Reati finanziari Condannato a 13 anni di carcere il magnate sino-canadese Xiao Jianhua

SDA

19.8.2022 - 10:50

Il magnate sino-canadese Xiao Jianhua è stato condannato a 13 anni di carcere per reati finanziari da un tribunale di Shanghai al termine del processo iniziato a luglio.
Il magnate sino-canadese Xiao Jianhua è stato condannato a 13 anni di carcere per reati finanziari da un tribunale di Shanghai al termine del processo iniziato a luglio.
Keystone

Il magnate sino-canadese Xiao Jianhua, scomparso da un hotel di Hong Kong a inizio 2017, è stato condannato a 13 anni di carcere per reati finanziari da un tribunale di Shanghai al termine del processo iniziato a luglio.

19.8.2022 - 10:50

Xiao, tra i miliardari più controversi del Dragone, con stretti legami con le alte sfere del Partito comunista, era sparito alla vigilia del Capodanno lunare del 2017 dall'hotel Four Seasons di Hong Kong con un blitz degli agenti cinesi, quando a Pechino non era permesso di operare nell'ex colonia. In seguito, la sua scomparsa fu collegata alla campagna anti-corruzione del presidente Xi Jinping, al potere dal 2012.

Xiao è stato giudicato colpevole di «aver assorbito illegalmente depositi pubblici, per l'uso illegale di fondi e per corruzione», ha chiarito una nota diffusa dalla Corte intermedia del popolo n.1 di Shanghai. A suo carico inoltre, è stata comminata una multa di 6,5 milioni di yuan (962'500 dollari) e la sua società Tomorrow Holding un'altra di 55,03 miliardi di yuan (8,09 miliardi di dollari).

Fino al 2016, il magnate era tra gli uomini più ricchi della Cina, collocandosi ai 32/mo posto della Hurun List, la versione locale della classifica di Forbes sui paperoni Usa e globali, con un patrimonio personale stimato allora in quasi 6 miliardi di dollari. Xiao era a capo di un impero finanziario basato su Tomorrow Holdings, una conglomerata con interessi nella finanza, nelle assicurazioni, nel carbone e nel cemento, riuscendo a conquistare anche la posizione di broker – secondo alcune ricostruzioni – della leadership comunista.

Nel 2020, nove società del gruppo finirono nel mirino delle autorità cinesi per presunti timori «sui rischi» sistemici. Xiao, un genio della finanza ammesso a soli 14 anni alla prestigiosa Università di Pechino, in base agli elementi emersi dopo la sua scomparsa, aveva anche un passaporto diplomatico di Antigua e Barbuda.

L'operazione ai suoi danni, tuttavia, aveva anche alimentato le proteste del 2019 nell'ex colonia britannica, spinte dal controverso disegno di legge del governo locale che avrebbe consentito l'estradizione nell'opaco sistema giudiziario della Cina controllato dal PCC.

La scomparsa di Xiao seguì il presunto rapimento e la custodia sulla terraferma di cinque persone (noti come i «librai") che lavoravano a Hong Kong per una casa editoriale che pubblicava titoli sulla leadership cinese dai contorni scandalistici.

Il caso di Xiao, il cui processo è stato ufficializzato a luglio dall'ambasciata del Canada lamentando le difficoltà nell'assistenza consolare, è maturato nell'imminenza del XX Congresso del Partito comunista che in autunno dovrebbe assegnare al presidente Xi Jinping un inedito terzo mandato alla guida del PCC.

SDA