Nel 79 d.C. Eruzione del Vesuvio, una nuova scoperta riscrive la storia della fine di Pompei

SDA

23.6.2022 - 12:59

La terribile eruzione del Vesuvio del 79 d.C. non avvenne fra il 24 e 25 agosto, come finora si riteneva, ma fra il 24 e il 25 ottobre. Lo indica la ricerca, a guida italiana, che ha ricostruito tutte le fasi dell'eruzione, che diffuse le ceneri fino alla Grecia.

Corpi pietrificati nei sotterranei di una villa di Pompei.
Corpi pietrificati nei sotterranei di una villa di Pompei.
KEYSTONE

23.6.2022 - 12:59

Lo studio, che fornisce gli strumenti per mitigare il rischio di eventi simili, è stato pubblicato su Earth-Science Reviews. 

Finora l'eruzione era stata datata nell'agosto del 79 d.C, sulla base della lettera di Plinio il Giovane a Tacito, ma a distanza di quasi 2'000 anni di ricerche sul campo, analisi in laboratorio e rilettura delle fonti storiche hanno permesso di ricostruire tutte le fasi di quell'evento.

Eruzione in otto fasi

«Lo spirito principale del lavoro è stato raccogliere dati provenienti da fonti diverse fra loro», ha detto all'agenzia di stampa italiana Ansa il vulcanologo Mauro Antonio Di Vito, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), che ha coordinato la ricerca.

«L'eruzione – ha aggiunto – è avvenuta in otto fasi» e «di ognuna abbiamo ricostruito le caratteristiche». La prima, per esempio, molto violenta, ha sollevato una colonna alta fino a 8 chilometri, che diffuse il materiale piroclastico nelle zone vicine. Le ceneri caddero fino in Grecia e la caldera, collassando, generò altri fenomeni, come lo scorrimento di flussi piroclastici ad alta densità e colate di fango.

La ricostruzione, la più dettagliata di sempre, apre la strada a nuovi fronti di ricerca su eventi simili.

Data di agosto da sempre dibattuta

«Fin dal XIII secolo, la data del 24 agosto è stata oggetto di dibattito fra storici, archeologi e geologi perché incongruente con numerose evidenze», ha osservato Biagio Giaccio, coautore dell'articolo.

Per esempio, ha detto ancora, restavano un punto interrogativo i «ritrovamenti, a Pompei, di frutta tipicamente autunnale o le tuniche pesanti indossate dagli abitanti, che mal si conciliavano con la data del 24-25 agosto».

L'indizio più importante sull'inesattezza della data era emerso qualche anno fa: «Un'iscrizione in carboncino sul muro di un edificio di Pompei che, tradotta, cita 'Il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, si abbandonava al cibo in modo smodato', indicando che l'eruzione avvenne certamente dopo il 17 ottobre», ha detto ancora Giaccio.

A cosa serve questa scoperta?

L'obiettivo principale di questo grande lavoro di ricostruzione è però «comprendere come un evento del passato possa rappresentare una finestra sul futuro, aprendo nuove prospettive per lo studio di eventi simili che potranno verificarsi un domani», ha detto un altro autore della ricerca, il vulcanologo Domenico Doronzo.

Per Di Vito questa ricostruzione «ci insegna molto sull'impatto che le eruzioni possono avere sul territorio», «con questi studi riusciamo a infatti a conoscere ogni elemento che ha caratterizzato l'eruzione, fino a simulare quello che vedrebbe un satellite».

Il frutto di diverse collaborazioni

Lo studio è il risultato di una rete fitta di collaborazioni. È stato condotto dall' Ingv (Istituto nazionale italiano di geofisica e vulcanologia) assieme al Consiglio nazionale delle ricerche, all'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Cnr-Igag), all'Università di Pisa, al Laboratoire Magmas et Volcans di Clermont-Ferrand (Francia) e alla Heriot-Watt University di Edimburgo (Scozia).

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