I tassi salgono, ma non sul risparmio: con la sua politica la Banca nazionale svizzera (BNS) sta in pratica sovvenzionando gli istituti di credito? L'interrogativo viene rilanciato oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ).
Keystone-SDA, hm, ats
23.09.2022, 11:08
23.09.2022, 11:19
SDA
All'indomani della decisione della BNS di alzare il tasso guida dal -0,25% al +0,5%, la NZZ fa il punto su una novità che potrebbe avere un pesante impatto sulle tasche dei cittadini.
Avviata nel dicembre 2014, l'era degli interessi negativi è finita, ricorda il foglio zurighese. Visto che l'inflazione è attualmente al 3,5% è inoltre da attendersi che la BNS proceda a nuovi ritocchi del tasso di riferimento nei prossimi appuntamenti di dicembre e marzo, per contenere appunto il rincaro in limiti più ragionevoli.
Molte banche hanno a loro volta annunciato la fine dei tassi negativi che prelevavano sugli averi dei clienti. Ma soltanto pochissimi istituti hanno parlato di interessi positivi e quando lo hanno fatto gli importi in gioco si sono rivelati pochissima cosa rispetto allo 0,5% del tasso guida.
Gli stessi analisti delle banche non credono a una rapida progressione degli interessi sugli averi in conto. «Negli ultimi cicli, un aumento di 2,5 punti percentuali dei tassi di interesse di riferimento ha portato a un ritocco dei tassi di risparmio di soli 0,5 punti», scrivono gli esperti di UBS. Concretamente secondo la NZZ questo significa che il tasso guida dovrà spostarsi significativamente in territorio positivo prima che si veda qualcosa sul conto di risparmio.
Ma fin da subito sul tappeto c'è una questione politicamente delicata: la BNS versa ora lo 0,5% su una parte degli averi che le banche centrali hanno presso lo stesso istituto. Questi cosiddetti averi a vista (in passato colpiti dagli interessi negativi, che le banche ribaltavano sui clienti) sono di circa 580 miliardi: ciò significa che in un anno le banche ricevono 2,9 miliardi di interessi per un investimento completamente senza rischi.
«Ora le banche ricevono miliardi gratis»
Quello che stava per avvenire era già stato pronosticato dalla NZZ am Sonntag: «Ora le banche ricevono miliardi gratis», era il titolo dell'ultimo numero del domenicale. Uno scenario probabilmente non apprezzato da tutti, considerato che quest'anno la Confederazione e i cantoni potrebbero non ricevere – per la prima volta dal 2013 – alcun versamento da parte della BNS: come noto a causa dello sfavorevole andamento dei mercati l'istituto ha subito nel primo semestre una perdita di 95 miliardi di franchi.
Particolarmente difficile da giustificare sarebbe la situazione se la BNS onorasse con interessi le banche, ma queste non facessero lo stesso con i soldi dei risparmiatori. A questo proposito la Fondazione per la protezione dei consumatori (FPC) ha già chiesto agli istituti di credito di agire in un senso che essa considera dovuto.
Una novità per la BNS
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve paga da tempo interessi sui conti di riserva delle banche e la Banca centrale europea (Bce) versa interessi sulla riserva obbligatoria.
Per la BNS invece si tratta di una novità. Ma con l'introduzione dei tassi di interesse negativi ha chiarito di essere pronta a utilizzare questo strumento di politica monetaria.
«I sostenitori dei tassi negativi non possono più escludere concettualmente i tassi positivi», ha scritto in un blog Urs Birchler, ex professore di finanza ed ex dipendente della BNS, citato dalla NZZ.
Thomas Jordan: «Non si tratta di un sussidio alle banche»
Il presidente della Banca nazionale Thomas Jordan contraddice con veemenza la tesi secondo cui gli interessi sui depositi a vista rappresenterebbero un sussidio per le banche.
«Questo è fondamentalmente sbagliato», ha detto. «Se paghiamo gli interessi sugli averi a vista non si tratta di un sussidio alle banche, così come il tasso di interesse negativo non era un tasso di interesse punitivo».
A suo avviso il tasso di interesse è piuttosto uno strumento per imporre la politica monetaria al mercato. Se la BNS non pagasse gli interessi sui miliardi di euro di crediti delle banche, queste ultime potrebbero erogare crediti a prezzi più bassi rispetto al tasso guida, guadagnando comunque denaro.
La conseguenza è che il tasso di riferimento non verrebbe applicato sul mercato. Poiché le banche percepiscono un interesse dello 0,5% sui loro saldi privi di rischio presso la BNS non hanno alcun interesse a effettuare una transazione a un tasso di interesse inferiore.
D'altra parte, osserva la NZZ, se le banche non trasferiscono gli interessi attivi ai loro clienti, ampliano i loro margini e aumentano i loro profitti. A questo proposito la BNS risponde affidandosi alla concorrenza tra gli istituti.
Immediato sarà invece l'aumento delle ipoteche Saron. Per quanto riguarda i mutui fissi molto dipenderà invece dall'andamento dei rendimenti delle obbligazioni statali a 10 anni. E questi ultimi sono a loro volta influenzati dalle stime del mercato riguardo allo sviluppo dell'inflazione e alla crescita economica.