Ucraina Iniziata la controffensiva di Kiev a Cherson

SDA

29.8.2022 - 21:43

Le forze di Kiev hanno annunciato una controffensiva nella regione di Cherson, tra le prime a finire in mani nemiche, con l'obiettivo di respingere i russi al di là del fiume Dnepr.

Soldati ucraini su un carro armato (immagine d'illustrazione). 
Soldati ucraini su un carro armato (immagine d'illustrazione). 
KEYSTONE/AP Photo/Nariman El-Mofty

Keystone-SDA

«Oggi abbiamo iniziato azioni offensive in varie direzioni, anche nella regione di Cherson», ha affermato lunedì Natalia Humeniuk, portavoce del comando militare sud ucraino.

Per Serhiy Khlan, deputato del Consiglio regionale di Cherson, le truppe ucraine sono già penetrate nella prima linea difensiva russa del fronte e il 109/mo reggimento dei filorussi di Donetsk si sarebbe ritirato dalle sue posizioni di difesa, insieme a un'unità d'assalto aereo russa che doveva sostenerlo.

Le ricostruzioni di Khlan sono state smentite dal comandante delle forze russe in Crimea, Sergei Aksyonov, secondo cui si tratta di «fake news della propaganda ucraina».

Mosca ha ammesso il tentativo di offensiva ucraina su Cherson e Mykolaiv da tre direzioni, dichiarando di averlo respinto infliggendo «pesanti perdite» al nemico.

Per la Difesa di Vladimir Putin, gli ucraini hanno perso oltre 560 uomini, 26 tank, 23 mezzi di trasporto del personale militare e due aerei. Kiev, intanto, ha chiesto di evitare annunci e speculazioni, promettendo che a parlare sarà solo il campo di battaglia.

Tutto ciò mentre i bombardamenti russi non si fermano e colpiscono anche il centro di Mykolaiv, provocando almeno due morti e 5 feriti.

Colpita la centrale nucleare di Zaporizhzhia

L'incubo di un disastro nucleare a Zaporizhzhia è sempre più forte. Mentre dopo giorni di attesa la missione di monitoraggio dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica è partita per l'Ucraina, la centrale più grande d'Europa è tornata sotto attacco, in un fuoco incrociato di accuse tra Mosca e Kiev.

Stavolta, a Zaporizhzhia una bomba ha colpito il tetto di un edificio dove viene immagazzinato materiale radioattivo per alimentare i reattori. Nelle immagini diffuse dalle autorità fedeli a Mosca che controllano l'impianto compare uno squarcio che sarebbe stato provocato da «un colpo d'artiglieria da 155 mm sparato dalla città di Nikopol, sul lato opposto del Dnepr», con «un obice M777 fabbricato negli Stati Uniti».

Un attacco condotto proprio con l'obiettivo di sabotare la missione dell'Aiea e impedirne la collaborazione con Mosca, è la denuncia degli amministratori filorussi di Energodar, la città in cui sorge la centrale.

Una ricostruzione negata da Kiev, che torna ad accusare il nemico di alimentare un caos organizzato. «Perché la Russia lo fa? Perché la Russia compie un ricatto delle radiazioni? Lo stesso obiettivo, completamente cinico, completamente calcolato: intimidire gli ucraini, intimidire tutti gli europei. Ricatto e coercizione», ha replicato il presidente Volodymyr Zelensky, avvertendo che è in Europa che «il vento può portare queste radiazioni se, Dio non voglia, accade un disastro».

Arrivati in Ucraina i tecnici dell'Aiea

In questo clima di altissima tensione, i tecnici dell'Aiea, tra cui l'italiano Massimo Aparo, vicedirettore dell'ente, sono sbarcati in Ucraina con l'obiettivo di fare chiarezza sullo stato dell'impianto e, possibilmente, metterne al sicuro il materiale radioattivo.

Dopo giorni di pressioni internazionali per un monitoraggio indipendente, lunedì il gruppo di ispettori dell'agenzia Onu, guidato dal direttore generale Rafael Grossi, ha lasciato Vienna per Kiev. «Il giorno è arrivato. La Missione di supporto e assistenza a Zaporizhzhia (Isamz) è in arrivo.

Dobbiamo proteggere la sicurezza del più grande impianto nucleare dell'Ucraina e d'Europa», ha annunciato Grossi, dicendosi «orgoglioso di guidare questa missione».

Un'operazione che sarà «la più difficile nella storia dell'organizzazione» a causa delle minacce di Mosca, secondo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Ma il Cremlino si dice pronto ad accogliere gli ispettori internazionali e garantirne «i necessari livelli di sicurezza», almeno «sul territorio controllato dalla Russia».