Eliseo 2022Il grande flop di Hidalgo, spariscono i socialisti
SDA
10.4.2022 - 21:36
Parigi non è la Francia e la sua sindaca Anne Hidalgo non sarà presidente: questo se lo aspettavano in molti, ma nessuno pensava che con la 62enne prima cittadina al secondo mandato nella capitale il Partito socialista finisse al 2%.
10.04.2022, 21:36
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È stato molto più di un flop quello della candidata che anche gran parte del partito rifiutava, dopo lo storico score negativo di Benoît Hamon alle presidenziali del 2017: 6,36%.
All'inizio Anne Hidalgo era convinta di poter attirare consensi, ma al primo comizio – in un luogo tenuto segreto un po' per aumentare l'attesa e un po' per evitare contestazioni «parigine» – fu subito chiaro che la strada era in salita. Fischi da un gruppuscolo di strenui oppositori della sua politica nella capitale, caratterizzata da una guerra senza quartiere contro le auto.
Una gestione che ha reso il centro di Parigi più vivibile per biciclette e monopattini, tagliando però fuori una fetta di popolazione che per motivi diversi – distanza dal centro, esigenze lavorative, età – ha ormai rinunciato a frequentare la capitale. Una fronda di contestatori dietro l'hashtag #saccageParis ha condotto una battaglia mediatica e il carattere duro della sindaca non ha facilitato il dialogo.
A gennaio, i media hanno rivelato che l'ex presidente François Hollande era stato sondato da alcuni compagni di partito per sostituire in corsa la Hidalgo, che comunque di ritirarsi o di far convergere le sue preferenze verso un voto utile non ha mai voluto sentir parlare. Almeno fino a stasera, dopo la grande sconfitta, quando è stata la prima – appena noti i risultati – a invitare i suoi a votare per Emmanuel Macron al ballottaggio contro Marine Le Pen.
«Il PS è da ricostruire»
Se è stata la stessa Hidalgo a dichiarare già un paio di settimane fa che dopo le presidenziali «il PS è da ricostruire», il resto della gauche non sta meglio. Si salva soltanto Jean-Luc Mélenchon con la sua France Insoumise, una sinistra dura, ostile a compromessi ed alleanze, intergenerazionale, nella quale si rifugiano ormai da tempo tutti gli scontenti dell'area. Con un leader impermeabile alle accuse di egocentrismo, intolleranza e simpatie filorusse.
Nelle settimane che hanno preceduto il voto, la speranza del «tribuno» Mélenchon era di smentire le previsioni di un duello annunciato Macron-Le Pen, creando la grande sorpresa. Per questo, nei suoi comizi, ha lanciato appelli sempre più insistiti agli elettori di una sinistra polverizzata in micropartiti, da quelli della Hidalgo a quelli del comunista Fabien Roussel.
Il suo tentativo è stato quello di strappare voti ai partiti, dal momento che nessuno dei possibili interlocutori – neppure quelli anticapitalisti e di Lutte Ouvrière – ha voluto desistere in favore del meglio piazzato. Stasera Mélenchon ha detto ai suoi sostenitori che «non bisogna dare un solo voto a Marine Le Pen».
Nulla da fare neppure per Yannick Jadot, che trascinò 3 anni fa gli ecologisti al 13% nelle europee ma che non ha saputo ripetersi e fino all'ultimo ha scongiurato i suoi di non votare per Mélenchon: «Il voto più utile è sempre quello ecologista», ha insistito.