Medio OrienteGaza-Israele, i negoziati vanno avanti in Qatar
SDA
28.2.2024 - 21:09
Pronti ad un accordo, ma anche a proseguire i combattimenti a Gaza, dove i morti, secondo il bilancio fornito dalle autorità di Hamas, sono ormai arrivati a 30'000. Mentre i negoziati tra le parti vanno avanti in Qatar, la fazione islamica lascia aperte tutte le opzioni e da Doha, pur tra fonti discordanti, non arrivano da parte dei mediatori segnali di rottura. Sono invece numerose le indicazioni di una trattativa complessa, con posizioni definite ancora distanti «tra richieste e proposte».
28.02.2024, 21:09
SDA
È stato Ismail Haniyeh, leader di Hamas, a chiarire che il gruppo «mostra flessibilità nei colloqui» per un potenziale accordo che vedrebbe il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza e un cessate il fuoco temporaneo, ma è anche «pronto a continuare a combattere».
Fonti diplomatiche egiziane hanno poi fatto sapere che se mai si arrivasse al punto di caduta finale, quello di Doha sarebbe «un accordo preliminare» prodromico ad un incontro domenica prossima al Cairo nel corso del quale annunciare il cessate il fuoco.
Giusto in tempo per la data di lunedì 4 marzo evocata dal presidente degli Usa Joe Biden in questi giorni e che anche oggi Hamas ha però definito «un pio desiderio». Ma anche a una settimana dall'inizio del Ramadan – il 10 marzo a sera – momento assolutamente critico per la sicurezza della regione e per la possibile operazione militare di Israele a Rafah, nel sud di Gaza.
Non a caso sempre Haniyeh – riferendosi ai provvedimenti restrittivi annunciati da Israele per l'ingresso sulla Spianata delle Moschee durante il Ramadan – ha fatto appello ai palestinesi di Gerusalemme e della Cisgiordania ad andare in massa sulla Spianata il primo giorno del mese sacro.
Gli USA sollecitano Israele
Il portavoce del dipartimento di Stato degli Usa Matthew Miller ha rincarato la dose spiegando che gli Stati Uniti continuano «a sollecitare Israele a facilitare l'accesso alla Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio per gli ebrei) per i fedeli pacifici durante il Ramadan, in linea con la pratica passata». Mentre il parlamento europeo ha approvato un emendamento del gruppo della Sinistra che «chiede un cessate il fuoco immediato e permanente nella Striscia di Gaza al fine di garantire ai suoi abitanti un accesso ininterrotto a cibo e acqua».
Nel frattempo anche Israele – come tutti i paesi che ricevono armi dagli Usa – in ottemperanza a un memorandum inviato dall'amministrazione di Biden lo scorso febbraio dovrà fornire entro metà marzo rassicurazioni che intende rispettare la legge internazionale nell'uso di quelle armi. Rassicurazioni che Israele avrebbe detto di essere in grado di dare. Lo Stato ebraico, ha rivelato ad Axios, sito di notizie americano con sede ad Arlington (Virginia), dovrà inoltre consentire l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza.
Un nuovo motivo di scontro con l'amministrazione statunitense è legato poi all'annuncio da parte del ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich dell'approvazione di un nuovo insediamento denominato Mishmar Yehuda nell'area del Gush Etzion, un gruppo di insediamenti ebraici situati a sud di Gerusalemme.
Le operazioni continuano a Khan Yunis
Nel 145esimo giorno di guerra intanto, l'esercito israeliano continua le operazioni nella roccaforte di Hamas di Khan Yunis, nel sud di Gaza, ma anche al centro della Striscia. A testimoniare la situazione di emergenza determinata dalla guerra, il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha lanciato un appello al reclutamento di ebrei ortodossi. «Ci troviamo – ha affermato – in una guerra di un genere che non avevamo conosciuto per 75 anni e ciò richiede decisioni che finora non avevamo preso». Un'iniziativa che, secondo alcuni analisti, provocherà fermenti nella coalizione di governo dove è forte l'apporto dei partiti religiosi.
A Gaza intanto la situazione umanitaria è sempre più drammatica. «Almeno 576'000 persone, un quarto della popolazione – ha avvertito il vicecapo dell'agenzia umanitaria dell'Onu (Ocha) Ramesh Rajasingham – sono a un passo dalla carestia».