«Via d'acqua transalpina» Navi che valicano il Passo dello Spluga, 100 anni fa si pensò all'idea

hm, ats

13.3.2021 - 14:45

L'articolo del Beobachter è accompagnato anche da diverse immagini del futuristico progetto.
L'articolo del Beobachter è accompagnato anche da diverse immagini del futuristico progetto.
Keystone

Superare le Alpi con battelli carichi di merci, creando una «via d'acqua transalpina»: un canale che partendo da Genova potesse raggiungere il Reno, tagliando attraverso le Alpi con una galleria situata grosso modo all'altezza del passo dello Spluga.

13.3.2021 - 14:45

L'idea venne oltre un secolo fa a un ingegnere italo-svizzero di origine grigionese e all'epoca se ne discusse parecchio.

Lo specialista – racconta il periodico Beobachter in edicola oggi, traendo spunto da un libro su 25 personalità visionarie svizzere incomprese di prossima riedizione presso NZZ Libro – si chiama Pietro Caminada e nasce a Milano nel 1862, figlio di un emigrante di Vrin (Lumnezia, in Surselva).

Da giovane Pietro emigra a sua volta, dapprima in Argentina e poi in Brasile, dove mette su famiglia. Nel 1907 torna in Europa per aprire uno studio d'ingegneria a Roma e nello stesso anno pubblica, in francese, il contributo «Canali di montagna – Nuovo sistema di trasporto naturale per via d'acqua».

Il progetto

Invece delle chiuse convenzionali Caminda prevede «chiuse a tubo inclinato» che si susseguono una dopo l'altra in modo obliquo sul fianco di una montagna. Quando una sezione si riempie d'acqua, la nave all'interno viene spinta in avanti e verso l'alto allo stesso tempo, guidata da una catena in un binario. In questo modo, le imbarcazioni sono in grado di superare grandi pendenze da una camera della chiusa all'altra.

Sono previste due linee parallele di tubi che comunicano tra loro: quando un battello scende l'acqua verrebbe rilasciata da una canna all'altra, andando a sollevare un'altra nave nel suo viaggio in salita. In questo modo, il su e giù simultaneo verrebbe realizzato con poca acqua. Nella suo brevetto risalente al 1910 Caminada sottolinea che «il passaggio da una sezione all'altra non si ferma mai, il movimento è continuo».

Con questo strumento l'ingegnere taglia le Alpi: il canale da lui ideato parte da Genova, supera gli Appennini, attraversa la pianura Padana, entra nel Lago di Como, sale a Chiavenna e si arrampica poi verso il passo dello Spluga. A Isola (1200 metri di altezza) parte una galleria di 15 chilometri che porta alle gole Roffla, poi alla Viamala, in seguito a Thusis e poi nel Reno, attraverso il lago di Costanza, Sciaffusa e Basilea.

Il corso d'acqua di Caminada misura 591 chilometri, con 361 chilometri in canali e 43 chilometri in tubi. Le chiatte di 50 metri di lunghezza sono chiamate a trasportare ciascuna 500 tonnellate di merci dal Mediterraneo all'Europa centrale: senza propulsione meccanica, solo attraverso la forza dell'acqua.

Tra gli esperti, il piano viene seriamente discusso

Alla fine del 1907 l'inventore parla del suo sogno con un senatore italiano, spiegando che la sua soluzione offre «orizzonti nuovi e inaspettati alla navigazione transalpina». L'uomo politico si attiva, del progetto scrive anche il Corriere della Sera e solo cinque giorni dopo il re Vittorio Emanuele III invita Caminada a un'udienza privata al Quirinale. «Quando io sarò dimenticato da tempo la gente parlerà ancora di lei», gli dice il monarca.

Dei piani concepiti in Italia comincia a parlare il mondo, dalla Neue Zürcher Zeitung ("semplice come tutte le idee geniali"), al New York Times, che descrive Caminada come un «uomo geniale».

Meno entusiaste sono le reazioni nei Grigioni: a causa del traforo del San Gottardo lo Spluga è passato in secondo piano e c'è chi vede nel canale di Caminada una concorrenza. «Saremmo meglio serviti se gli italiani si mettessero d'accordo e dichiarassero fermamente di voler investire tot milioni nella ferrovia dello Spluga», scrive la «Bündner Post».

Tra gli esperti, il piano di Caminada viene seriamente discusso. Non si parla tanto dell'efficacia fisica e tecnica: l'attenzione si concentra sulle dimensioni e sui costi, valutati a 400 milioni di franchi svizzeri. Sono tempi in cui la ferrovia conquista il mondo, le navi a vapore navigano intorno al globo, i cavi transatlantici collegano i continenti, vengono aperti il canale di Suez e presto quello di Panama. Tempi di euforia tecnologica e di fiducia nella fattibilità dei progetti.

«L'obiezione che era completamente assurdo e inutile far navigare le navi attraverso le Alpi non fu espressa da nessuno all'epoca», scrive lo storico Andreas Teuscher in un testo riportato dal Beobachter. «I problemi tecnici sembravano tutti risolvibili. L'unico ostacolo era il prezzo o reperire i fondi».

Economicamente il progetto non è giustificato «in nessun caso»

L'ingegnere svizzero Rudolf Gelpke, un'autorità in materia, è uno dei pochi contemporanei di Caminada a mostrare scetticismo. A suo avviso la fattibilità tecnica può essere valutata solo dopo che una chiusa ha dato prova di sé nella pratica. Economicamente, però, il progetto non può essere giustificato «in nessun caso», dice, perché oltre ai costi di costruzione si devono prevedere oneri operativi di 20 milioni di franchi all'anno.

Caminada è però convinto della sua idea e nel suo studio costruisce modelli del sistema di chiuse, studiando dimensioni, angoli di inclinazione, attrito, galleggiamento e perfezionamenti tecnici. Il progetto delle navi che scalano la montagna rimane però un castello in aria. L'Italia è in difficoltà economiche e sociali e conta sull'espansione coloniale. Nel 1911 le truppe italiane si annettono la Libia e nel 1915 il paese entra nella prima guerra mondiale.

Da allora in poi, Caminada si concentra sulla pianificazione urbana. Intorno al 1916 viene coinvolto nell'espansione del porto di Genova, e più tardi di quello di Civitavecchia. Per Milano progetta un nuovo quartiere a sud di Piazza del Duomo. A Roma, intorno al 1920, concepisce una «Città Giardino» nel quartiere di Monte Sacro.

Nella sua testa il canale transalpino è però sempre presente. Nel 1923 progetta un sopralluogo nella zona dello Spluga per studiare per la prima volta le condizioni sul terreno. Ma pochi mesi prima, muore a Roma a 60 anni. Oggi viene ricordato solo per la Via Pietro Caminada, una strada in zona discosta fra Roma e l'aeroporto di Fiumicino.

hm, ats