L'attacco a Rushdie L'Iran smentisce «categoricamente» legami con l'aggressione

kigo

15.8.2022 - 20:11

Nasser Kanaani, portavoce del ministero degli esteri iraniano, ha negato lunedì 15 agosto 2022 che Teheran fosse coinvolta nell'assalto allo scrittore Salman Rushdie, in un primo commento pubblico del paese riguardo all'attacco.
Nasser Kanaani, portavoce del ministero degli esteri iraniano, ha negato lunedì 15 agosto 2022 che Teheran fosse coinvolta nell'assalto allo scrittore Salman Rushdie, in un primo commento pubblico del paese riguardo all'attacco.
KEYSTONE/Iranian Foreign Ministry via AP

Dopo tre giorni di silenzio, l'Iran oggi, lunedì, ha negato «categoricamente» qualsiasi coinvolgimento nell'accoltellamento avvenuto negli Stati Uniti contro lo scrittore Salman Rushdie.

15.8.2022 - 20:11

Anzi, addossando la responsabilità allo stesso autore de «I versi satanici», 33 anni dopo la fatwa che lo condannava a morte.

«Smentiamo categoricamente» qualsiasi legame tra l'attentatore e l'Iran. E «nessuno ha il diritto di accusare la Repubblica islamica dell'Iran», ha dichiarato Nasser Kanani, portavoce del ministero degli esteri, nella sua conferenza stampa settimanale.

Si tratta della prima reazione ufficiale di Teheran all'aggressione subita dal 75enne scrittore britannico-americano venerdì scorso sul palco di un centro culturale a Chautauqua, nello stato di New York, quando il 24enne Hadi Matar, uno statunitense di origine libanese, gli ha sferrato dieci coltellate.

«Salman Rushdie si è esposto alla rabbia del popolo»

«In questo attacco, solo Salman Rushdie e i suoi sostenitori meritano di essere biasimati e persino condannati. Insultando i sacri principi dell'Islam e superando le linee rosse di oltre un miliardo e mezzo di musulmani e di tutti i seguaci delle religioni divine, Salman Rushdie si è esposto alla rabbia e alla collera del popolo», ha notato il portavoce del ministero degli esteri iraniano.

È «completamente contraddittorio», ha aggiunto, «condannare da un lato l'azione dell'aggressore e dall'altro assolvere l'azione di chi insulta le cose sacre e islamiche».

Ricoverato in ospedale con gravi ferite dopo l'accoltellamento, Salman Rushdie, 75 anni, sta un po' meglio secondo i suoi parenti. Il suo agente Andrew Wylie ha dichiarato al Washington Post che «la strada verso la guarigione è iniziata».

Infiammato il mondo musulmano con «I versi satanici»

Salman Rushdie, nato nel 1947 in India da una famiglia di intellettuali musulmani non praticanti, aveva infiammato parte del mondo musulmano con la pubblicazione nel 1988 de «I versi satanici», un romanzo considerato dai più rigorosi come blasfemo nei confronti del Corano e del profeta Maometto.

Nel 1989 il Grande ayatollah Ruhollah Mostafavì Mosavì Khomeynì (24 settembre 1902-Teheran 3 giugno 1989), fondatore della Repubblica islamica, ha emesso una fatwa che chiedeva l'uccisione di Salman Rushdie, che ha poi dovuto vivere per anni sotto la protezione della polizia. La fatwa (che nel diritto islamico, corrisponde ai responsa del diritto romano) di Khomeyni contro lo scrittore non è mai stata revocata e molti dei suoi traduttori sono stati attaccati.

L'accoltellatore di Rushdie, accusato di «tentato omicidio e aggressione», si è dichiarato «non colpevole» tramite il suo avvocato.

In Iran, il quotidiano ultraconservatore Kayhan si è congratulato con «quest'uomo coraggioso e ligio al dovere che ha attaccato l'apostata e vizioso Salman Rushdie». Javan, un altro giornale ultraconservatore, ha scritto che si trattava di un complotto degli Stati Uniti, che «probabilmente volevano diffondere l'islamofobia nel mondo».

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