Stati Uniti divisi «Donne che sostengono Trump: un controsenso»

Gil Bieler

17.9.2020

Gli Stati Uniti d’America? Sotto il presidente Trump sono piuttosto disuniti. I fotografi svizzeri Mathias Braschler e Monika Fischer hanno immortalato le facce e le voci di una nazione divisa.

Casi scioccanti di violenze della polizia. Manifestazioni di massa e saccheggi. Cittadini armati che sparano contro altri cittadini. Le spaccature che si formano all’interno della società statunitense sono molto evidenti in questo momento.

Mathias Braschler e Monika Fischer, una coppia di fotografi, hanno esaminato questa divisione. Al volante di un furgone che hanno trasformato in un camper attrezzato con uno studio fotografico, hanno percorso in lungo e in largo gli Stati Uniti da aprile ad agosto 2019. La coppia, che vive e lavora tra Wildegg, vicino a Lenzburg, e New York, ha percorso quasi 25'000 km attraverso 40 dei 50 Stati.

Hanno ritratto «statunitensi di ogni estrazione sociale con opinioni molto diverse sulla loro vita, sulla politica e sul loro Paese» - come dimostra il libro fotografico «Divided We Stand», pubblicato recentemente e assemblato dopo il viaggio. Durante un'intervista, i due fotografi ne raccontano la genesi e forniscono le loro impressioni sulla situazione attuale negli Stati Uniti.

Mathias Braschler e Monika Fischer, avete fatto un reso conto della scissione che tocca gli Stati Uniti. Questo lavoro risale all’anno scorso. La portata delle violenze a cui stiamo assistendo oggi ha sorpreso anche voi?

Mathias Braschler: No, affatto. Questa spaccatura è incredibilmente profonda, si percepisce ovunque. Avevo anche rilevato chiaramente l’imminente pericolo di vedere tutto questo degenerare nella violenza. Il Paese è armato pesantemente e Donald Trump intensifica ulteriormente questa divisione – fino all’estremo. Presentarsi come il presidente «della legge e dell’ordine», è l’unica cosa che può salvarlo. Un Amish a cui abbiamo fatto un ritratto ha detto una cosa che mi torna in mente continuamente in questi giorni: «Dall’epoca di Abraham Lincoln, il pericolo di una guerra civile non è mai stato così grande». Gli avevo dato ragione già all’epoca.

Monika Fisher: Viviamo tra gli Stati Uniti e la Svizzera dal 1998 ma non avevamo mai visto una tale spaccatura prima di Donald Trump. Quando è scoppiata la pandemia di coronavirus, credevo ancora che la società si sarebbe potuta unire, dato che tutto il mondo era coinvolto. Ma anche in questo Donald Trump ha trovato il modo di creare discordia.

Può farsi rieleggere?

Mathias Braschler: Fino a qualche settimana fa, pensavo davvero che per lui fosse finita. Ma adesso, ha trovato una possibilità insperata per tentare di restare alla Casa Bianca, nonostante tutto.

Monika Fischer: Quando siamo tornati dal nostro viaggio, ero sicura al 100% che sarebbe stato rieletto. Abbiamo incontrato molti sostenitori del presidente nelle zone interne. Lo trovano - per dirla educatamente - orribile come persona, ma continuano a sostenere le sue politiche. Spesso perché una sola delle sue posizioni corrisponde alle loro convinzioni.

Quanto tempo all’anno passate negli Stati Uniti?

Monika Fischer: Circa un terzo dell’anno. Stranamente abbiamo appena lasciato il nostro appartamento a New York – ma tutte le nostre cose sono lì. Possiamo tornarci quando vogliamo.

Vivete in una bolla a New York?

Mathias Braschler: In un cero senso sì. Ma penso che non sia molto diverso in Svizzera e che sia un fenomeno dei nostri tempi. Il giorno delle elezioni nel 2016, eravamo a New York con degli amici e non riuscivamo a crederci. Tutti in città la pensavano allo stesso modo. Quindi, sì, eravamo in una bolla e siamo entrati improvvisamente in questo mondo quando Donald Trump è stato eletto.

«La grande spontaneità degli statunitensi ci ha aiutati»

Poi siete andati in campagna. Avete realizzato ritratti di persone di estrazione molto diversa. Come trovate i vostri protagonisti?

Monika Fischer: Spesso attraversavamo con il nostro camper cittadine o luoghi affascinanti, ci fermavamo e allestivamo la nostra attrezzatura. Poi chiedevamo alle persone se volevano partecipare e farsi fotografare e intervistare. Era quindi tutto molto spontaneo. La maggior parte della gente che abbiamo trovato lungo il nostro cammino era così.

Mathias Braschler: E abbiamo preso quasi solo strade di campagna. Passavamo davanti a un paesino, ci fermavamo e cercavamo un posto adatto. Bastava essere aperti. E poche persone ci hanno riposto di no. Questo sarebbe piuttosto difficile in Svizzera. La grande spontaneità degli statunitensi quindi ci ha aiutati.

Sulla copertina del libro c’è un uomo con la barba, in tuta da lavoro. Qual è la sua storia?

Mathias Braschler: L’abbiamo incontrato a Youngstown, in Ohio. Una volta era una delle grandi città siderurgiche del Paese. Anche Bruce Springsteen ha dedicato una canzone a questa città. Ma economicamente tutto è crollato, non ci sono quasi più posti di lavoro nell’industria. Per noi quindi le cose erano chiare: volevamo realizzare il ritratto di un operaio del settore. Lui è uno di questi – e si ricorda ancora di quello che c’era prima. Ha spiegato che ai lavoratori era stato promesso che avrebbero riavuto il loro posto, ma non è successo.

La copertina di «Divided We Stand».
La copertina di «Divided We Stand».
zVg

Vi siete imbattuti anche in opinioni razziste durante le vostre ricerche?

Mathias Braschler: Non in maniera esplicita, ma in modo velato. Per esempio abbiamo fotografato una coppia che ha posato con la bandiera confederata e un fucile della guerra di Secessione. Entrambi sono attivi in organizzazioni di estrema destra. Tuttavia erano molto attenti a non dire nulla di razzista…

Monika Fischer: Non hanno detto niente contro i neri ma si vedeva che facevano uno sforzo.

Mathias Braschler: In realtà, quando si guarda la foto, tutto è chiaro. Questo razzismo strisciante è molto diffuso negli Stati Uniti, ecco perché questo tipo di progetto si inserisce in questa cornice.

Monika Fischer: Quelli che parlano esplicitamente di razzismo sono soprattutto i neri che raccontano le loro esperienze quotidiane. Come ad esempio questi due adolescenti che hanno raccontato di essere stati spesso fermati dalla polizia a causa del colore della loro pelle. Ma ci sono anche bianchi che hanno preso la parola, infastiditi da questa diseguaglianza.

Mathias Braschler: Una donna della tribù Crow ci ha detto che finché ci saranno persone di differenti colori, ci sarà il razzismo. In quanto membro della comunità amerinda, ci ha spiegato che l’immagine che la gente aveva di lei era estremamente negativa – e che dunque era difficile per lei e suo fratello godere di pari opportunità.

«Quando si osserva la politica economica di Donald Trump, è evidente che chi ne trae vantaggio sono i ricchi»

Torniamo ai sostenitori di Donald Trump: quale comportamento vi ha sorpresi particolarmente?

Mathias Braschler: Il fatto che tante persone della classe operaia lo sostengano, benché la sua politica non sia per loro di nessuna utilità. Quando si osserva la politica economica di Donald Trump, è evidente che, chi ne trae vantaggio, sono i ricchi. E tuttavia gli operai lo appoggiano, cosa che ci ha sorpresi molto.

Monika Fischer: Donne che sostengono Donald Trump: questo è un controsenso, visto come tratta le donne e il modo in cui parla di loro. Ai nostri occhi era incomprensibile e tuttavia ne abbiamo incontrate molte. Per esempio abbiamo fatto una foto a Brenda, con la mano sulla sua pistola. Racconta che si alza alle 4 di mattina e guarda Fox News fino alle 9. Crede che stiamo vivendo in una lotta tra Dio e il diavolo – e che Donald Trump sia stato inviato da Dio.

Joe Biden può entusiasmare le persone come Trump?

Mathias Braschler: Non ne è assolutamente capace ma è anche la sua grande forza, secondo me. Il risultato delle elezioni dipende dagli elettori del centro - un piccolo gruppo in pochi swing states decisivi. Sono elettori abbastanza pragmatici, perché le persone ne hanno abbastanza dell’estremismo politico, desiderano la pace ormai. Biden è noioso ma non scoraggia gli elettori del centro. Ecco perché penso che Donald Trump alla fine perderà.

Referenze bibliografiche: Mathias Braschler/Monika Fischer: Divided We Stand. Hartmann Books, 160 pagine, circa 53 franchi, ISBN 978-3-96070-048-7.

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