In rovina Il faro di Aniva: l’occhio della Russia sul mondo è ormai malato 

uri

29.6.2020

Il faro di Aniva, sull’isola di Sakhaline nell’oceano Pacifico, è uno dei più remoti della Russia e senza dubbio uno di quelli che trasmette più nostalgia, a causa della sua caduta in rovina.

Il faro di Aniva è stato costruito tra il 1937 e il 1939 sulla roccia di Sivuchya seguendo il progetto del giapponese Miura Shinobu, con l’obiettivo di informare i marinai sulle correnti e le profondità a volte deboli nei dintorni.

All’epoca, l’isola era ancora motivo di contesa tra l’impero del Giappone e l’Unione Sovietica.

In origine, questa struttura in cemento di 31 metri d’altezza, con nove piani e un’ala adiacente, poteva accogliere fino a dodici persone. Gli ambienti domestici erano situati tra il terzo e il quinto piano.

Nel sottosuolo si trova una sala rudimentale riservata al diesel e alle batterie, mentre il primo piano e l’annesso erano destinati al benessere fisico: vi si trovavano la dispensa e la cucina. Il secondo piano ospitava una sala per le radio, la sala comandi e una sala di osservazione.

Il personale ritirato nel 1990

In origine, i guardiani del faro dovevano azionare ogni tre ore un meccanismo ad orologeria che controllava il sistema ottico con il suo pendolo da 260 kg. Il faro di Aniva poteva allora esser visto da una distanza di 30 chilometri.

Nel 1990 il personale è stato ritirato dal faro, che ha continuato a funzionare automaticamente fino al 2010. La luce in seguito è stata definitivamente spenta per via di un guasto.

Da allora, l’acqua e le tempeste erodono l’edificio, mentre i ladri di metalli e i cacciatori di pezzi storici fanno il resto. Soltanto l'arduo tragitto in barca sembra finora aver permesso alla struttura di essere in qualche modo risparmiata. In ogni caso, sembra solo una questione di tempo prima che lo storico faro appartenga al passato.

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