Giustizia Huawei: Cina, Canada ha violato accordo

ATS

10.12.2018 - 11:19

Continuano le tensioni legate al marchio cinese Huawei (foto d'archivio)
Continuano le tensioni legate al marchio cinese Huawei (foto d'archivio)
Source: KEYSTONE/AP/MARK SCHIEFELBEIN

La Cina accusa il Canada di aver violato un accordo bilaterale per il mancato avviso tempestivo dell'arresto di Meng Wanzhou, direttore finanziario del colosso Huawei, al centro di un caso che sta facendo salire le tensioni tra i due Paesi.

"Secondo il protocollo consolare Cina-Canada, se un cittadino cinese è arrestato dal governo canadese, questi lo deve notificare tempestivamente all'ambasciata cinese", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Lu Kang, secondo cui "il governo canadese non lo ha fatto".

Lu, nel corso della conferenza stampa del pomeriggio, ha glissato di fronte alle varie domande fatte sul momento esatto in cui Pechino ha saputo dell'arresto di Meng, osservando però di "non aver mai sentito" di alcun Paese che ha avuto problemi di sicurezza con Huawei.

Il pressing di Pechino è in aumento nel giorno della nuova udienza dinanzi al tribunale che in Canada dovrà decidere se concedere a Meng la libertà su cauzione per motivi di salute, soprattutto legati all'ipertensione, primo passo di un braccio di ferro legale che include "la netta opposizione" all'estradizione negli Usa e il rigetto di ogni addebito.

Durante il weekend, le autorità cinesi hanno convocato sabato l'ambasciatore canadese e domenica quello americano per "una formale protesta" dovuta all'arresto eseguito a Vancouver su indicazione Usa, legato alla frode imputata alla top manager di Huawei per sfuggire alle maglie delle sanzioni contro l'Iran.

La Cina, attraverso il vice ministro degli Esteri Le Yucheng, ha messo in guardia il Canada che ci sarebbero state "gravi conseguenze" se Meng non fosse stata rilasciata immediatamente.

In un differente comunicato dai toni altrettanto duri, gli Usa sono stati accusati di aver violato "legittimi diritti e interessi di cittadini cinesi" con azioni di "pessima natura", assicurando l'adozione di ulteriori misure di reazione.

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