Repubblica ceca nelle strutture europee e nella Nato. E se Babis aveva improntato la sua campagna spingendo sulla guerra, Pavel ha assicurato di voler tenerne la Repubblica ceca «il più lontano possibile». Il giuramento è previsto il 9 marzo al Castello di Praga.

SDA