«La chimera» non vince Cannes 2023, un'edizione globale che ha premiato una donna

SDA

28.5.2023 - 12:21

La Palma d'oro 2023 è donna (la terza volta nella storia del festival di Cannes, 76 anni), «un cambiamento celebrato da sette registe in concorso», come rimarcato da Jane Fonda che sabato sera l'ha consegnata a Justine Triet, la regista di «Anatomie d'une chute», appena 44 anni e già sul tetto del mondo del cinema.

28.5.2023 - 12:21

Il primo premio torna alla Francia in un'edizione davvero globale ed un palmares, deciso dalla giuria guidata dallo svedese Ruben Östlund, vincitore lo scorso anno con «Triangle of Sadness», che ha guardato molto anche ad Oriente.

Nulla da fare per la coproduzione italo-franco-svizzera «La chimera» di Alice Rohrwacher. Il film è ambientato negli anni '80, nel mondo dei «tombaroli» e racconta di un giovane archeologo inglese coinvolto nel traffico clandestino di reperti archeologici.

È stato coprodotto da Amka Films Productions di Savosa e dalla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI).

Affermazioni politiche dopo aver ricevuto il premio

La competizione dei 21 era di altissimo livello e non è aria di fare polemica. Justine Triet, che ha ricevuto un lunghissimo applauso dalla platea ed ha chiamato i suoi attori sul palco (tra cui la magnifica Sandra Hüller) subito dopo per riprendersi dall'emozione ha fatto una ferma protesta contro la riforma delle pensioni e contro il governo francese «che l'ha negata e repressa in modo clamoroso».

Non solo, Triet – che ha conquistato la Palma due anni dopo Julia Ducorneau di «Titane» che ora sedeva in giuria – ha parlato della «mercificazione della cultura difesa dal governo neoliberista, in procinto di rompere l'eccezione culturale francese. Questa stessa eccezione culturale che mi ha cresciuta e formata e senza la quale oggi non sarei qui, davanti a voi».

Uno sguardo sul femminile senza stereotipi

Il tema della donna è stato portante in tutta l'edizione del festival, un'osservazione non convenzionale della complessità delle donne, uno sguardo sul femminile senza stereotipi come da tempo finalmente si attendeva, proposto sia dalle tante registe in concorso ma anche dai registi.

E il palmares e la serata lo hanno testimoniato. Lo stesso «Anatomie d'une chute» della Triet è un giallo giudiziario teso, tutto giocato su una donna che deve dimostrare la propria innocenza.

«Vorrei dedicare questo premio a tutte le donne che lottano per superare le difficoltà di esistere in questo mondo», ha detto l'attrice turca Merve Dizdar premiata per «Les herbes sèches» di Nuri Bilge Ceylan.

Grand Prix a Jonathan Glazer

Il secondo riconoscimento per importanza, il Grand Prix, è andato all'inglese Jonathan Glazer e al suo drammatico «The Zone of Interest» sulla banalità del male di una famiglia nazista che vive accanto al muro di Auschwitz, tratto dall'omonimo romanzo di Martin Amis scomparso proprio nei giorni di Cannes. «Grazie per aver amplificato il cinema come solo Cannes è in grado di fare», ha detto il regista.

In una serata filata via tra le emozioni dei premiati e qualche piccolo inciampo (Östlund bloccato dalla Ducournau stava annunciando un premio anziché un altro, la madrina Chiara Mastroianni che al momento del Grand Prix ha parlato della Palma d'oro), il più scosso in assoluto è stato il grande tedesco Wim Wenders, tornato con «Perfect Days» tutto girato a Tokyo (la globalità che si diceva all'inizio): migliore attore la star giapponese Koji Yakusho ma a piangere in platea era lui.

C'entrava forse l'età? Wenders ha 77 anni ed è stato parte di un movimento di silver fox che a Cannes si è fatto notare per longevità ed eccezionale tenuta.

Molte star protagoniste del festival

Del resto sul palco è salito sabato sera il re degli horror Roger Corman che di anni ne ha 97. Ma la lista è stata lunga: la Croisette d'argento ha visto protagonisti Michael Douglas (78), Harrison Ford (80), Martin Scorsese (80), Robert De Niro (79), Ken Loach (86), Marco Bellocchio (83), Wim Wenders (77), Jane Fonda (85), Catherine Breillat (74).

Tra i laureati di quest'anno il regista vietnamita con nazionalità francese Tran Anh Hung per «La passion de Dodin Bouffant» (premio regia), il finlandese «Les Feuilles Mortes» di Aki Kaurismäki (premio giuria), il giapponese Sakamoto Yuji per «Monster» di Kore-Eda Hirokazu (sceneggiatura).

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