Violenza sulle donne Una donna sfigurata dall'acido racconta la sua vita

dpa

4.3.2019

Il suo ex fidanzato voleva privare Vanessa Münstermann della sua bellezza e farla soffrire a vita: tre anni fa, le ha gettato dell’acido sul viso. Nella sua autobiografia, la donna descrive come è sopravvissuta all’attacco.

L’occhio sinistro distrutto, l’orecchio bruciato, la metà del viso e del collo segnati da rigidità e rossori: nelle prime settimane successive all’attacco con l’acido commesso dal suo ex fidanzato, Vanessa Münstermann non credeva che avrebbe potuto condividere di nuovo la sua vita con un uomo. Questa donna, originaria di Hannover, è ora madre di una bambina di otto mesi. In autunno, sposerà il suo amore d’infanzia.  

La sua autobiografia «Ich will mich nicht verstecken» («Non voglio nascondermi») è stata pubblicata qualche giorno fa da Rowohlt Taschenbuch Verlag. In questo libro, l’estetista ritorna sul crimine commesso dal suo ex fidanzato, che sta scontando una pena di dodici anni di prigione per lesioni fisiche gravi. Vi racconta i suoi incubi, i primi sguardi nello specchio, la riabilitazione, il processo e le sue relazioni con gli uomini. «Ho dato i miei diari senza neppure rileggerli prima», indica la giovane dalla capigliatura riccia e ribelle. «Ci sono cose di cui non posso ancora parlare. Non volevo fare pettegolezzi a vuoto. Volevo essere sincera.»

«Sono molto felice, ma estenuata in maniera cronica»

Vanessa Münstermann ha pubblicato un libro.
Vanessa Münstermann ha pubblicato un libro.
Keystone

Ha paura delle reazioni dei lettori, come racconta la trentenne in un caffè vicino ad Hannover. Prima dell’intervista, è andata da una donna che si prende cura di lei da tempo. Un anno dopo l’attacco, Vanessa ha fondato l’associazione «AusGezeichnet» per sostenere le vittime di ustioni e le altre persone sfigurate.

Il suo libro di 288 pagine è stato scritto in collaborazione con Regina Carstensen, che, secondo l’editore, aveva già lavorato con autori come il portiere Oliver Kahn e l’attrice Allegra Curtis. Grazie ad alcuni scambi telefonici e ad alcuni incontri, le due donne hanno potuto ricostruire il processo, che non era stato raccontato nei diari. La giovane madre ha inoltre parlato del suo stato attuale: «Sono molto felice, ma estenuata in maniera cronica». La sua biografa Regina Carstensen racconta: «Sono stata impressionata dalla sua determinazione e dal suo gran cuore.»

Il suo aggressore la minaccia sempre

Vanessa ha tendenza a minimizzare la propria sofferenza fisica e psicologica. Dall’attacco, soffre di disturbi del sonno e di angosce, ha già dovuto subire una decina di operazioni ed altri interventi chirurgici sono ancora in programma. L’autrice sottolinea che il suo libro si rivolge principalmente a sua figlia. Ha sempre paura che il suo aggressore la uccida quando uscirà dal carcere. Dal centro di detenzione, le ha scritto lettere piene di insulti. In autunno, in seguito a un processo civile, il tribunale di Hannover ha ordinato al suo aggressore di versarle 250'000 euro (circa 280'000 franchi svizzeri) di danni e interessi. Tuttavia, secondo il suo avvocato, l’uomo, che oggi ha 37 anni, non ha più i mezzi di pagare.

Conformemente a una sentenza giudiziaria, l’aggressore di Vanessa Münstermann dovrà versarle 250'000 euro (circa 280'000 franchi svizzeri) di danni e interessi. Tuttavia, secondo il suo avvocato, l’ex fidanzato non è in grado di pagare questa cifra.
Conformemente a una sentenza giudiziaria, l’aggressore di Vanessa Münstermann dovrà versarle 250'000 euro (circa 280'000 franchi svizzeri) di danni e interessi. Tuttavia, secondo il suo avvocato, l’ex fidanzato non è in grado di pagare questa cifra.
Keystone

Nel suo libro, Vanessa si mette in discussione. Si rimprovera di non aver dato prima l’allarme, nel corso della sua relazione di sei mesi con il suo aggressore. «Mi sono gettata nella bocca del lupo ridendo», afferma. L’uomo l’aveva bersagliata di messaggi d’amore inseriti segretamente nella scatola del pane al mattino, e in seguito le aveva messo pressione con minacce di suicidio. Soltanto durante l’udienza in tribunale ha scoperto le 27 condanne precedenti e il suo passato violento.

«Le mie giornate erano all’insegna dell’apparenza», rimprovera Vanessa Münstermann alla vecchia sé stessa. «Allungavo e coloravo le ciglia, i miei capelli non erano mai abbastanza rossi e selvaggi, il trucco nascondeva ognuna delle mie espressioni. Alla fine, non mi riconoscevo più.» Su questo punto, la distruzione del suo bel viso è stata una liberazione: «A partire da ora, posso essere brutta.»

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